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Decapitate le cosche di Partinico e Borgetto

16 arresti tra i clan al centro di una faida per il controllo del racket e degli appalti

21 gennaio 2009

Era chiaro oramai da anni che in diversi paesini alle porte di Palermo fosse in corso una guerra fra cosche mafiose. Chiarezza che ha portato stamane i carabinieri del Gruppo di Monreale ad eseguire 16 ordini di custodia cautelare. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del tribunale su richiesta della Direzione distrettuale antimafia e riguardano indagati accusati di essere affiliati a Cosa nostra. L'indagine di fatto ha azzerato il mandamento mafioso di Partinico e Borgetto, due paesi alle porte del capoluogo siciliano, dove negli ultimi anni, dopo l'arresto del boss Vitale, si è registrata una vera e propria faida tra "famiglie" rivali che ha causato diversi morti. Gli investigatori hanno ricostruito retroscena e movente dei delitti.

La guerra di mafia si è combattuta in una fetta di territorio che è a cavallo tra i territori che erano guidati dai boss Lo Piccolo, che tentavano di espandersi nel trapanese, e quello in cui comanda il latitante Matteo Messina Denaro. Una faida che ha portato numerosi morti. Dall'inchiesta emergono, inoltre, rapporti fra i palermitani con le famiglie mafiose degli Stati Uniti.
"L'area di Partinico - hanno spiegato i carabinieri - è strategica perché costituisce la cerniera fra la mafia trapanese, che ha come capo indiscusso Matteo Messina Denaro, e quella palermitana, che ha storicamente ricoperto sempre un ruolo centrale negli equilibri di Cosa nostra siciliani e internazionali".

L'operazione, denominata "Chartago", ha messo in evidenza gli equilibri mafiosi del palermitano e sul dato che la "guerra di mafia" sembrava essersi conclusa a favore della fazione capeggiata da Salvatore Corrao e Nicolò Salto. Il denaro necessario per il sostentamento dei detenuti ed il mantenimento dei familiari dei mafiosi, infatti, cominciava ad essere assicurato dalle fiorenti attività illecite, che erano appannaggio esclusivo della gestione "vincente".
I carabinieri della compagnia di Partinico, alcuni mesi fa, fermarono durante un posto di controllo, Antonio Salto, figlio minore del boss di Borgetto, e gli sono stati trovati 70 mila euro in contanti e un "pizzino" con la lista degli imprenditori che pagavano il "pizzo".
Il mandamento mafioso colpito dagli arresti era temuto da tutte le altre famiglie palermitane proprio per l'incertezza gestionale che vi regnava e per l'effervescenza criminale più volte dimostrata. Basti pensare al tentato omicidio di Nicolò Salto (18 ottobre 2008) che fa ipotizzare nuovi scenari.



E sempre questa mattina, la Guardia di Finanza di Palermo ha confiscato ad Antonino Rotolo, il capo mandamento della famiglia mafiosa di Pagliarelli, beni per oltre 2 milioni di euro. Nino Rotolo è una delle figure chiave nell'organigramma mafioso palermitano, per avere diretto Cosa nostra nella città di Palermo.
La maggiore e più significativa parte del patrimonio confiscato è costituita dalla villa intestata al figlio Giuseppe, la stessa dove Rotolo scontava la misura degli arresti domiciliari. Proprio in un box di pertinenza sono avvenuti gli incontri tra Rotolo e gli altri associati mafiosi, nel corso dei quali erano state delineate le strategie criminali. Oltre alla villa sono stati confiscate due auto e sette polizze assicurative.

Le vittime della faida tra le cosche rivali - Sono sette le vittime della faida fra le cosche mafiose palermitane sulla quale ha fatto luce l'indagine dei carabinieri del Gruppo di Monreale con l'operazione è stata denominata "Chartago".
Il 24 giugno 2005 veniva assassinato nelle campagne di Monreale, Mario Rappa. Dopo pochi mesi, il 3 ottobre 2005 i sicari delle cosche uccidevano Maurizio Lo Iacono a Partinico, mentre era a bordo della sua automobile.
La faida proseguiva il 19 maggio 2007 con la scomparsa per "lupara bianca" di Antonio Frisella. Il 13 luglio 2007 i killer uccidevano Giuseppe Lo Baido a Partinico e il 31 ottobre dello stesso anno i sicari, giunti a bordo di una motocicletta e con il volto coperto da casco integrale, facevano irruzione nell'officina di Borgetto in cui lavorava Antonino Giambrone, uccidendolo con 11 colpi, di cui 4 al volto.
Il 12 febbraio 2008 venivano uccisi in un bar di Partinico i fratelli Gianpaolo e Giuseppe Riina. L'ultimo delitto il 19 ottobre 2008 con il tentato omicidio a Borgetto di Nicolò Salto, raggiunto stamani da uno dei provvedimenti cautelari.

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Ansa.it, Corriere.it, Repubblica.it]

 

 

 

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21 gennaio 2009
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