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Demenzialità dall’America: scoppia la moda della caccia alle nude ''ragazze Bambi''

Uno dei clienti: ''E' bellissimo, molto meglio che uccidere anatre''

16 luglio 2003
Puntante, giocate, vincete. Senza rischio. E' l'ultimo gioco di Las Vegas, la caccia alle donne nude. Si chiama poeticamente "Hunting Bambi". Si sa che quanto alla scelta dei nomi l'America è imbattibile: da "Desert Storm" a "Shock and Awe". Ma stavolta niente roulette o poker, giochi troppo cerebrali e niente slotmachine, che invitano alla pigrizia. Stavolta è caccia grossa in un parco.

I fucili hanno il cannocchiale di precisione, i carri armati sono veri e i cacciatori hanno la faccia da cittadini fessi, crudeli nella loro stupidità da ragazzi che uccidono lucertole, così tanto per fare. Solo che al posto degli animali ci sono le donne. Nude. Le Bambi. A loro è vietato proteggersi, possono solo portare scarpe ai piedi, per il resto devono scappare. Sono prede, devono fare le prede.

Diavolo, che gioco nuovo. Le ragazze devono correre per il parco, fare nemmeno tanta finta di avere paura, non hanno scampo. Saranno sparate dal loro cacciatore. Con dei proiettili che lasciano colore. Allora le ragazze dovranno agonizzare, imbrattate di vernice, con il sedere e le cosce pieno di bubboni rossi. Perché comunque i proiettili lasciano il segno e dolore.
Le regole sono opposte a quella della boxe: sul ring non si può colpire sotto, qui non si può colpire sopra. Ma naturalmente c'è chi sbaglia e mira ai seni. Vuoi mettere? Pago e sparo dove mi pare. Dai 5 ai 10mila dollari per sentirsi tutti Hemingway sulle falde del Kilimangiaro. C'è più gusto a vedere uno spasmo forte, a bucare una parte sensibile. E' un po' come tornare all'antico, al richiamo degli Antenati, "Wilma, dammi la clava", a quando i nostri avi del neolitico vivevano nella caverne, grugnivano e si bastonavano per il fuoco.

Le attrezzature del gioco sono moderne, ma il sistema è piuttosto arcaico. Perché mica finisce con la morte simulata delle ragazze. Ma no, c'è di più. La preda infatti deve agonizzare e aspettare il suo killer che poi la trascinerà per le braccia sul parafango dell'auto nella posizione che una volta toccava ai cervi e agli orsi. Ma si sa, la caccia agli animali è leggermente fuori moda mentre quella alle donne nude significa divertirsi in maniera nuova. Che spasso, legare le mani della preda, che gioia trascinarla nella polvere come si faceva nel vecchio West. Anche noi possiamo fare i Jesse James, anche noi che viviamo a New York City e sbarchiamo a Las Vegas per vivere finalmente in santa pace i nostri istinti. Dio perdonali, perché sanno quello che fanno.

Il dolore degli altri, ha scritto Susan Sontag, che si chiede anche: cosa fare delle sofferenze lontane che le fotografie offrono? Beh il creatore di Hunting Bambi, Michael Burdickn, non se lo domanda perché nel sito potete vedere e poi acquistare un filmato della caccia. E scegliere le prede, che hanno i soliti nomi delle ragazze che si vendono: Shawna, Lovely, Jennifer. Sono consenzienti, certo. Mentre Nicole ti dice che 2.500 dollari non sono da buttare via, Gidget ti fa vedere il suo sedere da elefante tutto cerchiato dai proiettili. Dove vuoi che scappi una così in carne?
E c'è un cacciatore, tale George Evanthes, che si fa anche inquadrare, tutto fiero, come se fosse sul podio olimpico: "Ragazzi, è favoloso sto' gioco, molto meglio che cacciare anatre. Se ne becchi sette ti danno anche un bonus. Una vera pacchia". Ah sì? E allora perché non ci va lui a correre a chiappe nude per il parco?

Las Vegas vuole tornare a peccare. Skin and sin la chiamavano. Pelle e peccato. L'hanno riconvertita a città turistica, a parco del divertimento nazionale, lei che è stata inventata e costruita da Bugsy Siegel con i soldi della mafia e che campa con i sogni dei pensionati che vengono a giocarsi i risparmi. Ma non ne poteva più di travestirsi da Disneyland dell'azzardo, di essere la seconda città d'America per il business, eletta nel '97 prima città imprenditoriale degli States. Non è un caso che la sua popolazione in dieci anni è salita da mezzo milione di persone a un milione e mezzo.

Las Vegas apre le gambe a tutti, non va per il sottile: ogni nuova stanza d'albergo porta tre nuovi posti di lavoro, niente tasse statali sugli introiti personali o aziendali, niente tasse di successione, niente tasse sulla proprietà.
Una città in mezzo al deserto con 36 milioni di turisti l'anno dove si può tutto: volete vedere le mutande della cameriera? In un ristorante del Mandala Bay si può: la cameriera è vestita da angelo ed è imbracata, come se dovesse scalare il K2, voi chiedete il vino che è posizionato su, molto su, e lei volerà a prenderlo.

E voi da sotto, da molto sotto, potrete guardare le sue parti intime. Volete sposarvi con una cerimonia officiata da un sosia di Elvis? Banale, nella sua semplicità, costa solo 55 dollari. Volete giocare a golf e usare un lama come caddie? Si può, anzi si deve. Altrimenti il lama che ci sta a fare? Aspettate d'incontrare un Ufo e volete ospitarlo in albergo. A Rachel, 150 chilometri fuori Vegas, si può. Hanno anche costruito un'autostrada per extraterrestri e inaugurato un motel per alieni. Volete fare surf in piscina? Subito, arriva l'onda artificiale. Preferite andare in gondola sul Canal Grande? Semplicissimo. Baste che vi mettiate le cinture e al "Venetian" sarete accontentati. Ah sì, la gondola ha un motorino sotto, ma non ve ne accorgerete. Andare a vedere una spogliarellista? Easy. Ce ne sono mille che lavorano a tempo pieno. Insomma, si torna all'antico. Alle luci rosse, alla carne imbrattata di sangue, alle care vecchie volgarità.

Non è un caso che Mike Tyson, rifiutato dall'America, si sia trasferito proprio qui. E qui si sia mangiato l'orecchio di Holyfield e qui abbia tirato giù le mutande per fare vedere il suo coso a tutti, urlando che lui non voleva alludere. E' qui in una notte calda che Tupac Amaru Shakur, cantante rap, nel '96 è stato bucato a morte da una band rivale. Anche se non era Bambi e cantava: Don't shead a tear for me, nigga. I ain't happy here. Non sprecare lacrime per me, negro. Non sono stato felice qui. Skin and sin. Pelle e peccato. E Bambi che fugge, macchiata di rosso. Pietà anche per Walt Disney.


Di Emanuela Audisio, la Repubblica

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16 luglio 2003
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