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Dal carcere, gli ordini per indicare "la strategia di mercato"

Colpo alla mafia etnea dei trasporti. Sequestrati dal Gico beni per 30 milioni

26 giugno 2012

Dal carcere, avrebbe continuato a impartire disposizioni indicando la strategia di mercato tenendo importanti contatti con i vertici mafiosi siciliani, riuscendo, con l'ausilio di numerosi prestanome, a mantenere il predominio nel settore del trasporto di merci deperibili su strada.
Per questo i militari della Guardia di finanza di Catania hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Filippo Riela, al vertice dell'omonima famiglia e in passato leader nel settore dei trasporti siciliani, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Una secondo provvedimento restrittivo, con l'accusa di associazione mafiosa, è stata notificata al fratello Francesco, che attualmente sta scontando la pena dell'ergastolo per omicidio e per associazione mafiosa.

Nell'ambito delle stesse indagini le Fiamme gialle hanno indagato per truffa allo Stato e intestazione fittizia di beni 26 persone, tra cui familiari stretti e uomini di fiducia, che sono riuscite a rientrare in possesso, mediante la costituzione del Consorzio Se.Ttra, gestito da prestanome della famiglia, del Riela group, un complesso aziendale confiscato negli anni Novanta. Attualmente il Riela group, che è in amministrazione controllata, sta per chiudere per problemi economici. La GdF ha inoltre sequestrato beni per oltre 30 milioni di euro in aziende e auto di lusso.

Gli esiti dell'attività di indagine, prevalentemente tecnica, hanno trovato riscontro nelle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, da ultimo quelle del boss Santo La Causa, che hanno consentito, tra l'altro, di accertare come i Riela tenessero fittissimi rapporti relazionali con numerose famiglie mafiose siciliane. Tra queste, oltre Cosa nostra catanese, i Lo Piccolo di Palermo e i Nardo di Lentini che, di volta in volta, venivano contattati per ottenere protezione per le aziende di famiglia, per ottenere nuove fette di mercato o mantenere quelle già acquisite o per dirimere contrasti sorti con altre imprese. I rapporti sarebbero stati mantenuti con regali di lusso, assunzioni di amici e familiari dei mafiosi presso le aziende familiari e attraverso la dazione di somme di denaro di notevole importo.

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]

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26 giugno 2012
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