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Da "riflessione responsabile" a moratoria di un anno

Il Governo si ferma sul ritorno del nucleare in Italia ma nell'opposizione si parla di "bluff atomico"

24 marzo 2011

IL GOVERNO SI FERMA. PRENDE TEMPO SUL RITORNO DEL NUCLEARE IN ITALIA E SI AFFIDA A UNA MORATORIA DI UN ANNO PER L'ATTUAZIONE E L'ISTALLAZIONE DELLE QUATTRO CENTRALI PREVISTE DAL PIANO APPROVATO NEL 2008.

L'annuncio formale è arrivato ieri dal ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani: "In Cdm faremo una dichiarazione per un anno di moratoria sull'attuazione e la ricerca di siti e sull'installazione di centrali". Il rinvio quindi dovrebbe essere ufficializzato dalla riunione del Consiglio dei ministri, che prevede all'odg l'esame delle modifiche e integrazioni al decreto legislativo sulla localizzazione dei siti e la realizzazione degli impianti.
Una posizione cauta, volta a capire quello che sta succedendo in Giappone, per poi decidere 'a bocce ferme' e non sull'onda dell'emotività quale strada seguire. Una posizione già in parte precedentemente ventilata dallo stesso Romani che, da Bruxelles, aveva parlato della necessità di "una responsabile pausa di riflessione" del governo (LEGGI). Il ministro dello Sviluppo economico ha comunque puntualizzato che la moratoria non riguarderà lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi. "La nostra volontà è di portare al Consiglio dei ministri quella parte del correttivo che riguarda il deposito nazionale per lo stoccaggio delle scorie perché si tratta di un grande tema per la sicurezza" che la stessa Europa chiede, ha precisato Romani.
Cautela arriva anche da un altro esponente dell'esecutivo, il ministro della Salute Ferruccio Fazio. "Credo che quando si fanno valutazioni sul fare o non fare le centrali nucleari, occorre tener conto di una serie di fattori complessi, naturalmente di natura economica ma" senza tralasciare "la valutazione probabilistica del rischio. Ecco, io credo che da questo punto di vista non è stata fatta abbastanza attenzione sui rischi reali, che vanno messi sul piatto della bilancia a fronte dei vantaggi".
Certo, a pesare sul piatto della bilancia nella decisione del governo c'è lo 'spettro' del referendum. "Mi aspetto che non si decida sull'onda dell'emotività ma sull'onda di un ragionamento e delle certezze che dobbiamo dare come Governo e come Ue", ha aggiunto Romani.

"Una decisione di buon senso, di cautela e di rispetto della preoccupazione dei cittadini, che consentirà di avere un completa informazio e su quanto è successo a Fukushima e, conseguentemente, di assumere decisioni più serene, una volta superata l'emergenza". A spiegare la decisione della moratoria anche il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. "La moratoria di un anno sul nucleare è - ha sottolineato - una decisione di buon senso, di cautela, di rispetto per la preoccupazione dei cittadini di fronte a eventi straordinari che hanno suscitato grande inquietudine nell'opinione pubblica".
"Oggi, a quasi due settimane dal sisma e dallo tsunami che hanno devastato il Giappone, non abbiamo ancora piena chiarezza - ha evidenziato Prestigiacomo - su ciò che è accaduto e su ciò che sta tutt'ora accadendo. Dopo una primissima fase in cui le notizie sul fronte nucleare riferivano del riuscito fermo di tutte le centrali, si è andato evolvendo uno scenario sempre più preoccupante che ha imposto ai Governi di tutto il mondo l'esigenza di un approfondimento sul tema della sicurezza". "Una esigenza - ha proseguito il ministro dell'Ambiente - che si è posta in termini molto più pressanti nei paesi che ospitano entro i loro confini le centinaia di centrali nucleari in questo momento in esercizio, ma che è stata fortemente sentita anche dall'Italia 'circondata' dalle centrali straniere. Una analoga riflessione è stata svolta in sede UE e sin da martedì scorso è stato deciso di avviare stress-test nelle centrali con particolare attenzione a quelle più vecchie. In questo ambito il governo italiano si è mosso in sintonia con i partner europei condividendo la centralità del tema della sicurezza". "Abbiamo detto e ribadiamo - ha affermato ancora Prestigiacomo - che nessuna scelta che metta a rischio salute e sicurezza dei cittadini sarà mai fatta da questo Governo. Abbiamo inoltre sempre sostenuto che sarebbe sbagliato assumere decisioni sul nucleare - in un senso o nell'altro - sull'onda dell'emotività comprensibilmente innescata dall'incidente in Giappone". "Da qui la scelta di dare al Governo ed al paese una pausa di riflessione - ha concluso il ministro Prestigiacomo -, un anno di moratoria nel corso del quale sarà possibile avere piena e completa informazione sull'incidente di Fukushima, piena consapevolezza dei livelli di sicurezza negli impianti esistenti ed in quelli che vengono realizzati oggi con le tecnologie più moderne. Alla luce di questo quadro di riferimento e superata l'emergenza di queste settimane, sarà possibile, crediamo, assumere in maniera più attenta e serena ogni decisione".

