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Dalla "buona" alla "povera" scuola

Per migliorare la situazione didattica nazionale la strada da percorrere è ancora lunga

15 settembre 2015

"Abbiamo assunto il 97% degli insegnanti che hanno fatto domanda e a spostarsi sarà soltanto il 10%. Quello sulla "buona scuola" è stato un dibattito agostano che non si è concretizzato in nulla, se non in una festa per gli insegnanti che smettono di essere precari e firmano un contratto a tempo indeterminato nella pubblica amministrazione. È una grande fortuna per cui tanti italiani pagherebbero".
Con queste parole il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone è intervenuto ieri al liceo linguistico "Ninni Cassarà" di Palermo in occasione dell'inaugurazione dell'anno scolastico.
"Abbiamo già chiuso circa 40mila assunzioni - ha aggiunto Faraone - a novembre ne assumeremo altri 55mila di potenziamento che rappresentano circa 8 insegnanti in più per scuola con cui si potranno fare tante iniziative e attività anche extra scolastiche". "A dicembre verrà indetto il concorso per assumerne altri 80mila, 160mila insegnanti in più a scuola credo - ha osservato ancora - sia un fatto storico in un periodo in cui si assume pochissimo, soprattutto nella pubblica amministrazione, come il fatto di poter contare su 35mila euro in più come contributo nelle scuole".

Sul versante dell'edilizia e della sicurezza degli edifici scolastici il sottosegretario ha poi aggiunto: "In Sicilia è stata una fatica avere l'anagrafe di edilizia scolastica, per cui oggi sappiamo qual è la situazione degli edifici nel Paese e chiunque può vedere in modo trasparente dal sito del ministero in che condizioni si trovano le scuole frequentate dai propri figli. Abbiamo investito 5miliardi di euro su questo, alcuni cantieri sono partiti, altri partiranno in questi giorni".

Parole "buone" quelle di Faraone che attendono, ovviamente, un corrispettivo concreto nella realtà. Al di là delle affermazioni del Sottosegretario però, a gettare ombra sull'inizio dell'anno scolastico la ricerca - pubblicata proprio ieri, primo giorno di scuola, da Save the Children - in cui si denuncia la povertà educativa, cioè la diffusa mancanza delle competenze necessarie per uno adeguato sviluppo, come una mina innescata sul futuro di milioni di bambini e adolescenti italiani.
Il nuovo rapporto dell'organizzazione 'Illuminiamo il Futuro 2030-Obiettivi per liberare i bambini dalla povertà educativa', denuncia che quasi un quindicenne su quattro (25%) è sotto la soglia minima di competenze in matematica e quasi 1 su 5 (20%) in lettura, percentuale che raggiunge rispettivamente il 36% e il 29% fra gli adolescenti che vivono in famiglie con un basso livello socio-economico e culturale: povertà economica e povertà educativa, infatti, si alimentano reciprocamente e si trasmettono di generazione in generazione.

Il rapporto evidenzia anche carenze di servizi e opportunità formative scolastiche ed extrascolastiche: solo il 14% dei bambini tra 0 e 2 anni riesce ad andare al nido o usufruire di servizi integrativi, il 68% delle classi della scuola primaria non offre il tempo pieno e il 64% dei minori non accede a una serie di attività ricreative, sportive, formative e culturali, con punte estreme in Campania (84%), SICILIA (79%) e Calabria (78%). In particolare, il 48,4% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro nell’anno precedente, il 69,4% non ha visitato un sito archeologico e il 55,2% un museo, il 45,5% non ha svolto alcuna attività sportiva.
Nel quadro della Campagna 'Illuminiamo il Futuro', partita nel 2014 per sensibilizzare le istituzioni e contrastare il fenomeno e con l'obiettivo di eliminarlo entro il 2030, l'associazione indica 3 obiettivi: tutti i minori devono poter apprendere, sperimentare, sviluppare capacità, talenti e aspirazioni, devono poter avere accesso all’offerta educativa di qualità e deve essere eliminata la povertà minorile per favorire la crescita educativa.

"I dati che emergono dalle nostre elaborazioni rivelano un fenomeno allarmante: in Italia, una parte troppo ampia degli adolescenti è priva di quelle competenze necessarie per crescere e farsi strada nella vita - sottolinea Valerio Neri, direttore generale di Save the Children - La povertà educativa risulta più intensa nelle fasce di popolazione più disagiate (non dimentichiamo che in Italia più di 1 minore su 10 vive in condizioni di povertà estrema) e aggrava e consolida, come in un circolo vizioso, le condizioni di svantaggio e di impoverimento già presenti nel nucleo familiare".

Il fenomeno della povertà educativa cresce al Sud e nelle isole, dove la percentuale di adolescenti che non consegue le competenze minime in matematica e lettura raggiunge rispettivamente il 44,2% e il 42%, con un picco estremo in Calabria (46% e 37%). In relazione al genere, le disuguaglianze colpiscono in modo particolare le ragazze per la matematica (il 23% delle alunne non raggiunge le competenze minime contro il 20% dei maschi), mentre i ragazzi sono meno competenti in lettura: il 23% risulta insufficiente contro l’11% delle coetanee.

Le ragazze e i ragazzi meridionali sono maggiormente svantaggiati sia in matematica che in lettura rispetto ai coetanei settentrionali: la percentuale delle ragazze che non raggiungono le competenze minime in matematica è del 32% al Sud, il doppio delle coetanee del Nord (16%) e la stessa differenza percentuale si riscontra per i maschi meridionali (28%) e i loro coetanei settentrionali (14%). Differenze di genere si osservano anche per le attività ricreative e culturali: il 51% delle minori tra i 6 e i 16 anni non ha fatto sport in modo continuativo contro il 40% dei maschi, mentre questi ultimi leggono meno, fanno poche attività culturali e navigano meno su Internet. Altro fattore della povertà educativa è l’origine migrante dei genitori: tra i ragazzi migranti di prima generazione il 41% non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica e lettura, incidenza che cala al 31% in matematica e al 29% in lettura per i quelli di seconda generazione.

"La povertà educativa non può essere un destino ineluttabile e non è accettabile che il futuro dei ragazzi sia determinato dalla loro provenienza sociale, geografica o di genere - sottolinea Raffaela Milano, direttore programmi Italia-Europa Save the Children - Le enormi diseguaglianze che colpiscono i bambini e i ragazzi vanno superate attivando subito un piano di contrasto alla povertà minorile e potenziando l’offerta di servizi educativi di qualità: i dati ci dimostrano che i servizi per la prima infanzia, le scuole attrezzate, le attività ricreative e culturali possono spezzare le catene intergenerazionali della povertà. Serve però uno sforzo comune e coordinato da parte delle istituzioni ad ogni livello e delle comunità locali e l’impegno per sconfiggere la povertà educativa deve diventare prioritario nell’agenda del governo".

- Primo giorno di scuola (Guidasicilia.it, 14/09/15)

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15 settembre 2015
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