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Da una rete all'altra... senza goal

''La sportività è una cosa bella, la violenza fa male. Essere grandi si dimostra col rispetto''

06 febbraio 2007

Da una parte la sofferenza, il dolore e la rassegnazione per un fatto finito, chiuso. Dall'altra le polemiche, i dibattiti, i rifiuti, le ingerenze, l'incapacità di affrontare un problema che da troppo tempo esisti e per il quale non si è mai saputo fare concretamente niente.
Da una parte una moglie e una figlia addolorate ma compite e dignitose in una maniera esemplare, capaci di dire parole di una pulizia assoluta, senza sbavature causate dal dolore che nei loro volti, e soprattutto nei loro occhi, si legge chiaramente, dall'altra i capitalisti del calcio, sguaiati e vergognosi che sbraitano contro i politici, balbettanti e in difficoltà che non sanno che pesci pigliare, quali tasti suonare, e che sanno solo ''esprimere vuote parole d'indignazione'' .
Al funerale di Filippo Raciti, ispettore capo della Squadra mobile di Catania, ucciso venerdì scorso durante gli scontri avvenuti fuori dallo stadio etneo ''Angelo Massimino'' mentre si giocava il derby Catania-Palermo, c'erano migliaia di persone. La bellissima Piazza Duomo era stracolma e tantissimi italiani hanno seguito le celebrazioni davanti alla televisione che ha mandato le immagini in ''in chiaro''...
Anche Catania divisa in due. Da una parte il funerale della ''vittima sacrificale'' Filippo Raciti, dall'altra i colori dei festeggiamenti a metà per la martire Agata. E i catanesi, anch'essi spezzati in due, incapaci di capire fino in fondo quello che è successo nella loro città, quello che sta succedendo nell'intera nazione a causa di quello che si chiama un gioco... il calcio. Un gioco. Ventidue giocatori che inseguono una rotonda e giocosa palla, e con la sola abilità dei piedi devono mandarla nella rete avversaria... un gioco.
  
''Vorrei solo dire due parole per mio marito. Sono sicura che tutti conoscevate i suoi pregi. Venerdì nell'apprendere della sua morte ho avuto un blocco al cuore. Immaginavo che sarebbe tornato con qualche ferita. Ma non mi sarei immaginato che sarebbe tornato così''. Le parole di Marisa Grasso, moglie dell'ispettore Raciti, sono risuonate pacate e dolenti all'interno del Duomo. Si è rivolta poi ai giovani che ''immaturamente, stupidamente scioccamente, guardando un poliziotto e quanti portano la divisa lo guardano con disprezzo e odio''. ''Mio marito - ha detto la donna - oltre a essere un bravissimo poliziotto era un gradissimo uomo, aveva qualità vere, era sincero, leale, affidabile, disponibile. Non lo vedo morto, perché è sempre presente. Era un educatore alla vita, così lo stimano i suoi colleghi. Vorrei che sia un educatore anche nella morte e che questa morte possa portare veramente cambiamenti e che non ci sia un'altra famiglia a provare questo enorme dolore''.
''I ragazzi riflettano - ha concluso Marisa Grasso - la sportività è una cosa bella, la violenza fa male. Essere grandi si dimostra col rispetto''.
La faccia rigata dalle lacrime, una presenza distante rispetto alle migliaia di persone che davanti al lei ieri piangevano, guardavano imbarazzati le sue labbra che si muovevano per dire quelle ultime parole di profondo significato: ''E' il rispetto la vera dimostrazione di maturità''.

Il rispetto, appunto, quello che è mancato all'altra parte di cui abbiamo parlato all'inizio, i potenti del calci, quelli che adesso temono il gioco si fermi, quelli che pensano alle perdite, le proprie, quelle sotto forma di soldi...
''Lo spettacolo deve continuare. Ho sentito dire che il calcio dovrebbe fermarsi per un anno, ma parlare in questo modo significa essere esaltati e irresponsabili''. Queste le parole di Antonio Matarrese,  presidente della Lega Calcio, in una intervista a Radio Capital.
''Il calcio è un'industria che paga i suoi prezzi. Non è che la Fiat ha dovuto fermare le macchine per rilanciarsi - ha detto ancora -. Ci sono momenti in cui ci si deve fermare e sono stato d'accordissimo con Pancalli (Luca Pancalli, commissario straordinario della FIGC, ndr) questa volta. Ma i morti li abbiamo voluti noi? Purtroppo fanno parte di questo grandissimo movimento. Ogni volta che succede qualche disgrazia tutti hanno dei buoni propositi, che restano tali, speriamo che questa sia la volta buona. Si parla tanto dell'Inghilterra, ma quello è un altro mondo dove quando prendono un criminale lo mettono in galera e buttano via la chiave''.

