Dalla Tunisia in Sicilia in cerca dei figli
Sei famiglie in rappresentanza di 800 genitori sulle tracce dei propri cari sbarcati in Italia nei mesi scorsi
"I governi italiano e tunisino creino un coordinamento ad hoc per dare delle risposte precise alle famiglie tunisine che attendono notizie dei propri cari". È l'appello lanciato dalla Cgil di Palermo che in questi giorni sta dando supporto a una delegazione di sei famiglie tunisine arrivate in Italia sulle tracce dei loro figli, sbarcati nel nostro Paese nei mesi scorsi e mai più entrati in contatto con i loro genitori.
La ricerca parte dalla Sicilia: il gruppo, proveniente dalla Tunisia, che si muove in rappresentanza di altri 800 genitori che non hanno avuto mai più notizie dei figli, è stato anche a Caltanissetta e a Catania.
"Stanno facendo il giro dei centri di identificazione ed espulsione e dei centri per rifugiati - racconta Zaher Darwish, responsabile immigrazione della Camera del lavoro - Sono arrivati 'armati' di centinaia di foto tessera dei giovani ma anche di copie di giornali e di riprese di telegiornali in cui hanno individuato diversi dei ragazzi ora dispersi. Immagini che provano il loro arrivo in Italia, a Lampedusa. Possono essere anche nei Cia, o in carcere, dove non hanno la possibilità di fare una telefonata. L'80 per cento è partito in seguito alle rivolte contro il regime scoppiate nel gennaio scorso".
Il Mediterraneo è diventato "mare di morte" - Oltre 1.500 persone annegate o disperse nel tentativo di attraversare il Mediterraneo e raggiungere l’Europa nel solo 2011. Queste le stime dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) che rendono l’anno appena trascorso quello col maggior numero di vittime nella regione, da quando - nel 2006 - l’Agenzia ha cominciato ad elaborare queste statistiche. Il precedente primato risaliva al 2007, quando le vittime e i dispersi furono 630.
Lo scorso anno ha segnato un record anche per ciò che riguarda il numero di arrivi in Europa attraverso il Mediterraneo: oltre 58.000. Una cifra che ha superato il precedente picco del 2008, quando 54.000 persone raggiunsero la Grecia, l’Italia e Malta. Negli anni 2009 e 2010, le misure di controllo alle frontiere avevano improvvisamente ridotto il numero di persone in arrivo in Europa, mentre all’inizio del 2011 l’arrivo di imbarcazioni si è nuovamente intensificato a seguito del collasso dei regimi in Tunisia e Libia.
Il numero reale di persone che hanno perso la vita in mare potrebbe essere anche maggiore, mettono in guardia i team di operatori UNHCR in Grecia, Italia, Libia e Malta. Le stime dell’Agenzia si basano su interviste con coloro che sono riusciti a raggiungere l’Europa via mare, su telefonate ed email di parenti, oltre che su resoconti dalla Libia e dalla Tunisia di persone che si trovavano su imbarcazioni affondate o in avaria già nelle prime fasi del viaggio.
Sarebbero stati costretti a imbarcarsi da guardie armate, in particolare in aprile e maggio dalla Libia, tra le strazianti storie raccontate dai sopravvissuti allo staff UNHCR. Il viaggio avveniva su natanti malmessi, che spesso gli stessi passeggeri rifugiati e migranti erano costretti a condurre. Inoltre - emerge ancora dai resoconti dei sopravvissuti - altri passeggeri li avrebbero picchiati e torturati. In Italia sono in corso indagini giudiziarie sulla base di queste affermazioni.
Tra le persone arrivate lo scorso anno, la maggioranza è sbarcata in Italia (56.000, delle quali 28.000 provenienti dalla Tunisia). A Malta e in Grecia sono giunte rispettivamente 1.574 e 1.030 persone. La grande maggioranza del totale è arrivata nella prima metà dell’anno. I migranti - e non i richiedenti asilo - hanno costituito la quota maggiore. Da metà agosto fino alla fine dell’anno sono arrivate solo 3 imbarcazioni. Inoltre - secondo cifre fornite dal governo greco - circa 55.000 migranti irregolari hanno attraversato la frontiera tra Grecia e Turchia a Evros.
L’UNHCR si dice turbato per il fatto che dall’inizio del 2012 - nonostante le cattive condizioni meteo-marine - 3 imbarcazioni abbiano tentato la pericolosa traversata dalla Libia, una delle quali risulta dispersa. La barca - con a bordo almeno 55 persone - ha dato l’allarme il 14 gennaio, segnalando un guasto al motore. La guardia costiera libica ha poi informato l’UNHCR che la scorsa settimana 15 cadaveri - 12 donne, 2 uomini e una bambina, tutti identificati come somali - sono stati trovati sulla spiaggia. Domenica scorsa sono stati recuperati altri 3 corpi. È stato poi confermato che tutte le persone decedute erano residenti somali del malridotto insediamento detto Railway Project, a Tripoli. Le altre 2 imbarcazioni sono riuscite a raggiungere le coste italiane e maltesi nel mese di gennaio dopo essere state soccorse. Nella prima operazione, il 13 gennaio la Guardia costiera italiana ha soccorso 72 cittadini somali, tra i quali una donna incinta e 29 bambini. La seconda barca è stata invece soccorsa dall’esercito maltese il 15 gennaio, con la collaborazione della marina militare USA e di una nave commerciale. A bordo del gommone - trovato alla deriva a circa 56 miglia nautiche da Malta - vi erano 68 persone. Una bambina è nata su una delle imbarcazioni e una donna ha riferito di un’interruzione di gravidanza avvenuta durante il viaggio.
L’UNHCR accoglie con favore il perdurante impegno delle autorità italiane, maltesi e libiche nel soccorrere le imbarcazioni in di stress nel Mediterraneo. L’Agenzia rinnova la propria esortazione a tutti i comandanti del Mediterraneo - uno dei tratti di mare più trafficati al mondo - di restare vigili e di svolgere il proprio dovere di soccorrere imbarcazioni in difficoltà.
[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Adnkronos/Ign, AISE]