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Da culla di civiltà a mare di morte

"Dobbiamo cambiare le leggi sull'immigrazione che hanno trasformato il Mediterraneo in un mare di morte"

04 ottobre 2013

Ieri, il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, "appresa la notizia terribile della tragedia avvenuta a Lampedusa", ha lasciato immediatamente Roma per recarsi nell'isola.
"È un dolore immenso, per me, per tutto il governo della Regione, per il popolo siciliano, per gli abitanti di Lampedusa - ha detto - Dobbiamo cambiare le leggi sull'immigrazione che hanno dimostrato non solo di non riuscire a bloccare i flussi migratori in Italia, ma hanno trasformato il Mediterraneo in un mare di morte. Chiedo che su questi argomenti si formi un tavolo di lavoro congiunto tra il governo nazionale, coinvolgendo il Ministro per l'Integrazione, degli Interni e il governo regionale siciliano". "Questo è un Paese che ha fatto scelte sbagliate - ha aggiunto Crocetta dopo aver visitato i morti nell’hangar dell’aeroporto di Lampedusa -, che offende una ministra nera per le sue posizioni. Occorre cambiare con decisione, non solo chiedere l'impegno dell'Europa. Rispondere a una pressante richiesta d'aiuto che ho visto gridare anche a una donna morta con le mani alzate, che sembrava urlare la sua disperazione''.

"Su quella barca, al posto di quei disperati, ci potevo essere io. E' una tragedia immane, un dolore terribile che mi paralizza". Così il ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge, il giorno dopo la strage di migranti nel mare di Lampedusa, in un'intervista a "Repubblica".
"Quei morti - aggiunge - ce li abbiamo tutti sulla coscienza". "Le cose ora devono cambiare: Per un ministro il dolore deve trasformarsi in azione: basta vittime. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso: bisogna rivedere tutte le nostre norme sull'immigrazione e serve una legge sui richiedenti asilo". A cominciare dalla Bossi-Fini, spiega, "coinvolgendo tutti i ministri interessati".

Il ministro dell'Interno Angelino Alfano, ieri sull'isola in veste istituzionale, ha spiegato: "Bisogna agire in Europa e in Africa per contrastare i flussi di immigrazione illegale che causano tragedie come quelle di ieri a Lampedusa. Faremo sentire fortissima - ha ribadito Alfano - la nostra voce in Europa per cambiare il regolamento di Dublino che scarica troppo sui paesi di primo ingresso il peso dell'immigrazione irregolare".
Bisogna poi intervenire, ha proseguito il ministro, "su Frontex, il sistema europeo per la protezione delle frontiere: questo mare - ha spiegato da Lampedusa - segna il confine tra l'Africa e l'Europa, non tra l'Africa e la Sicilia e quindi va protetto con aerei e navi europei in modo più efficace di quanto avviene ora. Così - ha aggiunto - c'è anche meno rischio di morti". Il tema, ha detto ancora Alfano, "lo porrò lunedì e martedì a Lussemburgo quando incontreremo il commissario europeo Cecilia Malmstrom e gli altri ministri del continente. E - ha concluso - l'Europa deve intervenire anche in Africa. I traffici vanno fermati lì, perché se non ci sono imbarchi non ci sono neanche sbarchi. Si devono fare accordi europei con questi paesi perché non è solo un problema italiano".
"Cambiare la Bossi-Fini? La situazione è veramente drammatica se si fanno polemiche politiche pretestuose per raccattare qualche voto mentre ancora si raccolgono i morti". E poi lancia la sua proposta: "Bisogna assegnare il Nobel per la pace a Lampedusa".

"La Commissione sostiene gli sforzi per aumentare le risorse a Frontex, poiché queste sono senza dubbio tragedie che riguardano tutta l'Ue": così il portavoce del presidente dell'Esecutivo Ue, Jose Manuel Barroso, riferendo il contenuto della telefonata con Angelino Alfano.
Barroso durante la conversazione col ministro italiano ha ribadito la volontà dell'esecutivo Ue di fare tutti gli sforzi per evitare il ripetersi di queste tragedie, e "ha ricordato l'azione della Commissione attraverso Frontex, e quanto questo strumento sia stato potenziato negli ultimi anni".

Il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) esprime "profondo dolore per una delle più gravi tragedie del mare degli ultimi anni che ha visto scomparire tra le onde, se le stime saranno confermate, più di 80 persone, di cui moltissimi bambini. Dolore che si unisce però a profonda preoccupazione e indignazione".
"Quest’anno abbiamo visto un fortissimo intensificarsi degli sbarchi e l’aprirsi di nuove rotte migratorie, come quelle che stanno portando nel nostro Paese i siriani. Rotte pericolose e percorse con barche inadeguate, guidate da trafficanti senza scrupoli", denuncia Christopher Hein, direttore del CIR. "E la maggior parte di chi sta arrivando a Lampedusa, sulle coste della Sicilia e della Calabria sono persone in fuga da guerre e conflitti, sono siriani, eritrei e somali".
Per Hein, dunque, "ormai è chiaro: o continuiamo ad assistere a questa carneficina o per evitare che i rifugiati continuino a mettere a rischio la loro vita per arrivare in Europa dobbiamo dare loro delle alternative di ingresso protetto. Altrimenti l’unica possibilità che diamo loro è quella di attraversare un mare che continua a inghiottire vite. E non credo che questa sia una posizione ancora sostenibile per paesi democratici e civili".

I flussi di chi è costretto a fuggire dalle persecuzioni non si possono fermare, per questo è indispensabile gestirli. La possibilità di richiedere asilo in Italia e nell’Unione Europea ad oggi dipende dalla presenza fisica della persona nel territorio di uno Stato membro. Ma le misure introdotte nell’ambito del regime dei visti e delle frontiere dell’UE hanno reso praticamente impossibile per quasi tutti i richiedenti asilo e rifugiati raggiungere i territori dell’UE in modo legale.
"Ci sono diverse modalità con cui i richiedenti asilo e rifugiati potrebbero entrare in Europa in modo regolare, ma sono poco utilizzate dagli Stati europei", spiega Hein: "il reinsediamento di rifugiati da un Paese di primo asilo, le operazioni di trasferimento umanitario attivate nel contesto di emergenze umanitarie, l’uso flessibile dei visti e le procedure di ingresso protetto che consentono ad un cittadino di uno stato terzo di poter chiedere asilo già nel paese di origine o di transito. L’Italia e l’Europa", conclude Christopher Hein, "devono dotarsi di questi strumenti: è un passaggio indispensabile per cercare di dare alternative alla lotteria della morte del Mediterraneo".

[Informazioni tratte da ANSA, Repubblica.it, Aise]

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04 ottobre 2013
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