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Da Palermo a Catania con l'elefant-sharing

Dopo il crollo dell'A19 Palermo-Catania. Le ironiche ipotesi di Rocco Rossitto pubblicate da Wired.it

14 aprile 2015

SICILIA, I TRASPORTI IN CRISI E QUEL SENSO DI ISOLAMENTO
di Rocco Rossitto (Wired.it, 13 aprile 2015)

La settimana scorsa a causa di una frana venuta giù da Caltavuturo il viadotto Himera ha ceduto, appoggiandosi su un fianco e di fatto spezzando in due la Sicilia. L’A19 è l’autostrada che in circa 190 chilometri collega infatti Palermo a Catania e viceversa.
L’A19 collega la Sicilia Orientale a quella Occidentale: su quella strada viaggia il trasporto pubblico, turistico, privato. Adesso, come riporta MeridioNews, "gli autobus di linea sono passati da un viaggio di due ore e mezza a uno di quattro ore e mezza".
A questo punto verrebbe naturale pensare al treno: sul sito di Trenitalia i tempi di percorrenza variano dalle 3 ore e 18, con il Regionale Veloce delle 6.33 del mattino da Palermo a Catania, fino alle 6 ore. In mezzo varie opzioni, alcune passando dal centro della Sicilia altre dalla costa, via Messina. Intanto il sindaco di Catania Enzo Bianco valuta l’intervento di Ryanair per un collegamento aereo Catania-Palermo.

Adesso, visto che l’autostrada è interrotta, il treno è un calvario, l’aereo una ipotesi da emergenza, vorrei limitarmi ad una serie di proposte alternative per risolvere definitivamente l’isolamento tra le due più importanti città della Sicilia.
Scavare un tunnel sottomarino che passi sotto l’isola? Intraprendere la via Francigena e poi il cammino di Santiago con passaggio in barca in Sardegna e poi traghetto per Palermo? Oppure puntare ai mari del sud: passaggio a Tripoli con barconi last minute giusto per provare lo strazio di un viaggio della disperazione e mettere a tacere eventuali proposte di rimpatri in alto mare?
Ancora: chiamare gli efficientissimi tour operator turchi che in Cappadocia organizzano gite in mongolfiera? Sistemare i vecchi e tanto tipici carretti siciliani e ridare gloria e onore agli asini che tanto hanno calcato il nostro suolo siciliano?

Infine, come ultima ipotesi scomodare il simbolo di Catania, l’elefante, e attivare un servizio di "elefant-sharing" cercando di carpire qualche segreto da Annibale che in passato...
In attesa di ripristinare quindi il tratto di autosotrada interrotto converrebbe riflettere sul dove siamo, chi siamo e dove stiamo andando, riflettere sul perché si è sempre puntato trasporto su gomma a dispetto del treno. Sulla necessità di smettere con i proclami e le grandi opere inutili (sì, parlo del Ponte se non si fosse capito) per ri-progettare il modo in cui ci muoviamo: dalle assenti piste ciclabili nelle nostre città, alle autostrade sicure, a dei treni che funzionino, ai collegamenti aerei con le altre città d’Italia. Pensare cioè di diventare una Regione normale. Per essere ancora più isola di quanto siamo, ma meno isolati.

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14 aprile 2015
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