L'annunciata moratoria sul piano nucleare non ha tardato a provocare le prime reazioni in ambito politico. Consenso arriva dal presidente della Camera Gianfranco Fini che la giudica "una scelta saggia e opportuna". Ma il fronte dell'opposizione è compatto nell'etichettare la moratoria come una furbizia, un trucchetto e addirittura un 'bluff'.
"Rinviare di un anno le decisioni sul nucleare senza sospendere le norme in via di approvazione è un modo furbo di dissimulare il dietrofront del governo. L'atomo in Italia non tornerà, ma per evitare brutte figure è meglio non dirlo", dicono i senatori del Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.
Mentre a parlare di "bluff atomico" è Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, per il quale "l'unica cosa che il Governo deve fare per essere credibile è quella di azzerare la norma che consente di costruire centrali nucleari e impianti di stoccaggio di scorie anche in caso di parere contrario di Regioni e comuni e che, caso unico in tutto l'occidente, con un atto di forza vuole imporre il nucleare a territori e cittadini".
Nel dibattito a distanza anche la Cgil prende parte, attraverso Fabrizio Solari, segretario confederale con delega alle questioni energetiche. "Questa moratoria - sostiene Solari - sarà utile se servirà per archiviare il Piano energetico proposto dal governo e sul quale ci siamo sempre opposti".
Per Legambiente la moratoria "è solo un escamotage per non perdere le amministrative e il referendum, ma - avverte - gli elettori non si faranno prendere in giro".
Per i sostenitori del referendum si tratta di un raggiro. Parla di un inganno il Comitato 'Vota Sì per fermare il nucleare', visto che, fanno notare, "non cambiano una virgola nei loro assurdi progetti". ''Una trappola, un diversivo per salvarsi dal referendum e non mettere a rischio le elezioni amministrative - concludono - . Ma gli italiani non si faranno gabbare. No alla moratoria-truffa".
Della stessa idea anche Antonio Di Pietro che ribadisce lo scetticismo verso la linea del governo sul nucleare e boccia anche l'ipotesi della moratoria. "Il governo ancora una volta con degli artifici vuole ingannare gli italiani. Spostano di un anno la definizione dei siti - accusa il leader dell'Idv -, per poi fare quello che prevede la legge".
A bocciare la moratoria è anche Guglielmo Epifani in veste di presidente dell'Associazione Bruno Trentin, che si occupa con particolare attenzione dei temi dell'energia e delle fonti rinnovabili. "Una grande saggezza emerge dall'orientamento espresso dalla gran parte dell'opinione pubblica italiana sulla questione dell'energia nucleare, una moratoria di un anno non serve a nulla", commenta l'ex segretario generale della Cgil.

