Dalla rivolta una legislazione più strutturata
Dopo l'evasione dei clandestini dal Cpt di Bari, l'Italia attuerà una politica diversa
Dall'Egitto a Lampedusa, da Lampedusa a Bari e da qui via verso non si sa dove, in giro per l'Italia, o magari determinati a varcare i confini per raggiungere Londra, Berlino o Parigi... In tutto sono 36 gli immigrati egiziani che la scorsa notte sono riusciti a fuggire dal nuovo Cpt, o meglio, dal nuovo Cpa (Centro di prima accoglienza) del rione San Paolo di Bari, dopo uno scontro con le forze dell'ordine. Altri quattro loro connazionali, nello scavalcamento del muro di cinta della struttura, sono rimasti feriti e sono stati ricoverati in ospedale. Quattro egiziani, inoltre, sono stati arrestati con le accuse di lesioni, danneggiamento, resistenza e violenza a pubblici ufficiali.
Negli scontri con gli immigrati, sono stati 15 gli agenti di polizia, i carabinieri e le guardie di Finanza che hanno riportato lievi ferite e contusioni.
La fuga è arrivata dopo una settimana di tensioni sfociata ''nell'evasione'' di altri sette extracomunitari dallo stesso centro di accoglienza e dalla rivolta di un'ottantina di immigrati sedata in extremis dal questore.
Gli ultimi fuggitivi erano arrivati al Cpt di Bari pochi giorni fa, trasferiti da Lampedusa dopo una traversata su una delle solite ''carrette del mare'' che fanno quotidianamente la spola tra le terre del Nord Africa e l'isola siciliana. Ad innescare la rivolta non sono state però le condizioni del Centro: il Cpa di San Paolo è stato inaugurato solo l'anno scorso e recentemente la commissione parlamentare lo ha giudicato eccellente. Sicuramente è stata la quasi certezza di essere espulsi ad aver dato il via ai tumulti. Infatti, un recente accordo tra l'Egitto e l'Italia ha semplificato le procedure di espatrio dei clandestini e per gli immigrati egiziani rinchiusi nel Cpt di San Paolo, come quelli rinchiusi in qualsiasi altro Cpt, sono quasi nulle le speranze di sfuggire al rimpatrio.
Al proposito di fuggire aveva aderito almeno un centinaio di immigrati ma il contrasto delle forze dell'ordine ha ridotto il numero dei fuggitivi.
E all'indomani della fuga la politica tenta di rispondere immediatamente con un giro di vite sulle espulsioni che arriva direttamente dal Viminale. Una direttiva firmata dal ministro dell'Interno, Giuliano Amato, e da quello della Giustizia, Clemente Mastella, che fissa le nuove procedure per rendere più efficiente il sistema dei rimpatri.
Una maggiore collaborazione tra le autorità carcerarie e le forze di polizia, consentirà l'identificazione durante la permanenza in carcere degli extracomunitari. Una volta identificato, il detenuto sarà poi trasferito in un penitenziario vicino al luogo di partenza per il rimpatrio. Da qui, al momento della scarcerazione - che sarà comunicata con debito anticipo dalle autorità carcerarie alla Questura - lo straniero sarà rimpatriato.
''Si intende così rendere più efficiente - hanno spiegato dal Viminale - il sistema delle espulsioni, che si è dimostrato, almeno a partire dall'anno 2003, molto poco efficace proprio per la difficoltà a identificare i soggetti da allontanare''. E nello stesso tempo si alleggerisce la pressione sui Cpt, dove questi soggetti venivano destinati al momento della scarcerazione per essere identificati (con un tempo massimo di 60 giorni, dopo essere stati in carcere spesso per anni).
Ecco come funzionerà il nuovo sistema
Collaborazione tra carcere e questure - La Questura deve essere subito informata dalla direzione del carcere interessato dell'emissione del provvedimento di custodia cautelare o della definitiva sentenza di condanna ad una pena detentiva nei confronti di un extracomunitario. Deve essere tempestivamente informata anche della data prevista per la scarcerazione. Ogni bimestre, ciascuno istituto dovrà comunicare l'elenco dei detenuti i cui termini di scarcerazione sono in scadenza entro il successivo semestre. Tempestiva comunicazione viene fatta anche nel caso in cui il magistrato di sorveglianza dispone l'anticipazione della scarcerazione. Il direttore del carcere provvede poi ad assicurare la scarcerazione in orario compatibile con quello di partenza del mezzo di trasporto con il quale avverrà il rimpatrio.
Mai in carcere senza foto e impronte - Le forze di polizia devono eseguire il fotosegnalamento dattiloscopico (cioè il rilevamento delle impronte delle dieci dita ruotate e non piane; e la fotografia di fronte e di profilo a capo scoperto) degli extracomunitari subito dopo l'arresto e, comunque, prima che questi vengano condotti in udienza per la convalida. La Polizia penitenziaria, al momento in cui lo straniero viene condotto in carcere, accerterà che questa pratica sia stata eseguita o ne solleciterà l'adempimento. In caso negativo l'extracomunitario sarà trasferito presso l'ufficio della forza di polizia per la procedura. Una copia del cartellino fotodattiloscopico sarà inviata alla polizia penitenziaria del carcere dove lo straniero è detenuto per essere allegata al suo fascicolo personale. Copia del cartellino sarà inviata anche all'Ufficio Immigrazione.
