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Dalla baraccopoli alla morte...

La triste, triste storia di Morena, la bimba disabile che viveva in un container di Palermo

30 settembre 2009

Una storia triste, triste, triste. Un dramma immane che si aggiunge ad un altro dramma. Un motivo di disperazione senza fine. E' la straziante vicenda palermitana della piccola Morena. Nata con una grave malformazione, l'inverno scorso, era già stata ricoverata per assideramento. La notte tra domenica e lunedì scorsi Morena, che ieri avrebbe compiuto un anno, è morta.
A ricostruire la storia di questa bimba e della sua famiglie è il "Comitato di lotta per la casa" e la "Rete di sostegno", associazioni che rivendicano il diritto di circa seicento famiglie di Palermo, iscritte alla lista di emergenza compilata dal Comune, ad avere un tetto.
Circa due anni fa la famiglia di Morena, genitori e cinque figli, dopo averlo occupato aveva ottenuto uno dei container di via Messina Montagne, dove vivono altre 24 famiglie. "Le condizioni dei container - ha detto un portavoce della Rete di sostegno - costati 520 mila euro, sono pessime: i tetti sono rivestiti in lana di vetro (materiale notoriamente nocivo), nel campo c'è una fogna a cielo aperto e le temperature sono insostenibili sia in inverno che in estate". "Giovanna - hanno aggiunto dall'associazione - la mamma di Morena, ha trascorso la gravidanza in questo condizioni e la bimba è nata con una grave malformazione che si è andata aggravando, fino ad arrivare al ricovero per assideramento. I medici avevano sconsigliato alla famiglia di tornare a vivere in un luogo come quello, ma il container era l'unica casa. Non vogliamo dire che Morena è morta perché abitava lì, ma una bimba nelle sue condizioni non poteva certo stare in un container. Palermo non può restare indifferente davanti a un caso come questo".

Morena, da circa due settimane, viveva in una casa confiscata alla mafia e assegnata dal Comune alla sua famiglia. Sabato scorso la bimba era stata operata ma poco più di 24 ore dopo è morta. "Ero felice, dopo anni, d'avere finalmente una casa ma è arrivata la disperazione per la morte di mia figlia". Sono le parole pronunciate in camera mortuaria da Giovanna, la mamma di Morena. "Abbiamo superato il limite di sopportazione - ha affermato Angela Cascino, amica della mamma di Morena, che fa parte delle 25 famiglie ospitate nei container - siamo quella parte di città che il sindaco tiene nell'ombra. Viviamo abbandonati in case di lamiera dove d'estate patiamo il caldo e d'inverno il freddo. La nostre camere da letto - ha aggiunto - diventano 'piscine' se piove solo un po'".
Due anni fa, prima di trasferirsi in uno dei container di via Messina Montagne, la sua famiglia era tra quelle che aveva occupato il palazzo La Rosa di via Alloro, nel centro storico, da dove fu sloggiata dal Comune, proprietario dell'immobile. "L'amministrazione spiegò agli occupanti - ha ricordato il sindacalista della Cgil Pietro Milazzo - che il palazzo sarebbe stato destinato a uffici comunali. In verità - ha aggiunto - è recente la notizia che il Comune voglia venderlo e utilizzare il ricavato per diminuire il buco dell'Amia, l'ex municipalizzata per i rifiuti, che ammonta a oltre 150 milioni".
"Il destino di Morena - ha aggiunto il consigliere comunale del gruppo 'Un'Altra Storia', Nadia Spallitta - era segnato prima della nascita: come si può gestire una gravidanza dentro un container e vivere in un luogo così?". "Mi chiedo - ha concluso - quali pressioni e impegni assunti possano impedire al sindaco di rassegnare dignitosamente le dimissioni, di fronte al fallimento e ai risultati devastanti della sua gestione".

All'indignazione del consigliere Spallitta e in generale di tutta la cittadinanza, si è aggiunta quella del gruppo nato su facebook "20 e 33: sfiduciamo Cammarata" che ha organizzato, per oggi alle 19, in piazza Pretoria davanti al Municipio, una manifestazione silenziosa e con candele in memoria di Morena "Scegliamo piazza Pretoria - dice un comunicato del gruppo - perché in contemporanea si svolgerà la seduta del Consiglio comunale sul raddoppio dell'Irpef. C'é, infatti, una relazione stretta tra i provvedimenti decisi dall'amministrazione Cammarata (Irpef, Tarsu etc., che tendono a ripianare bilanci di gestioni politiche mettendo le mani in tasca dei palermitani), gli ultimi scandali che hanno coinvolto il primo cittadino, e il dramma di una città che vede morire ogni giorno i suoi figli nell'indifferenza di una politica sorda che non si occupa più del bene della comunità".
Inoltre il Partito Democratico di Palermo presenterà un esposto alla Procura della Repubblica per chiedere di indagare sulla morte della bimba per "accertare eventuali responsabilità da parte dell’amministrazione comunale" dal momento che "tutt’oggi il sindaco, quale autorità sanitaria del Comune, non ha provveduto dopo ben due anni a trovare una soluzione tale da poter evitare questa tragedia". L’esposto è firmato da alcuni esponenti del PD del capoluogo: Davide Faraone (capogruppo al Comune), Ninni Terminelli (coordinatore cittadino), Mila Spicola (responsabile Scuola), Rosalba Bellomare (componente segreteria regionale), Ernesto Melluso (medico, aderente PD).
Nell’esposto si fa riferimento ad un sopralluogo da parte di esponenti del PD avvenuto il 16 febbraio 2009 in via Messina Montagne, zona definita "paragonabile ad una favela", dove il Comune di Palermo ha ricoverato 23 famiglie a seguito dell’emergenza abitativa scoppiata alla fine del 2007.
"Già allora – si legge nell’esposto - l’amministrazione comunale era al corrente che i container prima di essere collocati erano già stati vandalizzati" e che "l’area di via Messina Montagne, in cui sono stati collocati, è caratterizzata da ristagni d’acqua e allagamenti". Alcuni degli episodi citati nell’esposto sono stati già stati oggetto nei mesi scorsi di interrogazioni del PD al Comune.

[Informazioni tratte da Ansa.it, La Siciliaweb.it, SiciliaInformazioni.it]

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30 settembre 2009
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