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Dal Sud drappi neri in segno di lutto per il 150° dell'Unità d'Italia

A Torino la prima manifestazione contro il 150° anniversario dell'Unità d'Italia

30 aprile 2010

Mentre in Sicilia, e per la precisione a Salemi, comune di cui è sindaco Vittorio Sgarbi, si aspetta con emozione la visita del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in programma l'11 maggio per festeggiare, in anticipo, i 150 anni dell'Unità d'Italia, a Torino per l'8 di maggio è in programma la prima manifestazione di protesta contro le celebrazioni per il 150° anniversario.
La manifestazione avrà come bersaglio la riapertura del Museo Lombroso: pronti a sfilare con i drappi neri in segno di lutto per il Mezzogiorno sono gli aderenti al Movimento di Insorgenza Civile che ha sede a Napoli e raccoglie adesioni in tutto il Sud. "Sarà una buona occasione, anche per ricordare la colonizzazione subita dal Meridione - sottolinea il presidente degli 'insorgenti civili meridionali', Nando Dicè - proprio mentre Torino si prepara ad essere il fulcro delle celebrazioni dei 150 anni di Unità d'Italia. La nostra manifestazione a Torino non è dunque semplicemente contro il Museo Lombroso ma è un'occasione per ricordare i nostri veri fratelli che sono morti per salvaguardare la propria libertà; e per sottolineare che nel 2011 al Sud non c'è proprio niente da festeggiare. Sfileremo per il capoluogo della Regione a guida leghista con i drappi neri, in segno di lutto per il Meridione".
"L'idea della manifestazione è nata in seguito alla riapertura del Museo Lombroso di Torino - ha spiegato Michele Iannelli, a capo del comitato promotore dell'iniziativa e del corteo di protesta - Abbiamo anche creato un gruppo su Facebook che ha ottenuto oltre ottomila iscrizioni". "Cesare Lombroso - ha ricordato Iannelli - teorizzò l'inferiorità della 'razza meridionale', che sarebbe stata geneticamente portata alla delinquenza, sulla base di misurazioni di centinaia di resti e di crani prelevati al seguito delle truppe piemontesi che invasero il Regno delle Due Sicilie e massacrarono migliaia di meridionali che si erano ribellati a quell'invasione, etichettandoli negativamente con l'epiteto di 'briganti'. Il museo questo non lo racconta, né fa una lettura critica dell'opera di Lombroso".
Avverte ancora il presidente del Movimento di insorgenza civile del Sud, Nando Dicè: "La nostra marcia su Torino sarà il primo atto ufficiale di un impegno preciso dell'intero Meridione: la riconquista di quella libertà perduta e della dignità che ogni giorno si continua a calpestare. Chiediamo la chiusura del Museo Lombroso o quanto meno l'intitolazione del museo ai martiri del Sud, vittime di un vero e proprio genocidio di cui non si parla abbastanza, con spiegazioni fortemente critiche sugli studi lombrosiani, sala per sala, affinché l'investimento di soldi pubblici del museo sia utile almeno a raccontare la verità storica di allora, incluse le sue mostruose teorie antimeridionali".
"Attiveremo anche un'altra iniziativa, il 7 maggio
- ha anticipato Fiore Marro, rappresentante dei Comitati delle Due Sicilie - Proprio in occasione della commemorazione dei nostri eroi, dei nostri caduti, proponiamo un momento di raccoglimento nella fortezza di Fenestrelle, che rappresenta la meta che ogni uomo nato a sud del Garigliano deve almeno una volta nella vita vedere, che trasuda dalle sue mura ancora lo strazio che i nostri poveri ragazzi rinchiusi in quel lager dall'esercito sabaudo furono costretti a subire: un luogo dove la sofferenza e la voglia di reagire diventa uno iato inscindibile". [Adnkronos]

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30 aprile 2010
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