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Da Spoleto a Salemi: Mehrkens, Ziveri, Frongia e Mariano in mostra al Castello normanno svevo di Salemi

12 ottobre 2009

Sono giunte a Salemi dal Festival di Spoleto le opere di quattro grandi artisti: Klaus Mehrkens, Alberto Ziveri, Lino Frongia e Massimo Mariano.
Le mostre sono state inaugurate ieri, domenica 11 ottobre, al castello normanno svevo di Salemi alla presenza del sindaco Vittorio Sgarbi.
Le mostre sono il frutto di un gemellaggio, siglato lo scorso luglio, tra il Presidente del Festival di Spoleto Giorgio Ferrara, il sindaco della città delle Marche Giulio Benedetti e il Sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi. Nell'ambito di questa intesa lo scorso luglio il festival ha ospitato alle "Case romane" di Spoleto la mostra "La Classe Morta" di Cesare Inzerillo, alla presenza dell’ex Presidente della Repubblica francese Valery Giscard D’Estaing.
Le mostre resteranno aperte al pubblico fino all’otto novembre 2009.

Alberto Ziveri - E' nato a Roma del 1908. E' stato docente dell'Accademia di Belle Arti di Roma dal 1969 al 1979. E' il massimo esponente della cosiddetta "Scuola Romana", gruppo di pittori incantati dal patrimonio storico ed urbanistico della città, del territorio circostante e della gente che nel periodo della Seconda Guerra ed in quello successivo ha colmato quei luoghi di intense storie umane.
Nel secondo dopoguerra, tempo di cambiamento dell'aspetto urbano, di immigrazione e di nuovi costumi sociali,
Ziveri, Mafai, Scipione, Pirandello, Francalancia, Trombadori ed altri hanno fissato sulle tele i simboli del nuovo, immersi nell'unico elemento veramente eterno della città: la luce di Roma. La nuova pittura presenta inediti impianti compositivi, grande fiducia nel gesto del dipingere, un abbandono completo alla plasticità del colore, una ricerca di verità oltre le apparenze.
Di Alberto Ziveri Sgarbi scrive: «...Una pittura così intensa da aver rappresentato, fra le altre cose, un equivalente italiano dell’esperienza americana di Edward Hopper, con gli interni e le periferie urbane di una Roma rossa e proletaria, intrinsecamente popolare, pasoliniana prima di Pasolini, alternativa a quella antica, monumentale, barocca. Una Roma calda e appassionata come la donna in braccio al bersagliere di un dipinto del 1938, in una serie di immagini di postribolo, trasferendo i sonetti di Giuseppe Gioacchino Belli in una pittura maturata su Rembrandt, Goya, Courbet. Di questo mondo, protagonista incontrastata è la donna, regina di postriboli, come l’indimenticabile Faustina. Donne in riposo, davanti allo specchio, in posa come modelle, distese davanti a una finestra, con le gambe all’aria, o nude in interni desolati, ma sempre dominanti».

Lino Frongia - Pittore tra i protagonisti della scena artistica italiana, nasce nel 1958 a Montecchio (Reggio Emilia). Attualmente vive e lavora tra Roma e Montecchio. Nei suoi dipinti ricorre una linea di continuità, quasi un progetto autobiografico, rivelato dalla presenza frequente dell’artista e dei suoi genitori. Il proposito di portare sulla tela la purezza delle sensazioni, deformando le figure e disinteressandosi della rappresentazione mimetica dell’oggetto, determina il proposito di un continuo perfezionismo, supportato da una notevole perizia tecnica, che induce l'artista a tornare più volte sullo stesso dipinto.

