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Daniele Mastrogiacomo oggi torna a casa

La diplomazia e il ''canale umanitario'' ha funzionato. I talebani hanno liberato il reporter di Repubblica

20 marzo 2007

In Afghanistan erano circa le 18,30 (le 15 circa in Italia) quando Daniele Mastrogiacomo, il reporter di Repubblica ''arrestato'' dai Talebani il 5 marzo scorso, ha varcato i cancelli dell'ospedale di Emergency a Lashkar-gah, in una regione sperduta nel sud del Paese. Ieri, Daniele Mastrogiacomo è stato finalmente liberato. Ad accogliere l'inviato di Repubblica - in tunica verde scuro e turbante beige - è stato il fondatore e leader di Emergency, Gino Strada: tra i due un lungo abbraccio.
L'incubo è finito, dopo due settimane di ansie, speranze, e momenti tragici. Come l'uccisione dell'autista di Mastrogiacomo, sgozzato dai sequestratori con l'accusa di essere una spia. Non si hanno ancora notizie certe del terzo prigioniero, l'interprete Adjmal Naskhbandi. Mastrogiacomo ha detto: ''Ho visto che gli toglievano le catene''. Ma all'ospedale di Emergency non è mai arrivato.
Del suo rilascio mancano conferme, sia a Roma che a Kabul. Anche se il direttore dell'unità di crisi della Farnesina, Elisabetta Belloni, ha voluto chiarire che il suo rilascio era parte integrante del negoziato per la liberazione di Daniele e che a questo si era impegnato attraverso ''Emergency'' il mullah Dadullah.

Daniele Mastrogiacomo sta bene. ''E' in grande forma'' ha detto Strada, e lui: ''Grande Gino, grazie''. Poi l'abbraccio telefonico alla moglie Luisella, il colloquio col direttore di Repubblica Ezio Mauro, il ringraziamento - attraverso i microfoni di Repubblica Tv - ai colleghi del giornale. E a tutti i cittadini quelli che, nei duri giorni del sequestro, gli sono stati vicini. In tutti i momenti bui: ''Sono stato in quindici prigioni diverse, sempre incatenato mani e piedi. Ho avuto paura di morire, ma era come se sapessi di tutta questa mobilitazione: tutto questo mi ha dato forza e coraggio per resistere''.
Mastrogiacomo ha anche riferito di aver girato, nel corso della sua prigionia, altri due messaggi video, mai diffusi dai suoi sequestratori.
Al telefono, con il Tg3, Mastrogiacomo ha detto di essere stato trattato bene dai suoi carcerieri. Il suo è stato un lungo pellegrinaggio da un rifugio all'altro. Spesso ha dormito all'aperto, o in case piccole come ovili.
Il momento più tragico, l'esecuzione dell'autista, Said Agha, di 25 anni, accusato di essere una ''spia degli inglesi''. ''L'ho visto decapitato, è stato terribile. Il collega afghano accanto a me aveva le bende sugli occhi, ma io riuscivo a vedere tutto. Hanno urlato slogan religiosi sull'Islam e poi l'hanno fatto, gli hanno tagliato la testa. Poi hanno minacciato anche me''.
''La sua salma - hanno fatto sapere ieri il portavoce delle milizie del mullah Dadullah - non è stata restituita alla famiglia perché nessuno ce l'ha chiesta''.

A dare per prima la notizia della liberazione è stata l'agenzia stampa afghana Pajhwok. Nel confermarla, il comandante talebano Dadullah ha spiegato che l'ostaggio è stato restituito al suo Paese in cambio della scarcerazione di cinque prigionieri talebani, e consegnato a ''funzionari italiani'' nel distretto di Hazarijuft nella provincia meridionale di Helmand. Tra gli uomini liberati c'è anche suo fratello Mansoor Ahmad. Gli altri sono: Ustad Yasir, il Mufti Latifullah Hakimi (ex portavoce dei talebani) ed i due comandanti Hamdullah e Abdul Ghaffar. Escluso il pagamento di un riscatto. I Talebani controllano la produzione di oppio più grande del mondo: non hanno bisogno di soldi ma di visibilità. I cinque talebani sono stati rilasciati tra sabato domenica scorsi. Tutti trasferiti nell'ospedale di Emergency a Lashkar-gah e quindi consegnati alle milizie di Dadullah ieri mattina.
Non è stata certo una trattativa facile, quella per il rilascio, che, come ha rivelato il direttore di Repubblica Ezio Mauro, è stata condotta su un doppio binario: a quello ufficiale attivato dalla Farnesina, che aveva come interlocutore il governo Karzai, si è aggiunto quello di Repubblica (di cui comunque l'esecutivo era a conoscenza). ''Questi due canali hanno operato in maniera indipendente l'uno dall'altro per almeno una settimana, per capire se poi potessero confluire in un'unica strada idonea a riportare a casa Daniele''. ''Gino Strada - ha aggiunto il direttore di Repubblica - è stato decisivo nella fase ultima, molto, molto delicata e complicata. Il presidente del Consiglio, Prodi e il ministro degli esteri D'Alema veramente indispensabili per il lavoro che hanno fatto sul presidente afghano Karzai, il quale ha potuto in qualche modo rispondere alle richieste dei talebani. Noi che abbiamo visto da vicino lo sforzo di D'Alema e Prodi li dobbiamo soltanto ringraziare. Il capo dell'unità di crisi della Farnesina, dottoressa Belloni, che ha tenuto la barra con sicurezza. Personalmente ho scoperto veramente la punta di eccellenza dentro la struttura del nostro stato e sono rimasto molto colpito''.

