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Dalle Regioni del Sud la proposta di istituire le Zone franche urbane (Zfu) sulla bese del modello francese

03 ottobre 2006

Dieci «zone franche» per il Sud
di Nino Amadore (Il Sole 24ORE, 27 Settembre 2006)

L'ultima candidatura è della Provincia di Caltanissetta. Ma già da settimane quasi tutte le Regioni del Sud hanno avanzato proposte per istituire Zone franche urbane (Zfu). In totale sono oltre dieci le aree candidate: dal comprensorio di Gela al quartiere palermitano di Brancaccio; da Gioia Tauro a Napoli est. Tutto sulla base del modello francese che prevede sgravi fiscali per le Pmi che si insediano o si trasferiscono nelle ''aree sensibili'' (per condizione economico-sociale) all'interno di città con oltre diecimila abitanti: in Francia sono 85 le Zfu create dal 1997 a oggi e hanno beneficiato, oltre che di sgravi fiscali consistenti, di interventi sui fronti urbanistico, dei servizi e dei trasporti.

Le Regioni - Il presidente della Calabria Agazio Loiero è già all'opera: ha dato incarico alla Fondazione Field (l'ente che si occupa di formazione e di emersione del lavoro nero) di ''identificare le aree più coerenti ai fini del beneficio della fiscalità di vantaggio nel periodo di programmazione 2007-2013''. Sono almeno sette le zone candidate: la Locride, la Piana di Gioia Tauro e i cinque capoluoghi. In Conferenza Stato-Regioni la Calabria si è fatta avanti ''come regione capofila'' per promuovere la creazione delle zone franche urbane.
Guarda con attenzione alle Zfu anche la Sicilia: già nel Dpef regionale 2006-2009 la Regione aveva indicato possibili interventi di fiscalità di vantaggio ''da concentrare in specifiche aree dell'Isola nelle quali promuovere nuovi investimenti, mediante agevolazioni compatibili con le intensità di aiuto previste per la Sicilia dall'Ue. L'aspetto più innovativo consiste nel combinare un sistema di incentivi di natura fiscale con una selezione dei territori e delle tipologie di investimento da sostenere''. L'annuncio non ha poi avuto alcun seguito nella Finanziaria regionale 2006 anche se in Sicilia, fidando sugli sgravi previsti nella Finanziaria nazionale per i distretti produttivi, sono state presentate 58 candidature di distretto in applicazione della legge regionale approvata l'anno scorso.
Questi sgravi restano sulla carta e oggi la Regione siciliana confida sulle Zfu: ''Pensiamo - dice l'assessore regionale alla Presidenza Mario Torrisi - ad aree all'interno delle città. Si potrebbero limitare le misure alle Pmi''. Sulla base delle prime indicazioni si possono ipotizzare diverse candidature: dal quartiere Brancaccio di Palermo alla zona portuale di Termini Imerese, dall'area industriale di Catania ad ampie zone dell'agrigentino, oltre a Gela.
Intanto il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino ha lanciato la candidatura di Napoli est, una delle aree industriali del capoluogo: ''Penso - ha detto - che ci siano oggi le condizioni per ottenere, a livello nazionale ed europeo, condizioni che consentano di attrarre nuovi investimenti oltre quelli in corso''.

Le imprese - Le aziende chiedono che l'istituzione delle Zfu risponda a criteri di strategia di crescita per settori specifici, come la logistica: ''Consentire di attivare o far crescere un'attività produttiva in condizioni di esenzione di imposta - dice Ettore Artioli, vice presidente di Confindustria con delega per il Mezzogiorno - è una grande opportunità. Soprattutto se innestata su interventi volti a migliorare il sistema della logistica''.

Il Governo - Pur nella certezza che le Zfu siano da fare, i ministri del governo Prodi si interrogano su quali strade seguire per non incappare nei veti della Commissione Ue. La scorsa settimana, nel corso di un convegno organizzato a Bruxelles dalla Camera di commercio di Napoli, i funzionari della Commissione hanno messo in guardia: ''In Italia - ha detto Loretta Dormal Marino, direttore della Dg Concorrenza - non mi sembra ci siano aree che hanno i requisiti per diventare zone franche come quelle francesi''. Il Governo, comunque, va avanti. ''Stiamo studiando un'ipotesi che possa essere accettata dall'Ue - ha detto il vice ministro Sergio D'Antoni -. Io ipotizzo due aree di intervento: la prima è relativa alle aree portuali e agli interporti; l'altra consiste nelle zone degradate dei centri urbani''. La norma riguarderà otto Regioni: quelle dell'Obiettivo 1 (Sicilia, Calabria, Puglia e Campania) e altre quattro (Basilicata, Sardegna, Abruzzo e Molise). In totale le zone franche urbane potrebbero essere una trentina. L'attuazione sarà demandata a un regolamento che dovrà individuare i parametri per le Zfu italiane: il presidente del Consiglio Romano Prodi ha già detto di puntare su queste misure per le aree portuali. C'è fiducia, assicura Francesco Boccia, economista e capo del dipartimento Sviluppo territoriale della Presidenza del consiglio, il quale afferma che la dote destinata alle Zfu sarà quasi certamente di 50 milioni. ''Si tratta di un'innovazione importante - dice - che approveremo di certo con la Finanziaria''.

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03 ottobre 2006
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