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Davanti la mafia mai abbassare la guardia

Nel 2009 in Italia la lotta alla criminalità organizzata ha riscosso tanti successi, ma la lotta contro la mafia non è per niente finita

09 gennaio 2010

Un anno straordinario. Così il questore di Palermo, Alessandro Marangoni, ha definito il 2009 nel corso dell'incontro di fine anno con i giornalisti. Una stagione di successi, culminata con l'arresto dei boss latitanti Gianni Nicchi e Domenico Raccuglia. "Un uno due micidiale", ha detto Maragoni che, ha aggiunto, "ci fa affermare che siamo quasi fuori dal tunnel. Cosa nostra sta scendendo dall'autobus e noi dobbiamo farci trovare pronti. E' un momento di crisi della mafia. I quadri dirigenziali sono finiti in galera (95 i boss arrestati nel 2009), ma Cosa nostra sta cercando di riorganizzarsi". Secondo il questore, infatti, il rischio che si corre è quello che si verifichi una "'camorizzazione' di Cosa nostra palermitana, piccoli gruppi al potere che si spartiscono il territorio". Ecco perché non si deve abbassare la guardia: "Avevamo detto che avremmo messo le mani nelle tasche dei mafiosi e abbiamo mantenuto l'impegno". Il riferimento è ai 314 milioni di euro di beni sequestrati nel 2009 (+55 per cento rispetto al 2008 quando si erano fermati a quota 202 milioni).
Incoraggianti sono i segnali che arrivano anche dalla società civile. Tra i commercianti c'é chi denuncia. Sono ancora pochi, ma il Marangoni è fiducioso: "Si é aperta una crepa nella diga dell'omertà. La spinta è partita e sono certo che nei prossimi anni le denunce saranno molte ma molte di più. Lo dimostra l'accoglienza riservata ai nostri uomini. In via Sciuti, a Palermo, il giorno dell'arresto di Nicchi, e a Calatafimi, quando abbiamo preso Raccuglia, tanta gente ci ha applaudito".
Meno rapine (sono state 734, - 36%), meno scippi (235, -42%) e furti in casa (649, -27%). "Il controllo del territorio ha dato i suoi frutti anche sul fronte della microcriminalità - ha spiegato il questore del capoluogo siciliano -. L'istituzione dei Condor ad esempio è stato un deterrente per chi ha brutte intenzioni". Anche il calo delle denunce (sono state 15957, contro le 20500 del 2008), viene inquadrato positivamente: "Il contrasto é stato vincente".

Per il 2010 la lotta alla mafia resta la priorità. Con un obiettivo da centrare: la cattura di Matteo Messina Denaro. "Certamente lo prenderemo - ha concluso il questore - non chiedetemi quando ma lo prenderemo, siamo sulla buona strada. In pentola bollono tante operazioni. Non esiste l'invincibilità dei latitanti. Così come non esiste la loro infallibilità. Anche lui commetterà un errore e noi saremo lì. Sono falsi miti che non esistono".

Intanto la mafia si espande nel Regno Unito... - I tentacoli della mafia italiana si allargano sempre più verso il Regno Unito, mentre le città britanniche diventano terminali chiave per il riciclaggio del denaro sporco, operazione vitale per i clan. È stato il settimanale "The Observer" a farsi interprete nei giorni scorsi dell'allarme che sta suscitando oltre Manica l'avanzata delle famiglie mafiose italiane, che vedono nelle isole britanniche una nuova frontiera dove "estendere il loro impero criminoso".
Sarebbero sempre più le attività economiche, i palazzi, i negozi, le agenzie di scommesse con alle spalle capitali di Cosa nostra, 'ndrangheta o camorra, tutte e tre con ampie basi in Gran Bretagna. L'Observer - il domenicale del Guardian - ricorda tra gli altri il caso della società di scommesse Paradise Bet Ltd, con base a Londra ovest, cui nelle scorse settimane è stata sospesa la licenza dopo che i suoi assets sono stati bloccati dalla polizia italiana nell'ambito dell'inchiesta sulla famiglia pugliese Parisi. Sottolinea tuttavia che spesso i beni bloccati emergono come "la punta di un iceberg".
Secondo l'esperto italiano di criminalità organizzata Francesco Forgione, ex presidente della Commissione antimafia, "membri dell'alleanza di Secondigliano sono sospettati di possedere negozi a Londra dove espongono falsi prodotti di stilisti e che servono anche da nascondiglio per latitanti o da snodo per il traffico di droga".
Diversi, ancora, gli esempi sui legami tra le mafie italiane ed il territorio britannico. Il napoletano Gennaro Panzuto, fuggito dalla Campania, fu arrestato due anni fa a Garstang, nel Lancashire, dove gestiva un giro di truffe alle società di leasing.
Prima di essere arrestato nel 2005, il boss camorrista Antonio La Torre stava avviando con il denaro sporco un piccolo impero commerciale nel nord della Scozia, comprendente l'importazione di prosciutti e olio d'oliva, offrendo anche lavoro a napoletani: tra questi lo stesso Roberto Saviano, che poi ha descritto il suo soggiorno scozzese nel bestseller "Gomorra"

[Informazioni tratte da Ansa.it, La Siciliaweb.it]

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09 gennaio 2010
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