UN BRACCIO DI FERRO CHE DURA DA 36 ANNI - Quello sul nucleare in Italia è un braccio di ferro che dura da circa 36 anni. Divide chi indica l'atomo come fonte di approvvigionamento sicura per garantire al Paese una relativa indipendenza energetica e chi, invece, ne teme gli effetti ambientali e l'impatto sulla salute dei cittadini indicando in un diverso mix energetico, che escluda il nucleare, la strada da battere.
1975: per rispondere alle tensioni geopolitiche mondiali e al forte rialzo dei prezzi petroliferi deciso dall'Opec il governo presenta un Piano energetico nazionale che prevede l'entrata in funzione, in aggiunta alle tre centrali già in funzione e a quella in via di realizzazione a Caorso, di una serie di siti per nuove centrali elettronucleari così da raggiungere in 10 anni una potenza compresa tra i 20.400 e i 26 mila megawatt. Il piano prevede la costruzione di ulteriori impianti nel quinquennio successivo, tali da raggiungere una potenza nucleare a fine 1990 compresa fra 26.000 e 36.000 megawatt.
1977: previsioni di crescita che vengono in parte ridimensionate con il Pen successivo che ridimensiona a 12-13 le centrali nucleari da costruire nel breve periodo e limita ad 8 quelle da avviare entro il 1985.
1979: è l'anno dell'incidente al reattore americano di Three Mile Island da cui comincerà ad avviarsi nel Paese un forte dibattito sulla sicurezza dei siti nucleari.
1981: il governo presenta il terzo Pen che prevede, entro il 1990, l'entrata in funzione delle centrali di Caorso e di Montalto di Castro e la messa a punto di una sorta di 'mappa' sui siti possibili che avrebbero potuto accogliere le centrali, dal Piemonte alla Toscana, dalla Campania alla Puglia, compresa la Sicilia.
1982: si apre il cantiere di Montalto mentre viene anche delineata la costruzione di una seconda centrale a Trino Vercellese sulla base dell'allora nascente 'Progetto Unificato Nucleare'.
1986: è l'anno del disastro di Chernobyl, il più grave incidente nucleare della storia che scatena un aspro dibattito sul futuro di questa fonte energetica.
1987: il dibattito sfocia nel famoso referendum dell'8 e 9 novembre 1987 con cui l'Italia si esprime a favore del blocco delle costruzioni delle centrali nucleari e sancì l'uscita dell'Italia dal reattore francese Superphenix al quale il paese partecipava al 25%.
2008: il Consiglio dei Ministri approva il piano triennale 2009-2011 per lo sviluppo che disegna il ritorno del Paese al nucleare con l'obiettivo di arrivare a coprire il 25% del fabbisogno elettrico nazionale. Le previsioni del governo indicano infatti un aumento dei consumi nazionali, che dai 350 TWh del 2008 potrebbero salire a circa 400 al 2020: di questi, circa il 25% dovrebbe essere prodotto con l'atomo, per una potenza richiesta di circa 13mila MWe, vale a dire 8 unità da 1.600 MWe l'una. Una necessità questa da soddisfare con la realizzazione di almeno 4 unità su 2-3 siti con la posa della prima pietra entro il 2013 e l'entrata in esercizio della prima unità nel 2020.
2009: il Parlamento approva il Piano e delega il governo a definire i criteri e i siti di localizzazione degli impianti, le misure compensative da riconoscere alle popolazioni e la costituzione delle autorità di controllo della sicurezza.
2011: l'11 marzo un terremoto senza precedenti si abbatte sul Giappone. Lo tsunami che segue provoca gravi danni all'impianto di raffreddamento della centrale di Fukushima determinando la fuoriuscita di radiazioni. Il governo italiano, sulla scia di quanto avviene nei maggiori paesi dell'Europa, decide la moratoria di un anno nelle scelte relative ai siti nucleari in Italia. Ma le polemiche non si fermano qui.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing]

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24 marzo 2011
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