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Dalla parte degli immigrati

"La negligenza delle autorità italiane ha trasformato Lampedusa in un centro di crisi umanitaria"

02 aprile 2011

Della tragica situazione di Lampedusa si sa tanto. Gli organi di informazione nelle ultime settimane, quotidianamente, ci hanno informato sul numero degli sbarchi, delle operazioni politiche che il governo ha tentato di improntare per risolvere la situazione (senza aver comunque raggiunto ancora significativi successi), dell’ovvio malcontento e della giustificata preoccupazione degli abitanti dell’Isola.
Quello di cui invece, secondo noi, troppo poco si è parlato è della condizione esistenziale condotta dai “protagonisti” di questa tragica vicenda della quale, ancora, non si riesce a vedere la fine, ossia le condizioni di vita degli immigrati.
Per conoscere le dimensioni di quella che è una vera e propria emergenza umanitaria, riportiamo di seguito le osservazioni e le analisi delle tre ogn che a Lampedusa lavorano per il bene dei migranti: Save the Children, Medici Senza Frontiere ed Amnesty International.

Save the Children: situazione inaccettabile per i minori bloccati sull’isola
La situazione dei circa 350 minori (tra identificati e non) ancora presenti sull’isola di Lampedusa è inaccettabile, e le loro condizioni già precarie, rischiano un rapido peggioramento.
Dopo diversi giorni di rassicurazioni da parte delle istituzioni deputate non è ancora possibile sapere cosa si sta ideando per risolvere il caso di questi 350 minori e di quelli che potrebbero arrivare nei prossimi giorni; e tutto ciò nonostante il fatto positivo che ieri la Conferenza Unificata Governo-Regioni ed Enti Locali abbia recepito la richiesta di Save the Children per un piano di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati con un fondo specifico pluriennale garantito dal Governo.
“Save the Children è a conoscenza di almeno 150 posti pronti ad ospitare i minori e dopo la Conferenza con le Regioni è sicura che altri siano ancora disponibili: dunque cosa si aspetta ? perché non si fanno partire subito almeno gli identificati? E’ più di un mese che questo problema attende una qualche soluzione”, ha dichiarato Raffaela Milano, direttore dei Programmi Italia Europa di Save the Children. “E’ assolutamente necessario che le attività di identificazione vengano immediatamente potenziate e siano la priorità delle autorità preposte sull’isola cosicché tutti i minori possano essere identificati il prima possibile”. “Riteniamo indispensabile che subito venga reso noto il piano di accoglienza con l’elenco delle destinazioni disponibili nei Comuni sul territorio nazionale perché si possa procedere urgentemente al trasferimento dei minori e al loro collocamento, e possano essere rassicurati sul loro futuro” .

Risultano essere circa 200 i minori ad oggi presenti nella Casa della Fraternità e nella ex base militare di Lorain, mentre mancherebbero all’appello oltre 100 minori che sono presumibilmente in altri luoghi dell’isola e che potrebbero essere esposti al freddo viste le condizioni climatiche peggiorate dal forte maestrale che sta soffiando su Lampedusa. Alcuni dei minori ospitati nella Casa della Fraternità dormono all’aperto in tende di fortuna a causa delle precarie condizioni della struttura.
Anche a seguito degli appelli dei giorni scorsi di Save the Children sulle condizioni precarie dei minori, oggi verranno distribuite scarpe, vestiti, indumenti intimi, asciugamani, coperte e lenzuola. Procedono invece ancora a rilento le operazioni di identificazione con metà circa dei minori non ancora identificati, condizione indispensabile questa per poter procedere al loro trasferimento nelle comunità di accoglienza idonee sulla terraferma.
“Save the Children è preoccupata dal rischio che la mancata identificazione consenta ad alcuni minori di unirsi ai trasferimenti degli adulti previsti diventando quindi ‘invisibili’ e esposti ad ogni tipo di rischio” ha dichiarato Filippo Ungaro, Responsabile Comunicazione di Save the Children Italia.

MSF denuncia condizioni igienico-sanitarie peggiori dei campi rifugiati
Secondo l’organizzazione medico-umanitaria indipendente Medici Senza Frontiere le condizioni igieniche e sanitarie di accoglienza per i migranti che arrivano a Lampedusa sono inaccettabili. Deve essere garantita un’assistenza adeguata.
A oggi, nel porto di Lampedusa, per circa 3.000 migranti sono in funzione 16 bagni chimici, due cisterne d’acqua mentre le autorità forniscono 1.5 litri di acqua potabile al giorno per persona. Queste condizioni sono ben al di sotto degli standard umanitari, che prevedono 20 litri di acqua al giorno per persona e una bagno ogni venti individui.
“È difficile credere che siamo in Italia, in un Paese del G8! Le condizioni di vita sull’isola sono peggiori di quelle che troviamo nei campi rifugiati in cui MSF lavora nel mondo”, dichiara Kostas Moschochoritis, Direttore Generale di MSF Italia.
Dal 14 febbraio, un team di MSF è presente a Lampedusa e fornisce, in collaborazione con le autorità sanitarie locali, assistenza medica ai migranti e ai richiedenti asilo che sbarcano sull’isola. Il team di MSF effettua il triage medico agli sbarchi, attività di clinica mobile nei punti di raccolta dei migranti e distribuzioni di beni di prima necessità. Dopo le sollevazioni popolari e gli scontri che hanno attraversato il mondo arabo, più di 18.000 persone sono arrivate a Lampedusa.

