Ddl intercettazioni: il Governo ottiene la fiducia al Senato
Il Partito democratico non vota, IdV e Radicali votano contro. Il provvedimento tornerà alla Camera in terza lettura
Ieri il governo ha posto la fiducia sul ddl intercettazioni. Ad annunciarlo in Aula il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, tra le proteste dell'opposizione. La richiesta di fiducia è arrivata dopo il nulla di fatto in commissione Giustizia. Le opposizioni hanno fatto ostruzionismo e nessun emendamento o subemendamento è stato votato.
"A questo punto se il governo pone la fiducia è ampiamente giustificato dall'atteggiamento delle opposizioni" aveva ribadito il presidente della commissione, Filippo Berselli. "In commissione Giustizia abbiamo consentito ampia discussione e confronto per arrivare a una legge il più possibile condivisa" ha sottolineato Berselli nella sua relazione sui lavori. Il presidente però ha concluso il suo intervento spiegando che a causa di un "ostruzionismo senza scampo" da parte delle opposizioni, la commissione non ha potuto votare un testo, rassegnando così all'Aula il testo degli emendamenti presentati. Il presidente del Senato, Renato Schifani, ne ha preso atto "con rammarico". "Il mio rammarico si riferisce alla mancata conclusione con il voto dei lavori della commissione Giustizia, non certo all'ostruzionismo dell'opposizione" ha successivamente precisato la seconda carica dello Stato durante la discussione generale.
La versione di Berselli è stata duramente contestata in Aula da Giovanni Legnini (Pd). "E' una vergogna inaccettabile - ha attaccato - Il presidente della commissione Giustizia dovrebbe essere arbitro e rappresentare con obiettività l'andamento dei nostri lavori. E lei, presidente Berselli, non lo ha fatto".
Il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, è tornato a parlare del referendum ed ha annunciato che sono già stati acquisiti e sono pronti ad entrare in funzione i domini con gli indirizzi Internet dei siti sui quali Italia dei valori intende pubblicare le intercettazioni vietate in Italia. Per protesta i senatori dell'Italia dei Valori hanno occupato l'Aula di palazzo Madama, sventolando alcune bandiere tricolori, mentre dal cellulare di uno di loro è scattata una suoneria con l'inno di Mameli.
Stamane, infine, il via libera del Senato al ddl sulle intercettazioni. Un passaggio scontato dopo la decisione del governo di mettere la fiducia per far passare il contestatissimo provvedimento. Una votazione alla quale il Pd non ha partecipato, mentre i dipietristi hanno occupato a lungo i banchi del governo (alla fine il presidente Renato Schifani conterà 164 sì, 25 no). Esulta la maggioranza che, per bocca del capogruppo Maurizio Gasparri, si dice "orgogliosa" di questa legge.
La "battaglia" tra maggioranza e opposizione è cominciata con l'Idv che, dopo aver passato la notte in Aula, sale sulle barricate e occupa, tricolore nel taschino della giacca, i banchi del governo. "Siamo disposti a fare di tutto per impedire questa schifezza" ha detto Felice Belisario. Poi tocca a Di Pietro che grida alla "resistenza permanente" e si appella al capo dello Stato "perché difenda la Costituzione": "E' un atto di prevaricazione che neanche ai tempi di Mussolini si sarebbe fatto. C'è una maggioranza appecoronata a questo governo, se ne deve andare a casa". Fuori, invece, cresce la mobilitazione del Popolo Viola.
Verso le 11 il presidente Renato Schifani ha provato, per tre volte, a far alzare i senatori dell'Idv dai banchi del governo, che non si sono mossi. Inevitabile, allora, la loro espulsione dall'Aula.
Il dibattito, così, è cominciato ed è stato acceso come si immaginava. Intervengono Riccardo Villari per il gruppo misto, Franco Bruno per l'Api di Rutelli, Luigi Li Gotti per l'Idv, Gianpiero d'Alia per l'Udc.
Ma è quando tocca al presidente dei senatori demoratici Anna Finocchiaro che i toni salgono. Un'intervento durissimo il suo. Che provoca, più volte, le proteste della maggioranza. Un'intervento che legge nella giornata odierna "il massacro della libertà". Ed ancora: "Il Pd non parteciperà al voto. Questa legge non tutela la privacy dei soggetti ma i criminali, uccide la libertà di informazione e limità i mezzi a disposizione degli investigatori per individuare e punire i colpevoli". Chiude tra gli applausi dei suoi, la Finocchiaro. Che, con un cenno della mano, fa uscire tutti i senatori democratici. Insieme incontreranno una delegazione della Fnsi e del popolo viola.
L'abbandono dell'Aula scatena l'ira del capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri: "Non siete democratici". "La sinistra in italia non cambia mai" rincara il ministro per i beni culturali, Sandro Bondi. Ed è ancora Gasparri a difendere una legge fortemente voluta dal premier: "Siamo orgogliosi di votarla dopo aver applicato al suo interno quella democrazia che voi ignorate e calpestate".
La mattinata finisce con il voto scontato. Il Pd, l'Mpa e i sette senatori a vita non partecipano. IdV e Radicali votano contro. Nel frattempo Di Pietro annuncia il referendum abrogativo e Anna Finocchiaro prevede l'intervento della Corte Costituzionale: "Questo testo sulle intercettazioni è pieno di errori, di elementi di irragionevolezza, e ha profili di incostituzionalità molto seri".
Comunque sia il provvedimento prosegue il suo iter e tornerà alla Camera in terza lettura. Dove, come ha imposto Berlusconi, non potrà più essere modificato.
[Informazione Adnkronos/Ign, Repubblica.it]