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Dalla speranza alla preoccupata delusione. Sul ddl ''non letto'' bene dal ministro che lo ha proposto

23 ottobre 2007

Quell'attesa legge sull'editoria: inconsapevolezza o voglia di imbavagliare internet? Scampato il pericolo ma non il ridicolo
di Laura Ricci (www.orvietonews.it 22 ottobre 2007)

La attendevamo da lungo tempo una legge seria che riordinasse il settore editoriale, diciamo che l'attuale è datata di una sessantina di anni, ed era uno dei tanti impegni assunti dal Governo Prodi. E adesso il disegno di legge, dopo la partecipazione di rito, è venuto alla luce, pressoché ignorato dalla pubblica opinione finché l'autorevole voce di ''Punto informatico'' da un lato, e quella più informale e ribelle del blogger Beppe Grillo dall'altro, non hanno focalizzato l'attenzione su un disegno di legge che rischiava di passare in sordina.
A scatenare la polemica, che ormai rimbalza con grande fragore su internet attraverso testate e blog (da questo link di Punto informatico si può risalire alle principali voci, Governo e ministri compresi), è il disegno di legge redatto l'8 agosto 2007 e approvato una settimana fa in Consiglio dei Ministri, che proprio in prima pagina e all'art.2 definisce il prodotto editoriale e recita:

1. Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.

2. Non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico.

Dunque tutto quello che non è aziendale - non solo un blog, per assurdo anche un sito internet istituzionale - dovrà iscriversi al ROC (Registro operatori della Comunicazione), come esplicitato nel successivo art. 6 per i soggetti che esercitano attività editoriale (tutti tranne le aziende, praticamente), con tutti i costi, la trafila burocratica e gli obblighi (ad esempio un direttore responsabile) che questo comporterebbe.
Di fronte a questo assurdo macroscopico, sfuggito non si riesce a capire come a chi di informazione e comunicazione dovrebbe essere esperto, il popolo di internet si è già talmente mobilitato che il pericolo sembra essere scongiurato. Arrivano le risposte più o meno rassicuranti da parte di Riccardo Levi, il sottosegretario preposto all'emanazione della legge in questione, quella del ministro Paolo Gentiloni ("E' stato un errore, quell'articolo non l'avevo letto ma va corretto") e degli altri ministri che erano assenti (Pecoraro Scanio) o in stato di tale fiducia da approvare senza leggere (Di Pietro, ad esempio, fa sapere che il disegno di legge non è stato discusso nel Consiglio dei Ministri del 12 ottobre perché presentato come "provvedimento di normale routine": dunque una legge così delicata e attesa è normale routine? E la normale routine non viene discussa?).

Ma se grazie alla rete e alle proteste il pericolo dovrebbe essere scongiurato gli interrogativi restano, e sono davvero sconcertanti. Siamo a questi livelli di fronte al nuovo che incalza? Si è davvero tentato di imbavagliare, o quanto meno di frenare l'oscura, inarrestabile espansione di internet? Oppure siamo, ed è ancora più sconcertante, di fronte a questi livelli di inconsapevolezza?

"Naturalmente, mi prendo la mia parte di responsabilità, come ha fatto anche il collega Di Pietro nel suo blog - afferma dal suo spazio internet il ministro Gentiloni - per non aver controllato personalmente e parola per parola il testo che alla fine è stato sottoposto al Consiglio dei Ministri. Pensavo che la nuova legge sull'editoria confermasse semplicemente le norme esistenti... il testo, invece, è troppo vago sul punto e autorizza interpretazioni estensive che alla fine potrebbero limitare l'attività di molti siti e blog. Meglio, molto meglio lasciare le regole attuali che in fondo su questo punto hanno funzionato. Riconosciuto l'errore, si tratta ora di correggerlo. E sono convinto che sarà lo stesso sottosegretario alla Presidenza Levi a volerlo fare".
Certo, riconosciuto l'errore si tratta di correggerlo ma, visto come sono andati i fatti, per noi dell'informazione e della comunicazione on line si tratterà anche di seguire in modo molto vigile le fasi successive: quelle sulla stesura del testo unico e delle norme di applicazione sul disegno di legge. Non si sa, a questo punto, cosa potrebbe accadere...

Noi di orvietonews.it eravamo, in questi giorni del week end, all'assemblea nazionale dell'ANSO, l'Associazione nazionale della Stampa on line (solo on line) di cui facciamo parte. Abbiamo tra l'altro discusso, nel più completo stupore, gli sconcertanti comma 1 e 2 dell'art. 2 di questo disegno di legge e, nelle prossime ore, il ministro Gentiloni riceverà una presa di posizione ufficiale da parte della nostra associazione.
Ma intanto: capisco che un ministro non possa leggere tutto (ma magari una legge così importante sì), capisco che debba fidarsi dei suoi collaboratori, ma quello che davvero non capisco è come persone che dovrebbero essere competenti - anche dell'informazione on line - possano aver coniugato l'estrema, quai ridicola vaghezza del comma 1 dell'articolo 2 alla miope e ultrarestrittiva chiarezza del comma 2. Per assurdo, come detto, non solo i blog, ma anche i siti on line istituzionali, che indubbiamente fanno informazione e non sono aziendali, o anche qualunque paginetta web informativa, dovrebbero iscriversi al ROC.

L'anno scorso, il nostro convegno annuale ANSO, tenutosi qui a Orvieto con la partecipazione del sottosegretario al Ministero delle Comunicazioni, on. Vimercati, verteva proprio sulle differenze tra blog e informazione: a discuterne c'erano autorevoli blogger e autorevoli giornalisti on line. Ne uscimmo con la convinzione che i blog, nella maggior parte dei casi, possono fare opinione, ma che l'informazione, come un Governo che si rispetti dovrebbe sapere, è un'altra cosa: un impegno serio ed etico che presuppone ben altra organizzazione e più o meno grandi rischi d'impresa: "anche quando è on line", tanto per parafrasare altri passaggi di questa legge che continua tra l'altro a trattarci, mentre stiamo crescendo in modo esponenziale, come una riserva africana. Quell'articolo 2 infatti, instaurando un indifferenziato mare magnum, è anche dequalificante, lesivo del serio impegno di molti imprenditori e operatori dei "veri" prodotti editoriali on line che ogni giorno lavorano duramente in questo settore innovativo.

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23 ottobre 2007
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