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Dal Cluster BioMed l'idea di un marchio MedDiet

Dalla settimana che l'Expo ha dedicato alla dieta mediterranea, un piano di gestione per combattere l'obesità giovanile

21 settembre 2015

[Michele Pizzilli per Cronache di Gusto.it] È un po’ di moda parlare di dieta mediterranea. Ma quanti, effettivamente conoscono i fondamenti codificati dal medico americano Ancel Keys, a Pioppi, la frazione di Pollica, dove si era trasferito per approfondire le sue ricerche sul perché nel Cilento le malattie dell’apparato cardiovascolare erano quasi rare?
Non molti, probabilmente, visto che proprio dove dovrebbe essere naturale, i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, consumare gli alimenti consigliati da Keys, pare che si stia assistendo ad una esplosione di casi di obesità, giovanile in particolare.
Qualcosa non quadra, allora. E così, ad Expo, al Cluster Bio-Mediterraneo il presidente della Confederation of Egyptian European Business Associations (Ceeba), Alaa Ezz, ha invitato in po’ di esperti ad un evento che ha chiamato "MedDiet - Dieta Mediterranea e valorizzazione dei prodotti tradizionali" e che ha avuto l’obbiettivo prima di parlare del futuro della dieta mediterranea, poi di sottoscrivere la dichiarazione su questo importante regime alimentare e, infine, di fare del Cluster Bio-Mediterraneo l’istituzione permanente di MedDiet.

Insomma "possiamo dire che adesso anche la dieta mediterranea ha il suo piano di gestione così come obbliga l’Unesco a tutti i beni che ha messo sotto la propria tutela", sintetizza Dario Cartabellotta che del cluster allestito ad Expo ne è il responsabile. E’ arrivato, quindi, il momento decisivo per diffondere i principi fondamentali stabiliti da Keys dopo anni di ricerca nel Cilento, visto che a Milano è stato deciso di fare un marchio MedDiet per i ristoranti, promuovere la dieta mediterranea attraverso i partner della sponda Nord e Sud dato che Egitto, Libano e Tunisia hanno chiesto di essere associati ai paesi (Italia, Grecia, Spagna e Marocco) che nel 2010 avevano chiesto all’Unesco di iscrivere la dieta mediterranea nell’elenco del patrimonio culturale dell’umanità che poi sono diventati sette con l’aggiunta di Cipro, Croazia e Portogallo.

L’ambizioso progetto presentato a Milano, della durata di tre anni, ha richiesto un finanziamento di 4,49 milioni di euro da parte dell’Unione Europea tramite lo "strumento europeo di vicinato e partenariato". I pilastri su cui poggia il progetto portato avanti da 13 partners pubblici di sei paesi (Italia, Grecia, Spagna, Egitto, Tunisia e Libano) coordinati dall’Unioncamere di Roma, sono: creare un sistema di conoscenza condiviso della dieta mediterranea; portare avanti un processo di educazione nelle scuole, agli operatori e al consumatore finale; mettere a punto una formazione e una normativa per proteggere il patrimonio del sistema alimentare codificato da Keys nei paesi della sponda meridionale del Mediterraneo. Il messaggio che arriva dal Cluster Bio-Mediterraneo di Expo è che con questi presupposti il progetto MedDiet può contribuire a migliorare la sostenibilità dei modelli di consumo alimentare del bacino basati sulla dieta mediterranea quale patrimonio comune; avere una maggiore consapevolezza sull’importanza delle abitudini alimentari e sui vantaggi derivanti da una corretta alimentazione soprattutto per quanto riguarda i bambini e i giovani in un’ottica di prevenzione di malattie e salvaguardia della salute; incentivare il know-how tra agricoltori, produttori alimentari e ristoratori nel proporre un autentico marchio di dieta mediterranea. Tutti principi facilmente raggiungibili, se c’è la buona volontà, però.

L’evento di Expo, che è stato portato avanti per una settimana, è stato concluso da uno show cooking di dodici chef, presenti nei sei chioschi allestiti nella piazzetta del cluster, per permettere di assaggiare i vari modi di interpretare i principi della dieta mediterranea.

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21 settembre 2015
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