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Ddl intercettazioni: raggiunto l'accordo di maggioranza

Sì alla pubblicazione degli atti, solo per sintesi, e niente carcere per i giornalisti

06 marzo 2009

Sì alla pubblicazione degli atti delle indagini preliminari, ma solo per sintesi e a condizione che siano stati messi a disposizioni delle parti, e niente carcere per i giornalisti.
E' questo l'accordo di maggioranza raggiunto nel lungo vertice di mercoledì pomeriggio, nel quale si è deciso anche che dovranno essere "evidenti e non più gravi" gli indizi di colpevolezza per poter procedere alle intercettazioni. Diventa poi da sei mesi a tre anni, e dunque oblabile, la sanzione per chi pubblichi il contenuto di intercettazioni di cui sia stata ordinata la distruzione o l'espunzione.

Al vertice di maggioranza hanno partecipato la presidente della commissione giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, i capigruppo in commissione della Lega, Matteo Brigandì e del Pdl, Enrico Costa, il consigliere giuridico del premier, Niccolò Ghedini e il capo del legislativo del ministero della Giustizia, Augusta Iannini.

Via libera, dunque, alla pubblicazione del contenuto delle ordinanze di custodia cautelare, perquisizioni, sequestri, interrogatori e memorie depositate dalle parti. Il tutto, però, per riassunto e dal momento in cui gli atti sono stati notificati alle parti.
Sul 'bavaglio' al diritto di cronaca nei giorni scorsi Fnsi e Fieg, con tutta l'opposizione avevano fatto sentire la loro protesta (sul tema anche all'interno del Pdl e della maggioranza si erano registrate posizioni diverse). Una battaglia, avevano sottolineato Fnsi e Fieg, non di categoria ma per difendere il diritto primario dei giornalisti ad informare e dei cittadini ad essere informati.

Le limature al testo però non convincono il Pd: "Quel testo continua ad essere tutto sbagliato ed anche le modifiche annunciate non ne cambiano la sostanza. Gli 'evidenti indizi di colpevolezza' al pari dei 'gravi indizi di colpevolezza' deprimono le potenzialità l'investigative delle intercettazioni: uno strumento investigativo fondamentale per scoprire gli autori dei reati soprattutto nell'immediatezza del delitto", questo il commento di Donatella Ferranti, capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera, che ha aggiunto: "Siamo ormai al terzo maquillage del testo di maggioranza, ma la sostanza non cambia: il ddl continua ad essere un provvedimento 'ammazza indagini'".

Fonte: la Repubblica.it

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06 marzo 2009
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