Da ''sindaco simbolo'' ad ''indesiderato''. 14 consiglieri del comune di Gela vogliono sfiduciare Rosario Crocetta
Undici consiglieri dell'opposizione di centrodestra, con il sostegno di un indipendente e dei due consiglieri del Pdci, stesso partito del sindaco di Gela, hanno avviato la procedura per la mozione di sfiducia a Rosario Crocetta, che andrà discussa e votata entro i prossimi 30 giorni. Per essere approvata però non bastano i 14 voti dei promotori ma 20 sul plenum di 30.
Quasi contemporaneamente, l'ex deputato regionale del Pdci, Salvatore Morinello, in aperta polemica con il sindaco Crocetta, ha tenuto una conferenza stampa durante la quale ha comunicato la sua uscita dal partito insieme con i due consiglieri firmatari della mozione di sfiducia, Ignazio Di Dio (segretario cittadino dimissionario del Pdci) e Giuseppe Bonura, con l'assessore presso la provincia regionale di Caltanissetta, Orazio Rinelli, e con tanti altri dirigenti e semplici iscritti.
Motivo della mozione di sfiducia e del terremoto tra i comunisti italiani è quello che viene definito ''il fallimento della politica amministrativa di Crocetta'', che secondo i suoi avversari avrebbe ''lasciato la città nell'abbandono, mentre quanto fatto in questi mesi è il frutto del lavoro delle amministrazioni precedenti''. Morinello, ex deputato regionale del Pdci, primo dei non eletti alla Camera alle scorse politiche, ha anche accusato Crocetta di fare ''uso sistematico e pianificato della stampa per costruire la propria immagine e per ottenere risultati politici personali, utilizzando il denaro pubblico con consulenze facili e costose''.
''Il sindaco - ha aggiunto in conferenza stampa - è prigioniero dell'immagine artificiosa che si è fatta di se. Si è arrivati all'assurdo di vedere indicato o sospettato, se non tacciato di connivenza con la mafia, chiunque si permetta di criticare l'operato del sindaco di Gela''.
Subito dopo le elezioni regionali del 28 maggio i partiti del centrosinistra contrari alla permanenza di Crocetta al Comune, ritirarono i loro assessori. E sempre secondo gli stessi partiti da allora sarebbero cominciati gli attacchi sulla stampa, che, secondo Morinello, sarebbero stati ispirati da Crocetta e da alcuni dei suoi consulenti, tra cui quello per la Comunicazione, Klaus Davi.
Morinello ha anche denunciato di essere stato oggetto di minacce, di intimidazioni e di diffamazioni, anche con lettere anonime. Ha accusato infine Crocetta di essere stato il ''persuasore occulto'' del segretario nazionale del Pdci Oliviero Diliberto, il quale ha optato per il seggio alla Camera scattato nella circoscrizione Sicilia Occidentale, impedendo allo stesso Morinello di essere eletto. Ritenendo che il sindaco abbia organizzato persino ''i finti attentati e le false minacce di morte, che Crocetta ha denunciato ma che organi inquirenti hanno sempre smentito'', chiede alla magistratura di ''fare chiarezza''.
''Il caso Gela è un caso nazionale - dice il segretario del Pdci Oliviero Diliberto -. Il più importante sindaco antimafia d'Italia viene sfiduciato anche da consiglieri del centrosinistra; la cosa è estremamente grave. Il gruppo dirigente del Pdci porrà la questione di Gela come questione nazionale agli altri partiti dell'Unione per difendere Crocetta oggetto in Sicilia di un attacco senza precedenti''.
Non si è fatta attendere la risposta di Crocetta: ''Morinello durante la campagna elettorale per le politiche disse pubblicamente che ero uno dei migliori sindaci d'Italia. Se lui fosse stato eletto lo sarei ancora''.
Per Crocetta quella di Gela ''è una crisi eterodiretta, consumata ai danni di una città che vorrebbe cambiare ma che viene mortificata''.
Fonte: La Sicilia, 20 Luglio 2006