Dalla Regione Sicilia nuove idee per fare decollare il cosiddetto ecoturismo
Una nuova politica ambientale per creare nuovo turismo e nuovi impieghi
Queste alcune delle novità contenute nel disegno di legge presentate dall'assessore regionale al Territorio e Ambiente, Mario Parlavecchio, ammodernando la normativa del settore dopo oltre vent'anni. "Intendiamo - ha spiegato Parlavecchio - passare da un sistema di aree protette che è stato impostato sulla conservazione a un sistema che punti sulla valorizzazione e sullo sviluppo, tenendo anche conto delle opportunità offerte da Agenda 2000". L'assessore ha poi precisato che "l'attuale impianto legislativo ha retto e ci ha consegnato la realtà oggettiva di un patrimonio importante". Questo significa che il disegno di legge terrà conto dei passi avanti fatti in questi anni, ma prenderà atto che le aree protette devono cominciare a produrre reddito per inserirsi con forza nel circuito turistico.
Si tratta, insomma, di fare decollare il cosiddetto "ecoturismo", in cui la principale motivazione dei visitatori e l'osservazione della natura e delle tradizioni culturali locali. Si potrebbe pensare anche all'organizzazione di visite per piccoli gruppi con tour operator. Un'attività che renderebbe minimi gli impatti negativi all'ambiente, creando opportunità di guadagno per le comunità, locali e per le organizzazioni che gestiscono le aree.
La Regione si muoverà in sintonia con il ministero dell'Ambiente, anche perché sono sempre più legate al verde tante opportunità occupazionali. Il tasso di crescita e doppio rispetto alla crescita occupazionale in generale. Guardia parco, educatore ambientale, agricoltore biologico e gestore di agriturismo sono solo alcune delle nuove figure professionali individuate. Ma occorre un coraggioso cambio di marcia perché non restino posti di lavoro virtuali, e un pieno coinvolgimento dei gestori degli enti e degli operatori.
La proposta di Parlavecchio tiene conto delle direttive comunitarie che estendono la tutela ambientale ai cosiddetti siti di interesse comunitario e alle zone di protezione speciale. Una volta approvata, la porzione di territorio siciliano vincolato diventerebbe del 25 per cento e la Regione si metterebbe in regola con Bruxelles. D'altra parte, ha osservato Parlavecchio, "il vincolo ambientale non è statico ma dinamico". Significa che con il tempo può cambiare la condizione di alcune porzioni di territorio, e occorre quindi essere in grado di fare uscire dalle riserva zone che hanno perduto valore ambientale.
"E' la situazione, per fare un esempio - ha detto l'assessore - di circa 1000 ettari compresi nella riserva naturale orientata del bosco di Santo Pietro, nel Calatino". Ma può accadere anche il contrario, come nel caso del Parco dei Nebrodi, la cui estensione e stata ampliata dopo l'approvazione del provvedimento di riperimetrazione da parte del Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale.