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Di 32, sette

Fra i "trombati" indagati per la corsa all’Ars, alla fine ce l’hanno fatta in sette

31 ottobre 2012

Fra i "trombati" la spuntano sette dei 32 indagati in corsa
di Antonella Romano (Repubblica/Palermo, 31 ottobre 2012)

Gli indagati "eccellenti" sono rimasti tutti fuori dall'Ars così come i deputati finiti in manette nella scorsa legislatura. Su 32 candidati con inchieste in corso, di vario grado, ne sono stati eletti sette. Si svuota così l'Ars dei deputati con il conto aperto con la giustizia e tra i tanti "trombati" di peso che non riescono a raggiungere lo status di deputati ci sono anche segretari di partito, onorevoli con svariate legislature alle spalle e leader di lungo corso come Gianfranco Micciché.

Non superano il responso dell'urna nemmeno i 4 assessori in carica di Lombardo che si erano candidati: al palo restano Alessandro Aricò, di Fli, malgrado la lunga campagna elettorale per le comunali, Nicola Vernuccio, Beppe Spampinato e Francesco Aiello. E non centra l'obiettivo nemmeno l'ex assessore Luigi Gentile.
Non passano dall'altro lato della barricata i due sindacalisti che hanno capitanato in questi mesi a Palermo la rivolta della Gesip: Pietro la Torre, segretario Uiltucs (fermo a 4296 voti) e Salvo Barone, di Asia, che si candidava con Idv (903 voti). E resta fuori Mimmo Russo, finito anche lui tra i "trombati", per anni capopopolo dei Pip: ha preso 2.536 voti.
Oltre al leader di Grande Sud, si ferma la corsa anche di altri coordinatori di partito. Tra gli esclusi, vittime dello sbarramento del 5 per cento che ha condannato i loro partiti a restare fuori un'altra vota dalla rappresentanza all'Ars, Erasmo Palazzotto segretario regionale di Sel, Antonio Marotta segretario regionale di Prc e Pippo Russo, segretario provinciale di Italia dei Valori. Ma anche Fli non sfonda: e paga pegno il segretario regionale candidato Carmelo Briguglio. Mancherà il volto di Marianna Caronia, del Pid, anche lei tra i 76 uscenti che ci riprovavano: non è diventata sindaco e ha detto addio all'Ars.

Alla fine l'operazione "liste pulite", che malgrado le maglie strette dei codici etici aveva visto correre per l'Ars ben 32 indagati, ha - evidentemente - spinto gli elettori a scegliere concorrenti con le fedine penali meno macchiate. Tra i casi più eclatanti, le porte chiuse in faccia a tre arrestati ricandidati: il "provocatore" Cateno De Luca (abuso d'ufficio e concussione), Fabio Mancuso, Udc, (indagato per reati finanziari) e Riccardo Minardo, Mpa, (indagato per truffa e malversazione).
Tra gli indagati "eccellenti" finiti tra i trombati c'è il caso-simbolo dell'uscente Franco Mineo, fedelissimo di Micciché, che lo aveva voluto a tutti i costi nella lista di Grande Sud malgrado un processo per intestazione fittizia di beni aggravata dall'aver favorito Cosa nostra, malversazione, usura e peculato.

Strada sbarrata anche per Mario Bonomo, ex democratico passato nell'Mps, tra gli azionisti del governo Lombardo indagato per le tangenti nel fotovoltaico. E tra gli indagati non ce la fanno nemmeno l'intramontabile ex sindaco Pdl di Messina Giuseppe Buzzanca (abuso d'ufficio), che si era dimesso per tornare all'Ars, poltrona lasciata per l'incompatibilità del doppio incarico. L'Mpa aveva il più alto numero di "inguaiati" con la giustizia di nuovo in corsa: 9. Ne entrano solo tre: Di Mauro (omissione atti d'ufficio), Gennuso (concorso in falso per l'inchiesta sulle sale Bingo) e Picciolo (simulazione di reato e calunnia).

Nel Pd, che nel 2008, come unica forza di opposizione entrata all'Ars, aveva beneficiato di una maxi distribuzione dei seggi alla minoranza conquistandone 29, resta fuori il "rottamatore" Davide Faraone, ex candidato a sindaco di Palermo: uno smacco proprio alla vigilia dell'arrivo di Matteo Renzi a Palermo. Non varcano la soglia nemmeno Pino Apprendi, Miguel Donegani, il vice capogruppo Roberto De Benedictis e Camillo Oddo, vice presidente dell'Ars. Resta fuori anche Francesco Riggio, presidente dell'ente di formazione Ciapi, sostenuto da Salvatore Cardinale.
Il Pid-Cantiere popolare a Ragusa e a Caltanissetta lascia a casa l'ex capogruppo del Pdl Innocenzo Leontini, a cui il cambio di casacca non ha giovato, e l'ormai ex capogruppo Rudy Maira.

Altro escluso illustre Pippo Gianni, che resta fuori per soli 48 voti. L'ex deputato ha presentato un ricorso alla Procura, avendo rilevato un'anomalia: 141 consensi attribuiti per due volte al candidato Giuseppe Gennuso, del Partito dei siciliani. "Se fosse confermato l'errore della doppia trascrizione, il risultato verrebbe ribaltato e Cantiere popolare, con l'elezione di Pippo Gianni all'Ars, passerebbe da quattro a cinque seggi", dice Saverio Romano, coordinatore nazionale. Per Grande Sud resta a terra l'ex sindaco di Siracusa Giovambattista Bufardeci.
Non entra Giacomo Scala, presidente dell'Anci, ed ex sindaco di Alcamo, che era candidato col Pd. E non diventa deputato nemmeno Paolo Pilato, primo cittadino di Grotte, uno dei pochi sindaci Mpa. Ricambio totale ad Enna, dove non sono entrati i tre deputati uscenti dipeso come Elio Galvagno, del Pd, Edoardo Leanza, del Pdl e Paolo Colianni (indagato per abusivismo edilizio) vicinissimo di Lombardo. Resta fuori anche il fratello di Riccardo Savona (Grande Sud) Gaetano, candidato nella lista Crocetta presidente.

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31 ottobre 2012
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