Denunciare è l'unica soluzione contro il pizzo
Addiopizzo e Libero Futuro lanciano un appello a tutti i negozianti di Palermo
Addiopizzo ai negozianti: "Ora parlate"
di Alessandra Ziniti (Repubblica/Palermo.it, 21 gennaio 2009)
Una settantina di imprenditori traghettati dal terrore degli estorsori alla denuncia, sette di loro sotto scorta per essere difesi da Cosa nostra. Almeno quaranta casi di negozi raggiunti dall'Attak del pizzo, e sono quelli i cui titolari hanno parlato, anche se il sospetto è che molti altri abbiano pagato o scelto il silenzio. Per Daniele Marannano, di Addiopizzo, "sono dati da leggere positivamente, soprattutto rispetto al passato". "Ma serve un movimento di massa per liberarsi davvero", aggiunge Enrico Colajanni, presidente di Libero Futuro, mentre proprio ieri (martedì per chi legge, ndr) i titolari dell'autosalone AutoOne di corso Tukory e della polleria Tumminello di via Resuttana, sentiti dai funzionari della squadra mobile, hanno negato di sapere chi possa avere versato la colla nei lucchetti delle loro serrature, durante lo scorso weekend.
L'ultima iniziativa delle due associazioni antiracket è in due lettere. "La prima - dice Colajanni - è indirizzata a una quarantina di imprenditori che sappiamo essere stati raggiunti recentemente dall'Attak. Lo sappiamo dai giornali, è gente che ha denunciato i tentativi di avvicinamento del racket, sono già partiti con il piede giusto. Noi li invitiamo a unirsi a noi, a farsi aiutare, anche in forma riservata".
"La seconda - aggiunge Marannano - è indirizzata ai dieci imprenditori citati nelle carte dell'operazione "Perseo" (nel corso della quale i carabinieri del comando provinciale hanno arrestato 96 "uomini d'onore", ndr). A loro offriamo assistenza e solidarietà, chiedendogli di confermare in aula quanto risulta dalle carte quando saranno chiamati a testimoniare".
Marannano e Colajanni parlano nella sede di Libero futuro (che ospita anche Addiopizzo) in via Alcide De Gasperi, in quella che, prima della confisca, era la casa di Pino Lipari. Ancora visibili, ci sono due casseforti.
Domani (ieri per chi legge, ndr) si aprirà il processo a sei imputati - i fratelli Marino e i presunti estorsori Siracusa, Russo, Spataro e Pillitteri - inchiodati dalle denunce di Giovanni Ceraulo, Andrea Di Martino (proprietario della panineria) e Francesco Oppio, che ha una torrefazione. Anche in questo procedimento Libero futuro e Addiopizzo si costituiranno parte civile. "Tano Grasso ci disse che per avere risultati sarebbe servito almeno un anno. È andata meglio: in questo processo tre imprenditori su tre collaborano, e così è andata anche a Carini. Sono dati significativi, ma ora non ci sono più alibi: tutti devono parlare". Per Marannano "la maggioranza a Palermo e in Sicilia paga, c'è anche chi cerca il pizzo prima ancora delle richieste. Non possiamo permetterci trionfalismi".
Colajanni appare meno pessimista: "Ci sono zone che, anche dopo gli ultimi arresti, parrebbero liberate dal pizzo. Il Borgo Vecchio, per esempio, dove c'erano estorsori spavaldi e incendiari che sono finiti in carcere. Ma più ci sposta dal centro e più è facile trovare gente che paga: a Uditore, Cruillas, Falsomiele, Calatafimi il pizzo ha radici profonde. Poi ci sono le aree commerciali come Strasburgo o Libertà. Ma lì ci siamo anche noi".