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Da una fiammella... Uno studio della Bnl ci dice quanto ci costano i crimini ambientali (e non solo) dei piromani

20 settembre 2007

L'Italia possiede un grande tesoro ''verde'' del cui valore siamo poco consapevoli. Parliamo dei milioni di ettari di foreste e di macchia Mediterranea che coprono oltre un quinto dell'intera superficie nazionale. L'emergenza incendi sviluppatasi tra luglio e agosto di quest'anno ha attratto l'attenzione sui costi economici, diretti ed indiretti, prodotti dal fuoco.
Ma i boschi non sono solo una risorsa di cui parlare quando accade che vadano in fumo.

Cos'è una foresta? Nelle 350 pagine che costituiscono il ponderoso rapporto quinquennale dedicato dalla FAO alle foreste mondiali - il ''Global Forest Resources Assessment 2005'' uscito lo scorso anno - per bosco si intende ogni tipo di superficie forestale che determini da parte delle ''chiome'' arboree una copertura del suolo sottostante superiore al 10%. In una definizione più restrittiva, l'''Annuario delle statistiche ambientali: 2005-2006'' diffuso dall'Istat lo scorso 17 agosto limita la definizione di foresta a formazioni boschive ove la proiezione del verde degli alberi si estende per oltre il 50% del terreno sottostante. Comune ad entrambe le accezioni è il fatto di considerare come bosco le aree di superficie forestale continua grandi almeno mezzo ettaro ciascuna e con un'altezza delle piante a maturità superiore ai 5 metri.

Sulla base della definizione Istat le foreste in Italia si estendono per circa 6,9 milioni di ettari pari al 22,8% della superficie nazionale. Con il 52,1% dell'area, la provincia di Trento è la zona più ''boscata'' del paese mentre, con il 6% della superficie totale regionale, la Puglia è la regione con la più bassa incidenza di foreste sul proprio territorio. Utilizzando la più ampia accezione usata dalla FAO, la dimensione del patrimonio forestale dell'Italia sale a 10 milioni di ettari. Il Bel Paese non esce male dal confronto internazionale che le statistiche dell'agenzia delle Nazioni Unite permettono di elaborare. In Italia ci sono 17,3 ettari di foreste ogni 100 abitanti contro i 13,4 calcolabili per la Germania, i 4,8 ettari del Regno Unito e i 25,9 ettari della Francia. Un altro elemento confortante è rappresentato dalla presenza del nostro paese nella lista delle 10 nazioni al mondo che più di altre hanno aumentato il proprio capitale di foreste nel quinquennio 2000-2005. Un trend positivo è anche confermato dai riscontri dell'Istat che vedono l'estensione della superficie forestale italiana crescere di centomila ettari tra il dato del 1990 e quello del 2004.

Accanto ai numeri sulla creazione di nuove foreste ci sono quelli relativi agli incendi.
Raccordando i dati dell'Annuario Istat con le rilevazioni più recenti del Corpo Forestale dello Stato è possibile ricostruire la storia tra il 1990 e i primi otto mesi di quest'anno. Ne risulta un numero annuo di incendi che oscilla da un minimo di 4.058 nel 1999 al massimo annuale di 11.932 del 1993. In termini di superfici, le aree percorse dal fuoco vanno dal minimo di 15.008 ettari bruciati nel 1995 al massimo di 104.385 ettari andati in fumo nel 1993, l'annus horribilis delle foreste italiane. Riguardo al 2007, con 53.698 ettari di superficie boschiva colpita da incendi, i primi otto mesi dell'anno hanno segnato un aumento di ben 3,3 volte rispetto a quanto registrato nello stesso periodo del 2006.
Proiettando sul resto dell'anno i numeri realizzati nei primi otto mesi, il 2007 si avvia a rivelarsi tra gli anni peggiori per le foreste italiane con una percentuale di superficie percorsa dal fuoco circa doppia rispetto a quello 0,6% all'anno che costituisce la media storica del periodo 1990-2004.
Perdere in un anno poco più dell'1% del patrimonio forestale nazionale potrebbe sembrare poco. Altri paesi, più grandi e più piccoli dell'Italia, hanno subito depauperamenti del proprio capitale forestale proporzionalmente ben maggiori. Senza arrivare a Brasile e Indonesia, all'interno della comune casa europea nel 2003 il Portogallo ha visto bruciare il 10% dei propri boschi. Allo stesso modo, potrebbe apparire modesto l'ordine di grandezza dei costi stimati per la riforestazione dei 54mila ettari percorsi in Italia dal fuoco nei primi otto mesi del 2007 (100-110 milioni di euro valutando a 2.000 euro l'onere per ettaro della messa a dimora di nuove piante). Ma, anche se non assumono i contorni e i costi di una catastrofe, gli incendi estivi dei boschi italiani hanno causato un danno che va certamente ben oltre i costi vivi dello spegnimento e della ricostituzione del patrimonio forestale distrutto.

In primis, c'è la perdita di vite umane. Poi vengono le attività economiche distrutte nelle superfici bruciate. Ci sono i danni di immagine apportati a specifiche aree che sono santuari naturalistici e/o icone consolidate o anche solo potenziali del turismo italiano. A tutto ciò si aggiunge l'immissione nell'aria di una quantità supplementare di anidride carbonica che è stata stimata in circa sette milioni e mezzo di tonnellate. Ciò significa appesantire ulteriormente il già gravoso conto dell'ammontare di gas serra che l'Italia è chiamata a ridurre entro l'orizzonte del prossimo quadriennio 2008-2012, periodo di verifica del Protocollo di Kyoto. Gli impegni al riguardo sono di scendere dai 521 milioni di tonnellate del 1990 a 487 milioni entro il 2012.
Secondo gli economisti il potenziale di crescita di un paese dipende dal suo capitale produttivo e dal suo capitale umano ovvero da quanto si produce e da quanto si conosce. Insieme a fabbriche e scuole, nella funzione della crescita entra sempre più l'ambiente, la sua conoscenza e la sua difesa. Le foreste rappresentano per l'Italia un capitale naturale da tutelare e valorizzare attraverso maggiore efficacia ed efficienza. Un esempio in più per convincerci che il rischio che il Bel Paese corre non è tanto il declino quanto il degrado.

Giovanni Ajassa
Responsabile del Servizio Studi BNL e Consigliere di Amministrazione della società Nomisma

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20 settembre 2007
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