Di Lino Frongia Sgarbi scrive: «Tra le esperienze più complesse, radicali e difficili della pittura italiana dell’ultimo trentennio (un tempo sufficiente per un riposato benché arduo giudizio) è quella ancora esoterica e clandestina di Lino Frongia. Se ne conoscono i virtuosismi che gli hanno portato una facile e prevedibile ammirazione: le mirabili, calde (mai meccaniche) copie di maestri antichi, la originale produzione neoclassica per Gianni Versace. A giudicare da queste prove, il più grande pittore antico vivente. Interrogati, i suoi colleghi d’Accademia lo ricordano come un mago... Non c’è artificio, non c’è ideologia, non ci sono teoremi da dimostrare, come nelle opere recenti del suo amico Bulzatti. Frongia fa galleggiare sulla mostruosa abilità pittorica l’urgenza della sua visione, sia nelle opere più composte, o apparentemente più tradizionali, come i ritratti dei famigliari, dei genitori, del fratello...».

Klaus Karl Mehrkens - E' nato a Brema (Germania) nel 1955. Ha studiato dal 1977 al 1982 presso l'Accademia di Braunschweig con Hermann Albert e Alfred Winter-Rust. Ha fondato nel 1981 (con Weishaupt, Schindler, ecc.) la Galerie Weisses Pferd (Cavallo bianco) ad Hannover. Vive e lavora in Italia.

Di Klaus Mehrkens Sgarbi scrive: «Klaus Karl Mehrkens non si limita ai più facili riferimenti a Piero della Francesca o ai classici italiani degli anni Trenta, De Chirico, Carrà, Campigli, che orientano il gusto del suo maestro, ma sembra subito attratto dalla energia e dalla pittura nera di Mario Sironi. Anzi, attraverso la vocazione monumentale di quest’ultimo, risale fino a Michelangelo di cui emula il vigore plastico con venerazione, traducendo in pittura la tensione e la compressione dei Prigioni. Tutta la sua opera aspira a un monumentalismo che non ha nulla della retorica statuaria ispirata all’antichità romana. Ma è una bellezza di corpi nudi nelle periferie urbane, una bellezza pasoliniana, anche brutale. Un repertorio di ragazzi di vita, corpi forti, di bianchi e di neri, dominatori della notte, senza le luci mediterranee. Mehrkens, come Testori, cerca la felicità dei corpi nelle periferie, una felicità incolpevole, senza maledizione, perché la luce è perduta per sempre e l’uomo vaga in una notte senza fine».

Massimo Mariano - E' nato a Montecassiano dove vive e lavora. La sua vita è contrassegnata da una ribellione alla famiglia. A vent'anni, dopo esser stato a lungo all'estero, inizia con i primi disegni, poi con le pitture, finalmente trova la sua strada: l’arte, e ha quasi subito un riscontro positivo di critica e di pubblico. Scrivono di lui le maggiori riviste di settore e importanti quotidiani e periodici. Espone in diverse città italiane (Palazzo reale a Milano, Castello Estense a Ferrara, Museo di Santa Maria della Scala a Siena, Chiostro di San Nicolò a Spoleto, tra le più importanti), europee (Accademia d'Arte Moderna di Barcellona e Biennale Internazionale Hermitage Du Riou Manelieu di Cannes) ed americane (Artexpo di New York e Galleria Art Leader di Miami), ed ha successo con dipinti informali e con ritratti di Madonna presa come ispiratrice personale e della vita di tutti i giorni.
Di Massimo Mariano Sgarbi dice che è "il Ligabue delle Marche". Il titolo della sua mostra è «In corso d’opera» ed allude ad un provocazione. In realtà l’artista ha realizzato solo opere. Il resto sono tele bianche. Come bianche sono le pagine del suo catalogo. All’inizio del percorso espositivo un pannello, paradossalmente, descrive le tele e «illumina» sulla pittura di Mariano. A fine percorso su un altro pannello Sgarbi scrive così: «Massimo Mariano dipingerà. Forse. Speriamo». A Spoleto l’artista ha disertato l’inaugurazione, forse temendo le reazioni dei visitatori. Che sono state di diverso tenore. C’è chi ha colto la provocazione e l’ironia, chi non ha proprio compreso ed è andato via dicendosi «indignato».

Nino Ippolito
Ufficio per la Comunicazione della Città di Salemi

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12 ottobre 2009
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