In queste ore il Governo italiano sta procedendo al trasferimento, via nave, dei migranti da Lampedusa verso centri di identificazione e altre strutture in Puglia, Sicilia e in altre località italiane. MSF è preoccupata delle condizioni igieniche sull’isola e nei vari centri che potrebbero trovarsi in una situazione analoga di sovraffollamento.
“Le cattive condizioni igieniche potrebbero facilitare l’insorgere di malattie infettive. Bisogna assicurare condizioni di accoglienza e accesso a cure mediche adeguate nei centri dove i migranti saranno trasferiti”, afferma la dottoressa Barbara Maccagno, Responsabile medico dei progetti di MSF in Italia. “La maggioranza delle persone finora arrivate provengono dalla Tunisia, ma abbiamo assistito a sbarchi di persone che erano partite dalla Libia e che venivano dalla Somalia, dal Sudan, dall’Eritrea, dalla Nigeria, dal Gambia. Siamo particolarmente preoccupati per queste persone che arrivano dalla Libia e che hanno dovuto affrontare una traversata più lunga, logorante e pericolosa”, prosegue la dottoressa Maccagno.
Nei prossimi giorni, MSF distribuirà, per la seconda volta, 2.500 kit igienici (sapone, coperte, asciugamani, spazzolini, dentrifrici) ai migranti che vivono all’addiaccio nel porto di Lampedusa.
“Senza un concreto adeguamento delle strutture igienico-sanitarie, le nostre azioni sono una goccia nell’oceano. Le condizioni di accoglienza sono intollerabili per la salute delle persone e per la dignità umana”, dichiara Kostas Moschochoritis.

Amnesty International: "A Lampedusa è stata creata una crisi umanitaria"
Due giorni fa la delegazione di Amnesty International presente a Lampedusa ha reso note alla stampa le prime conclusioni della missione di ricerca effettuata sull'isola nelle ultime 48 ore. La delegazione è composta da Charlotte Phillips del Segretariato Internazionale, Anneliese Baldaccini, dell'Ufficio Istituzioni europee e Giusy D'Alconzo della Sezione Italiana dell'organizzazione per i diritti umani.
"La gestione fallimentare della situazione creatasi a Lampedusa nelle scorse settimane ha determinato una crisi umanitaria che poteva e doveva essere evitata" ha dichiarato Charlotte Phillips. "Nelle ultime settimane, migliaia di cittadini stranieri sono stati abbandonati sull'isola, nonostante provenissero da paesi colpiti dalla povertà, dalla guerra o in piena crisi politica". "Tutto ciò risulta incomprensibile, soprattutto alla luce del numero di arrivi a Lampedusa, veramente poco rilevante se paragonato al flusso di circa 400.000 persone che in queste settimane hanno cercato rifugio nei paesi confinanti con la Libia, come Tunisia ed Egitto" ha proseguito Phillips.

Senza accesso a servizi igienico-sanitari ed esposte alle intemperie, ancora nei giorni scorsi circa 4000 persone dormivano come capitava: per terra, sulla spiaggia, senza coperte. I più fortunati si sono organizzati con tende fatte di sacchi per la spazzatura recuperati in giro.
"Nonostante questo quadro agghiacciante, ognuno è rimasto calmo e si è adattato alla situazione, compresi gli abitanti di Lampedusa che hanno dimostrato solidarietà e generosità" ha dichiarato Giusy D'Alconzo.
La delegazione di Amnesty International ha espresso preoccupazione per il futuro delle persone trasferite e in via di trasferimento da Lampedusa. "Abbiamo riscontrato come le persone arrivate a Lampedusa non abbiano ricevuto informazioni su ciò che le attende"  ha proseguito D'Alconzo. "Non è ancora chiaro dove saranno inviate e quale sarà lo status giuridico dei centri destinati ad accoglierle. In assenza di un piano preciso, il rischio è quello di un ricorso generalizzato alla detenzione".
"I bisogni individuali di tutte le persone che hanno raggiunto e raggiungeranno l'Italia devono essere esaminati in modo adeguato" ha precisato Anneliese Baldaccini. "A queste persone dev'essere garantito l'accesso a procedure effettive ed eque di asilo, ciò che non è evidentemente stato possibile sinora a Lampedusa a causa della situazione caotica creatasi sull'isola. Le autorità italiane devono tener fede ai loro obblighi internazionali sui diritti umani. Ciò significa venire incontro agli immediati bisogni di queste persone e desistere da espulsioni collettive o rimpatri sommari".
Anneliese Baldaccini ha poi criticato l'atteggiamento dell'Unione europea, i cui governi devono "riconoscere la responsabilità di aver condotto e concluso negoziati con paesi terzi, senza garanzie sui diritti umani. Non si è ancora sentita una voce chiara e netta di autocritica per gli accordi fatti in questi anni con Tunisia e Libia, improntati sul blocco dei flussi piuttosto che sul rispetto dei diritti umani".

www.savethechildren.it

www.medicisenzafrontiere.it

www.amnesty.it

 

 

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02 aprile 2011
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