Parole assurde che sono passate tutt'altro che inosservate. Il CONI, infatti, ha preso subito le distanze dal presidente della Lega: ''Il Comitato olimpico nazionale Italiano - è stato scritto in una nota -, a seguito di alcune dichiarazioni rilasciate dal presidente della Lega e riportate questa mattina (ieri mattina, ndr) da un quotidiano, nell'esprimere sconcerto e indignazione per i contenuti gravemente offensivi, prende le immediate distanze dai concetti espressi, rinnovando alla Famiglia Raciti i sentimenti del più profondo cordoglio a nome dello sport italiano''.
Il Coni, inoltre, si è detto pronto a deferire immediatamente Matarrese per la violazione degli articoli 5 e 7 del Codice di comportamento sportivo. L'articolo 5 recita, infatti, che ''i tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo non devono adottare comportamenti o rilasciare dichiarazioni che in qualche modo determino o incitino alla violenza o ne costituiscano apologia''. L'articolo 7, invece, recita che ''i tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo non devono esprimere pubblicamente giudizi o rilievi lesivi della reputazione dell'immagine o della dignità personale di altre persone o di organismi operanti nell'ambito dell'ordinamento sportivo''.
Anche la politica ha subito scaricato Matarrese, cominciando dal presidente del Consiglio Romano Prodi: ''Ho letto commenti inaccettabili sull'inevitabilità di quanto accaduto, è una posizione folle'', ha infatti tuonato da Lussemburgo il premier. E' una posizione che ''non si può accettare'', ha aggiunto, ''e le decisioni del governo saranno per rendere concreta questa inaccettabilità''.
''Le parole del presidente della Lega, semplicemente, sono incommentabili'', ha detto il ministro dello Sport, Giovanna Melandri.

E visto le reazioni suscitate dalle proprie parole, Antonio Matarrese, nella serata di ieri è tornato sulle sue affermazioni: ''Una persona di buonsenso non può pensare che Matarrese volesse dire quelle cose. Io volevo dire che quanto avvenuto fa parte di un sistema che non si può più tollerare e che fino ad oggi non siamo riusciti a bloccare. Quindi occorre cercare rimedi nuovi''. ''Non sono stato capito - ha spiegato Matarrese -. I morti fanno parte di un sistema che ha procurato fino ad ora tante tragedie e che con la polizia non siamo riusciti a debellare. Tanto è vero che sono stato il primo a dire a Pancalli di fermare la macchina''. I giornalisti hanno poi chiesto a Matarrese se La Lega Calcio farebbe ripartire il campionato già domenica. ''Dipende dal governo, non da noi [...] I club sanno che fermarsi è un grosso danno. Occorrono provvedimenti di forte repressione su questa criminalità, che non appartiene al calcio''.
Matarrese ha chiesto però anche ai club di calcio di ''fare autocritica, prendersi la loro parte di colpa''.

Intanto la politica sembra aver preso alcune decisione dopo il vertice sulla violenza negli stadi che si è tenuto a Palazzo Chigi. Un incontro al quale hanno partecipato, tra gli altri, il ministro dell'Interno Giuliano Amato, il ministro dello Sport Giovanna Melandri, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta, il presidente del Coni Gianni Petrucci, il segretario generale del Coni Raffaele Pagnozzi, il commissario straordinario della Figc Luca Pancalli e il capo della Polizia Gianni De Gennaro.
Ed è stato Amato a spiegare i provvedimenti decisi dopo circa due ore di vertice. ''Non si giocherà in presenza del pubblico negli stadi non a norma - ha spiegato il responsabile del Viminale - su questo non transigo''. Per cui, quando gli stadi riapriranno, lo faranno soltanto quelli a norma. Gli altri stadi verranno utilizzati per giocare, ma senza pubblico. E poi stop alla vendita di ticket a blocchi per chi è in trasferta. ''Questo - ha aggiunto Amato - non impedirà a nessuno di comprare il biglietto singolarmente''. Il ministro dell'Interno ha poi dichiarato che ''occorrerà riestendere la norma della quasi flagranza tra coloro che saranno identificati attraverso le foto e i video. Trentasei ore non sono sufficienti e si potrà arrivare alle 48 ore''. Inoltre, ''dovremo rivedere la soglia delle misure di sicurezza, tornelli e quant'altro, che ora scatta negli stadi con 10.000 posti, ed è una beffa perché alcuni stadi denunciano 9.990 posti''. Tra le altre misure, un ''rafforzamento'' delle sanzioni nei confronti di coloro che commettono violenza con lo sganciamento del 'Daspo' (divieto di accesso alle manifestazioni sportive) dal presupposto dell'accertamento del reato. Il Daspo, insomma, potrà diventare una misura anche solo di carattere preventivo e potrà essere esteso ai minori, senza che diventino penalmente perseguibili. Il comportamento pericoloso sarà sufficiente per interdire l'accesso negli stadi.

Il ministro Melandri ha poi delineato il ''nuovo modello di governo del calcio'': gli stadi di proprietà delle società di calcio, la sicurezza interna affidata solo agli steward e non alle forze dell'ordine, il divieto di intrattenere rapporti tra società e gruppi di tifosi organizzati. ''Nel medio periodo ci sarà una distribuzione delle responsabilità, degli onori e oneri'' nella gestione della sicurezza insieme alle forze di polizia. A breve, però, bisogna capire quali stadi potranno ospitare il pubblico e quali no. ''Verificheremo mese per mese l'effettività dell'applicazione dei biglietti nominali, della videosorveglianza e dei tornelli'' ha spiegato inoltre la Melandri.

Il commissario straordinario della Figc, Luca Pancalli, ha affermato che dopo il Consiglio dei ministri indetto per mercoledì proprio per discutere e deliberare sulle nuove norme che regoleranno la sicurezza negli stadi, sarà presa una decisione sulla ripresa dei campionati. Per Pancalli, ''tecnicamente'' è possibile che si torni a giocare già domenica prossima. 

- Le nuove normative per fermare la violenza negli stadi (Corriere.it)

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06 febbraio 2007
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