Trattative difficili, ma che hanno raggiunto lo scopo prefissato e che sono state portate avanti solo con la diplomazia e il dialogo. Il ministero della Difesa è stato infatti tagliato fuori dal negoziato affidato interamente a Gino Strada. La condizione posta da Strada è stata chiara: ''nessuna interferenza, tratto da solo''. E così, quando le sue fonti promettono la consegna di un video che fornisca la prova in vita, il titolare della Farnesina gli ha spianato la strada. Una strada che ha portato alla liberazione di Daniele Mastrogiacomo, che
dovrebbe rientrare in Italia in giornata. L'ora del suo arrivo a Roma, all'aeroporto di Ciampino, non è stata ancora fissata, ma, probabilmente, non prima di metà giornata.
Quel che seguirà, è il protocollo che abbiamo imparato a conoscere per altri sequestrati liberati in Iraq e in Afghanistan. Il giornalista verrà immediatamente interrogato dalla Procura di Roma che sulla sua prigionia ha aperto un'inchiesta per sequestro di persona a scopo di terrorismo.

A Roma, Mastrogiacomo non troverà il ministro degli esteri Massimo D'Alema, da ieri a Washington, ma, come evidente, D'Alema avrà verosimilmente modo di parlare di Mastrogiacomo con gli americani e di come questa vicenda politico-diplomatica ha trovato una soluzione. Ieri, gli Stati Uniti hanno reagito alla liberazione nello stesso modo con cui avevano reagito al suo rapimento ed alla sua detenzione: tenendo un profilo basso. La Casa Bianca e il Pentagono non hanno voluto commentare. Il Dipartimento di Stato, durante il briefing quotidiano del portavoce Sean McCormack, ha espresso ''soddisfazione'', esprimendo insieme ''tristezza per l'uccisione del suo collaboratore afghano''. ''Questo conferma il fatto che i Taleban sono una forza brutale che sta cercando di far tornare l'Afghanistan indietro nel tempo - ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato - Questo è il motivo per cui noi e la Nato siamo in quel paese: per aiutare gli afghani ad avere un futuro migliore''.

Arrestato il mediatore di Emergency (PeaceReporter) - Brutte notizie da Lashkar-gah, dove Daniele Mastrogiacomo ha passato la notte in casa di Emergency in attesa del trasferimento, oggi, a Kabul. All'alba, agenti dei servizi segreti afgani hanno arrestato Rahmatullah Hanefi, 35 anni, capo del personale del locale ospedale di Emergency e figura chiave nella trattativa che ha portato alla liberazione dell'inviato di Repubblica. Ora Hanefi è detenuto e sotto interrogatorio nella sede della National Security di Lashkar-gah.
Appena saputo dell'arresto di Hanefi - senza il cui aiuto Daniele sarebbe ancora in mano ai talebani - Gino Strada ha subito chiesto il suo immediato rilascio al locale capo dei servizi e al governatore della provincia di Helmand. ''E' una cosa grottesca e provocatoria - ha dichiarato il chirurgo di Emergency - che chi ha maggiormente contribuito alla liberazione di Daniele si trovi oggi arrestato del governo afgano''. Del fatto è stato immediatamente informato l'ambasciatore italiano a Kabul, Ettore Sequi, che si è subito messo in contatto con i vertici dei servizi afgani. ''Mi hanno detto - ha riferito Sequi - che si tratta di una normale procedura per sentire una persona informata dei fatti nell'ambito dell'inchiesta che la magistratura afgana ha aperto sul caso Mastrogiacomo. Garantiscono che Hanefi verrà presto rilasciato. Hanno aggiunto - prosegue l'ambasciatore - che per lo stesso motivo anche l'inviato di Repubblica verrà sentito dalle autorità afgane al suo rientro in Italia''.   
Come se non bastasse, nel corso della mattinata circa un centinaio di persone si sono radunate davanti all'edificio che ospita il personale internazionale di Emergency, dove si trova lo stesso Daniele. Volevano notizie sulla sorte dei due ostaggi afgani: Sayed Agha, l'autista di Daniele ucciso dai talebani venerdì scorso, e Ajmal Naskhbandi, l’interprete che è stato liberato ma non consegnato a Emergency. Protestavano contro il governo Karzai, accusato di non aver fatto abbastanza per loro. Dopo circa un'ora, la folla si è dispersa e la situazione è tornata tranquilla.

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20 marzo 2007
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