Debiti, cambiali e sequestri negli scritti privati di Gabriele D'Annunzio
... e una scrittura ... da comune mortale
Aspetti nuovi che emergono da una raccolta di lettere conservate per anni da una lontana parente di Gabriele D'Annunzio.
Dal contenuto delle lettere emergono aspetti biografici di ogni genere che permettono di considerare in maniera diversa il carattere del Poeta: dalle lettere alla mamma a quelle indirizzate alla moglie o agli amici. La cosa che più colpisce, però, gli studiosi e i biografi del poeta è che egli non scriveva da "Vate".
E così quando prendeva calamaio e carta per rivolgersi alla sua adorata mamma lo faceva usando altri toni rispetto a quelli che sono poi diventati noti nei suoi scritti più famosi: "Cara mamma, anche questo Natale lo passo al tavolino, come l'anno scorso! Non ho ancora finito. Sai che vita faccio? Mi alzo verso le quattro; mi metto a lavorare fino alle otto. Poi pranzo; mi rimetto al lavoro fino alle otto della mattina dopo. Stamani sono andato a letto alle nove! Ma ti benedico sempre perché mi hai fatto così resistente. Sono un poco dimagrito ma sto benissimo".
Toni molto lontani dalle famose corrispondenze studiate ad arte che D'Annunzio scrive con un occhio all'interlocutore e un altro, molto più attento, all'identità di artista conosciuto da tutti.
Molto interessanti sono anche quelle lettere che anticipano il tentato suicidio della moglie: nel 1890 Maria Hardouin scrive una lettera alla suocera rimproverando il comportamento poco dignitoso - come padre dei suoi figli - di Gabriele D'Annunzio e la invita a intervenire a tal proposito.
La raccolta delle lettere custodite gelosamente per anni da tre sorelle, lontane discendenti del Poeta, che portano il suo stesso cognome, è stata pubblicata a cura di Armando Audoli sulla rivista della milanese Editrice Bibliografica Wuz ed è composta da 39 lettere scritte ed inviate alla madre tra il 1889 e il 1916.