Identificazione - La Questura avvia l'identificazione immediatamente dopo il provvedimento di custodia cautelare o della definitiva sentenza di condanna, interessando le autorità diplomatiche dei Paesi di possibile provenienza degli immigrati. Da questo momento comincia un percorso che vede una stretta collaborazione tra le forze di polizia interessate, comprese le autorità carcerarie. Il carcere, dove lo straniero è detenuto, è luogo privilegiato di osservazione per agevolare l'identificazione. L'Amministrazione penitenziaria, attraverso il contatto diretto e quotidiano con il detenuto, può acquisire elementi utili (ad esempio osservando i rapporti intrattenuti con altri detenuti stranieri) che devono essere forniti alla Questura. Allo stesso modo la polizia giudiziaria avrà cura di comunicare alla medesima Questura ogni altra notizia utile all'identificazione. Un altro elemento importante ai fini dell'identificazione sarà il ricorso ai colloqui con l'autorità diplomatica dei presunti Paesi di origine degli stranieri. Per favorire questi colloqui l'Amministrazione penitenziaria, su richiesta delle Questure, provvederà a concentrare gruppi di stranieri della medesima nazionalità presso gli istituti penitenziari nelle vicinanze delle rispettive rappresentanze diplomatiche.
Espatrio - Sarà resa più celere l'acquisizione da parte della Questura del provvedimento di espulsione, del documento valido per l'espatrio e l'individuazione del vettore per la partenza. L'amministrazione penitenziaria, conclusa l'identificazione, trasferirà l'extracomunitario in un istituto penitenziario quanto più possibile vicino al luogo di partenza del vettore prescelto. Così che l'espulsione avvenga immediatamente dopo la scarcerazione.
Ma dal Governo sono arrivate novità anche per quel che riguarda la riforma legislativa sul diritto d'asilo. Nei giorni scorsi, infatti, con l'approvazione di due decreti legislativi il Consiglio dei Ministri ha dato attuazione ad importanti Direttive dell'Unione Europea sul diritto d'asilo. Vengono riordinate le procedure per il riconoscimento della protezione internazionale e vengono definiti i presupposti per ottenere tale protezione nonché i diritti ad essa inerenti.
Il CIR, il Consiglio Italiano per i Rifugiati ha apprezzato l'impostazione della riforma che supera aspetti molto restrittivi introdotti dalla Legge Bossi-Fini. Tra gli aspetti migliori dei due decreti, c'è ''la chiara definizione della protezione sussidiaria che va a sostituire ciò che fin qui veniva chiamato, in modo ambiguo, 'status umanitario'. In linea con gli standard europei, questa forma di protezione garantirà il rilascio di un permesso di soggiorno per tre anni rinnovabile. Inoltre, viene garantito il diritto dal ricorso effettivo contro la decisione negativa del riconoscimento dello status di rifugiato. Finalmente viene riconosciuto il diritto dei ricorrenti a rimanere in Italia in attesa della decisione del giudice. Vengono inoltre aboliti sia il trattenimento nei 'centri di identificazione', nei quali negli ultimi anni sono stati trattenuti la maggior parte dei richiedenti asilo, sia la distinzione tra diverse distinte procedure, ordinaria e semplificata, che si applicavano a seconda delle modalità di ingresso e di dimora in Italia''.
Il CIR, pur dando atto all'impegno dimostrato negli ultimi mesi dal Ministero dell'Interno, non è mancato nel sottolineare alcuni elementi critici all'interno dei nuovi testi legislativi. Infatti, rimane sostanzialmente invariata la composizione delle Commissioni Territoriali che decidono sulle richieste d'asilo, e quindi non è stata accolta la proposta che le Commissioni siano integrate da un esperto in materia di diritti civili non appartenente all'amministrazione dello Stato. Inoltre, in termini di accoglienza si continua a distinguere tra coloro che sono entrati in Italia regolarmente e coloro che sono entrati in Italia irregolarmente, prevedendo per questi ultimi strutture al di fuori del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati.
Infine il CIR vuole comunque sottolineare che i due decreti non colmano in alcun modo la necessità di una ''Legge organica sul diritto d'asilo in attuazione del dettato costituzionale'', che risulta sempre più fondamentale alla luce degli arrivi massicci via mare in Sicilia e delle tante tragedie che si consumano pressoché quotidianamente durante l'attraversamento del mare dal Nord Africa verso l'Italia. Un evidente motivo che sottolinea l'urgente necessità di aprire canali per l'ingresso regolare e protetto di rifugiati e richiedenti asilo.