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Dalla Tunisia in Sicilia in cerca dei figli

Sei famiglie in rappresentanza di 800 genitori sulle tracce dei propri cari sbarcati in Italia nei mesi scorsi

02 febbraio 2012

"I governi italiano e tunisino creino un coordinamento ad hoc per dare delle risposte precise alle famiglie tunisine che attendono notizie dei propri cari". È l'appello lanciato dalla Cgil di Palermo che in questi giorni sta dando supporto a una delegazione di sei famiglie tunisine arrivate in Italia sulle tracce dei loro figli, sbarcati nel nostro Paese nei mesi scorsi e mai più entrati in contatto con i loro genitori.
La ricerca parte dalla Sicilia: il gruppo, proveniente dalla Tunisia, che si muove in rappresentanza di altri 800 genitori che non hanno avuto mai più notizie dei figli, è stato anche a Caltanissetta e a Catania.

"Stanno facendo il giro dei centri di identificazione ed espulsione e dei centri per rifugiati - racconta Zaher Darwish, responsabile immigrazione della Camera del lavoro - Sono arrivati 'armati' di centinaia di foto tessera dei giovani ma anche di copie di giornali e di riprese di telegiornali in cui hanno individuato diversi dei ragazzi ora dispersi. Immagini che provano il loro arrivo in Italia, a Lampedusa. Possono essere anche nei Cia, o in carcere, dove non hanno la possibilità di fare una telefonata. L'80 per cento è partito in seguito alle rivolte contro il regime scoppiate nel gennaio scorso".

Il Mediterraneo è diventato "mare di morte" - Oltre 1.500 persone annegate o disperse nel tentativo di attraversare il Mediterraneo e raggiungere l’Europa nel solo 2011. Queste le stime dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) che rendono l’anno appena trascorso quello col maggior numero di vittime nella regione, da quando - nel 2006 - l’Agenzia ha cominciato ad elaborare queste statistiche. Il precedente primato risaliva al 2007, quando le vittime e i dispersi furono 630.
Lo scorso anno ha segnato un record anche per ciò che riguarda il numero di arrivi in Europa attraverso il Mediterraneo: oltre 58.000. Una cifra che ha superato il precedente picco del 2008, quando 54.000 persone raggiunsero la Grecia, l’Italia e Malta. Negli anni 2009 e 2010, le misure di controllo alle frontiere avevano improvvisamente ridotto il numero di persone in arrivo in Europa, mentre all’inizio del 2011 l’arrivo di imbarcazioni si è nuovamente intensificato a seguito del collasso dei regimi in Tunisia e Libia.
Il numero reale di persone che hanno perso la vita in mare potrebbe essere anche maggiore, mettono in guardia i team di operatori UNHCR in Grecia, Italia, Libia e Malta. Le stime dell’Agenzia si basano su interviste con coloro che sono riusciti a raggiungere l’Europa via mare, su telefonate ed email di parenti, oltre che su resoconti dalla Libia e dalla Tunisia di persone che si trovavano su imbarcazioni affondate o in avaria già nelle prime fasi del viaggio.

Sarebbero stati costretti a imbarcarsi da guardie armate, in particolare in aprile e maggio dalla Libia, tra le strazianti storie raccontate dai sopravvissuti allo staff UNHCR. Il viaggio avveniva su natanti malmessi, che spesso gli stessi passeggeri rifugiati e migranti erano costretti a condurre. Inoltre - emerge ancora dai resoconti dei sopravvissuti - altri passeggeri li avrebbero picchiati e torturati. In Italia sono in corso indagini giudiziarie sulla base di queste affermazioni.
Tra le persone arrivate lo scorso anno, la maggioranza è sbarcata in Italia (56.000, delle quali 28.000 provenienti dalla Tunisia). A Malta e in Grecia sono giunte rispettivamente 1.574 e 1.030 persone. La grande maggioranza del totale è arrivata nella prima metà dell’anno. I migranti - e non i richiedenti asilo - hanno costituito la quota maggiore. Da metà agosto fino alla fine dell’anno sono arrivate solo 3 imbarcazioni. Inoltre - secondo cifre fornite dal governo greco - circa 55.000 migranti irregolari hanno attraversato la frontiera tra Grecia e Turchia a Evros.

L’UNHCR si dice turbato per il fatto che dall’inizio del 2012 - nonostante le cattive condizioni meteo-marine - 3 imbarcazioni abbiano tentato la pericolosa traversata dalla Libia, una delle quali risulta dispersa. La barca - con a bordo almeno 55 persone - ha dato l’allarme il 14 gennaio, segnalando un guasto al motore. La guardia costiera libica ha poi informato l’UNHCR che la scorsa settimana 15 cadaveri - 12 donne, 2 uomini e una bambina, tutti identificati come somali - sono stati trovati sulla spiaggia. Domenica scorsa sono stati recuperati altri 3 corpi. È stato poi confermato che tutte le persone decedute erano residenti somali del malridotto insediamento detto Railway Project, a Tripoli. Le altre 2 imbarcazioni sono riuscite a raggiungere le coste italiane e maltesi nel mese di gennaio dopo essere state soccorse. Nella prima operazione, il 13 gennaio la Guardia costiera italiana ha soccorso 72 cittadini somali, tra i quali una donna incinta e 29 bambini. La seconda barca è stata invece soccorsa dall’esercito maltese il 15 gennaio, con la collaborazione della marina militare USA e di una nave commerciale. A bordo del gommone - trovato alla deriva a circa 56 miglia nautiche da Malta - vi erano 68 persone. Una bambina è nata su una delle imbarcazioni e una donna ha riferito di un’interruzione di gravidanza avvenuta durante il viaggio.

L’UNHCR accoglie con favore il perdurante impegno delle autorità italiane, maltesi e libiche nel soccorrere le imbarcazioni in di stress nel Mediterraneo. L’Agenzia rinnova la propria esortazione a tutti i comandanti del Mediterraneo - uno dei tratti di mare più trafficati al mondo - di restare vigili e di svolgere il proprio dovere di soccorrere imbarcazioni in difficoltà.

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Adnkronos/Ign, AISE]

 

 

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02 febbraio 2012
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