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Dalla denuncia alla Giustizia

Duro colpo al clan Santapaola: 32 arresti nell'ambito di un indagine riguardante estorsioni a imprenditori

09 ottobre 2007

Una vasta operazione antimafia che continuerà per tutta la mattinata, quella messa in atto dagli investigatori della Dia di Catania (Direzione investigativa antimafia) di Catania che hanno già eseguito decine di arresti nell'ambito di un'operazione contro la cosca Santapaola.
Perquisizioni sono tuttora in corso nelle province di Catania, Messina, Napoli e Genova. L'inchiesta, coordinata dalla Procura, riguarda estorsioni a imprenditori, alcuni dei quali operano nel settore degli appalti pubblici, nonché un ingente traffico di cocaina sull'asse Napoli-Catania.

Sono 32 le persone destinatarie dell'ordinanza di custodia cautelare per associazione mafiosa, estorsioni e traffico di droga eseguita nella notte dalla Dia di Catania in Sicilia, Campania e Liguria. Gli arrestati, al momento, sono 26, mentre un provvedimento è stato notificato in carcere.
Tra i destinatari dell'ordine restrittivo ci sono anche i presunti boss della famiglia D'Emanuele, il patriarca Natale e il figlio Andrea, e alcuni congiunti del capomafia Benedetto 'Nitto' Santapaola. Tra gli indagati c'era anche Angelo Santapaola, 45 anni, il cugino del boss dei boss di Cosa nostra a Catania, il cui cadavere carbonizzato è stato trovato una settimana fa nelle campagne di Ramacca assieme a un altro nipote di Santapaola, Nicola Sedici, di 31 anni.
Gli ordini di custodia cautelare sono stati emessi dal Gip Santino Mirabella su richiesta del procuratore facente funzioni Vincenzo D'Agata, dal procuratore aggiunto Giuseppe Gennaro e dai sostituti Giovannella Scaminaci e Iole Boscarino.

Benedetto 'Nitto' SantapaolaIl pizzo dei Santapaola - Il ''listino prezzi'' del clan Santapaola prevedeva un 2% fisso del finanziamento sugli appalti. Era una tangente 'fissa' quella che il clan imponeva agli imprenditori che operavano nel settore della pubblica amministrazione. Secondo le intercettazioni della Dia, la cosca catanese aveva deciso di non fare delle richieste ''una tantum'' e trattabili con la vittima dell'estorsione, ma imponeva una percentuale fissa, del 2%, senza alternative se non la rappresaglia.
La stessa percentuale - emerge dalle indagini - era stata chiesta da Angelo Santapaola all'imprenditore Andrea Vecchio, il presidente dell'Ance di Catania, che ha subito tre attentati incendiari nel suo cantiere edile nel rione San Cristoforo per essersi rifiutato di pagare il pizzo. Angelo Santapaola, cugino del boss Benedetto, secondo un'ipotesi investigativa, sarebbe però poi stato eliminato dalla stessa cosca per la sua 'esuberanza' all'interno della cosca e per gli attentati eclatanti, che Cosa nostra a Catania non ha gradito.

Ma a Catania, così come a Palermo, sembra che il vento sia cambiato e gli imprenditori, dopo la presa di posizione di Confindustria Sicilia che ha deciso di radiare dall'associazione tutti gli imprenditori conniventi con la mafia e chi non denuncia le estorsioni, e dopo il coraggio profuso e forte dimostrato da alcuni professionisti, non hanno più intenzione di perdere la propria dignità e la propria libertà a causa delle minacce e dei soprusi attuati da Cosa nostra.
Ne è prova la denuncia di un altro imprenditore del rione San Cristoforo di Catania, che come Andrea Vecchio, ha trovato la forza di denunciare di essere vittima del ''pizzo'' e ha permesso alla polizia di arrestare due persone vicine a quella cosca Santapaola che stamani è stata duramente colpita.
Ad essere stati arrestati ieri sono Francesco Di Venuto, 49 anni, già processato per associazione mafiosa ed il sorvegliato speciale Alessandro Ghidara, 27 anni. Nei loro confronti il Gip Luigi Barone, su richiesta del procuratore facente funzioni Vincenzo D'Agata, ha emesso un provvedimento restrittivo per tentativo di estorsione aggravata. Di Venuto è stato arrestato dalla Squadra mobile, mentre l'ordine di custodia è stato notificato in carcere a Ghidara che l'11 giugno scorso era stato arrestato per estorsione ad un commerciante.
Le indagini erano state avviate dopo la denuncia di un imprenditore, che aveva più volte ricevuto minacce telefoniche con il quale era stato invitato a pagare una tangente iniziale di 20mila euro, poi lievitata fino a 200 mila euro o a ''trovarsi un amico''.

La stanchezza degli imprenditori - ''Gli imprenditori, stanchi delle vessazioni, adesso trovano il coraggio e denunciano, e noi interveniamo per catturare gli estorsori''. Il procuratore capo facente funzioni di Catania, Vincenzo D'Agata, è soddisfatto da quanto sta succedendo in questo ultimo periodo a Catania e più in generale in Sicilia. ''Spero - aggiunge il procuratore D'Agata - che questo, assieme alla denuncia di Andrea Vecchio, sia di incoraggiamento per altri imprenditori, che denuncino anche loro''.
Il magistrato, rivolgendo un ''plauso all'opera continua e puntuale della Squadra mobile'', ha poi lanciato la proposta per la creazione di un osservatorio: ''Penso - ha precisato D'Agata - ad una struttura che abbia un compito propositivo su nuove norme da applicare per tutelare le vittime dell'estorsione che denunciano i loro taglieggiatori. Vi potrebbero fare parte, oltre ai magistrati, anche rappresentanti delle categorie imprenditoriali e commerciali ed esponenti della Commissione parlamentare antimafia''.

 

 

 

 

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09 ottobre 2007
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