Da domani via libera alle doppiette e alle conseguenti polemiche. Anticipata l'apertura della caccia
La stagione venatoria riapre 18 giorni prima rispetto alla data ufficiale
Da domani riapre la stagione venatoria, con 18 giorni in anticipo rispetto alla data ufficiale prevista per l'inizio. A poter sparare per primi saranno i cacciatori di Sicilia, Lazio, Marche, Toscana ed Emilia Romagna. Da sabato via libera alle doppiette in Veneto e Piemonte, da domenica anche in Umbria, Campania e Basilicata.
In Sardegna, dove non sono stati concessi anticipi, la caccia riaprirà dal 18 settembre.
E come ogni anno, l'apertura della caccia è accompagnata dalle polemiche.
In prima linea il WWF che denuncia come ''scandaloso'' il fenomeno della preapertura. Così commenta il WWF: ''In 17 regioni 18 giorni - esclusi quelli di silenzio venatorio - in più (per legge la stagione venatoria si apre la terza domenica di settembre), che rappresentano un danno incalcolabile per la fauna selvatica: molte specie hanno ancora i piccoli in fase di dipendenza dai genitori, altre come quaglie e tortore si accingono a ripartire per l’Africa, inoltre l'inserimento di alcune specie (tortora, colombaccio) avviene senza alcuna conoscenza specifica dello status delle popolazioni. In molte regioni le preaperture sono state decise in palese contrasto con i pareri dell'INFS (Istituto Nazionale Fauna Selvatica e massima autorità in materia di caccia) come Basilicata (preapertura a tutte le specie cacciabili), Marche (si spara a 19 specie, 4 in deroga cioè protette) e Calabria, dove il parere INFS non è stato nemmeno richiesto e il WWF ha fatto ricorso al TAR''.
''Nemmeno i rischi sanitari fermano i cacciatori italiani - accusa il Presidente del WWF, Fulco Pratesi - : sappiamo bene come anche specie selvatiche, migratori provenienti dall'est europeo quali le anatre siano possibili vettori del virus dell'influenza aviaria (Sars), in quanto nei paesi dell'estremo oriente entrano in contatto con specie d'allevamento all'aria aperta''.'' Almeno quest'anno - continua Pratesi -, in attesa che si conoscano meglio i rischi di una seria pandemia, mettiamo avanti a tutto le ragioni della salute pubblica. Evitiamo di aprire la caccia a quelle specie migratrici che possono essere causa di seri rischi sanitari, se non vogliamo mettere in discussione le ricerche e gli allarmi lanciati a livello internazionale come in Italia, dove le ricerche condotte da 12 anni nelle Oasi WWF da esperti virologi dell'Università di Bologna hanno evidenziato come la febbre si diffonda sulle ali delle anatre''.
Secondo il presidente di Federcaccia, Franco Timo, sarebbe troppo presto per stabilire questo nesso e ''per sapere se il pericolo è reale''. Timo, la cui associazione rappresenta il 65% delle doppiette italiane, teme strumentalizzazioni.
Con quello dell'influenza aviaria, resta il problema di evitare che le specie a rischio estinzione vengano messe in pericolo dai cacciatori. Sempre secondo il WWF ''le preaperture sono inoltre un vero favore al bracconaggio: specie protette quali rapaci e cicogne, che in questo periodo riprendono il viaggio verso l'Africa, possono essere prese di mira dai bracconieri senza dare nell'occhio''.
''Rischi inesistenti: oltre un terzo del patrimonio faunistico europeo è presente in Italia - ribatte Timo di Federdcaccia sostenendo che - qualità e quantità della fauna sono in aumento, anche grazie all'attenta gestione che i cacciatori fanno del territorio''.
Non è dello stesso avviso l'INFS che per esempio ha dato parere negativo sull'apertura anticipata alla starna (specie praticamente estinta a livello nazionale e sorretta solo da discutibili ripopolamenti) alla quaglia (in forte regresso: il suo status di conservazione a livello europeo è critico), mentre ha manifestato forte preoccupazione sulla densità della lepre italica (lepus corsicanus), arrivando a richiedere l'adozione di misure per la salvaguardia e il recupero di questa specie endemica ormai minacciata in tutta l'Italia centro-meridionale. Il WWF chiede che venga protetta questa recente acquisizione della fauna italiana, che rischia di estinguersi vista la difficoltà di riconoscimento rispetto alla lepre comune: in particolare queste misure di salvaguardia vanno prese in Sicilia, dove la specie è cacciabile e dove la totalità del prelievo venatorio avviene proprio su lepri della specie ''italica''.
- Dossier WWF sulla caccia
- Calendario venatorio 2005/06 regione per regione