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Dalle pietre alla corda

"Sakineh Mohammadi Ashtiani non sarà lapidata ma impiccata. E' colpevole di omicidio"

28 settembre 2010

Sakineh Mohammadi Ashtiani non sarà giustiziata mediante lapidazione bensì verrà uccisa tramite impiccaggione. E' quanto ha annunciato il procuratore iraniano Gholam-Hossein Mohseni-Ejei secondo quanto riferisce l'edizione odierna del quotidiano iraniano 'Teheran Times'.
Parlando del caso della 43enne condannata alla lapidazione perché accusata di adulterio, il procuratore ha spiegato che è stata condannata a morte per un altro reato, la complicità nell'assassinio del marito, e per questo sarà impiccata. Il procuratore ha annunciato che "in base alle regole di questa corte, lei è stata condannata per l'omicidio del marito che ha la priorità sulla condanna accessoria che è quella riguardante l'adulterio". "La questione non deve essere politicizzata, così come il giudizio non deve essere influenzato dalla campagna propagandistica lanciata dai media occidentali", ha aggiunto, commentando la mobilitazione condotta dall'opinione pubblica mondiale in favore della donna.

Ieri, in un'intervista telefonica ad Aki Adnkronos International, Javid Hutan Kian, avvocato di Sakineh, aveva detto: "Non mi risulta che la sentenza di lapidazione emessa nei confronti della mia assistita sia stata ufficialmente sospesa dall'autorità giudiziaria iraniana". L'avvocato della donna aveva quindi smentito nuovamente sia le dichiarazioni del presidente Mahmoud Ahmadinejad sia quelle del capo del potere giudiziario, l'ayatollah Sadeq Larijani, che nei giorni scorsi avevano annunciato la sospensione della sentenza. "In base alle informazioni raccolte presso le autorità competenti e agli atti giudiziari, al contrario di quanto dichiarato dai capi dei poteri esecutivo e giudiziario, non si rileva alcun provvedimento ufficiale di sospensione della sentenza di lapidazione", ha detto l'avvocato. "Resto quindi molto preoccupato per la vita di Sakineh e chiedo ai media internazionali di non commettere l'errore di spegnere i riflettori sul suo caso", ha aggiunto, spiegando che il 9 ottobre si recherà alla Corte Suprema per avere aggiornamenti sul ricorso contro la sentenza di morte emessa nei confronti della sua assistita.
L'avvocato Kian ha inoltre fatto sapere che "i due figli di Sakineh sono molto spaventati e hanno smesso di rilasciare interviste ai media internazionali perché impauriti dalle pressioni governative". "Sajjad e Sahideh - ha spiegato il legale - sono in uno stato psicologico tremendo, sono terrorizzati da quello che gli agenti governativi potrebbero fare a loro e alla madre, in prigione a Tabriz". "Per questo ritengono opportuno, almeno per il momento, comunicare con i media tramite me, in qualità di legale della famiglia, oppure attraverso lettere indirizzate a personalità internazionali", ha aggiunto.
Questa mattina infine l'annuncio del procuratore iraniano. [Adnkronos/Aki]

 

 

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28 settembre 2010
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