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Di nuovo il Mend

Ancora il Delta del Niger. Ancora il petrolio. Ancora il Mend. Ancora degli italiani rapiti

02 maggio 2007

''Alle sei di martedì 1 maggio i combattenti del Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger hanno attaccato il terminale della Chevron al largo dello Stato di Bayelsa [...] Questo attacco mira a smentire le numerose storie apparse sui giornali dietro pressioni del governo, che sostenevano l'appoggio del Mend a Jonathan e Yar'adua (Jonathan Goodluck è il nuovo vicepresidente, ndr). La scelta di Jonathan come vicepresidente della Nigeria non avrà alcuna conseguenza, se non sarà accompagnata dalla piena accettazione di tutte le condizioni che abbiamo già posto al governo nigeriano e alle aziende petrolifere per la pace nel delta del Niger. L'attacco di oggi alla struttura della Chevron intende servire anche da monito alla Shell, riguardo alla sua decisione di tornare nei pozzi che abbiamo già attaccato a Bayelsa e negli altri stati del delta [...] Avevamo promesso di dare un addio ignominioso alla presente amministrazione nigeriana [...] Questo attacco è uno di una serie che intende imbarazzare il regime uscente. E' anche un avvertimento al governo futuro, che consideriamo una estensione di quello attuale. Continueremo la nostra lotta per la giustizia fino a raggiungere tutti i nostri scopi senza eccezione [...] Gli ostaggi saranno rilasciati senza condizioni il 30 maggio 2007. Ciò sarà possibile solo se le compagnie petrolifere e il governo dello Stato di Bayelsa non faranno tentativi per ottenere il rilascio offrendo riscatti. Ogni offerta di questo genere sarà considerata un insulto e peggiorerà la condizione di questi ostaggi''.

Il messaggio sopracitato è quello che il Mend (Movimento di emancipazione del Delta del Niger) ha inviato via email all'agenzia Apcom e ad altre agenzia di stampa, dove oltre alla rivendicazione viene anche fissata la data per il rilascio dei sei dipendenti della compagnia petrolifera Chevron, fra cui quattro tecnici petroliferi italiani (Raffaele Pascariello, Alfonso Franza, Mario Celentano, e il ragusano 35enne Ignazio Gugliotta), un cittadino americano (John Stapleton) e un croato (Juricha Ruic), sequestrati ieri nella zona del Delta del Niger, mentre erano al largo di Escravos su un battello-piattaforma della multinazionale americana Chevron.
Le prime informazioni sono arrivate da fonte nigeriana, poi la conferma del Ministero degli Esteri italiano: i quattro impegnati in lavori per la Chevron sarebbero sub-contractor assegnati alla manutenzione degli impianti. La rivendicazione del rapimento è arrivata poche ore alla multinazionale direttamente da parte del Mend, il, lo stesso gruppo che rapì gli italiani dell'Agip il 7 dicembre del 2006.
Il portavoce del Mend, Jomo Gbomo, ha affermato che gli ostaggi saranno liberati il 30 maggio prossimo, esattamente il giorno dopo il giuramento dal neo-eletto Presidente della Nigeria, Umaru Yar'adua, purché non vi siano tentativi di ottenere il rilascio attraverso il pagamento di somme di denaro. Gbomo ha chiaramente sostenuto che ''qualsiasi offerta di denaro sarà vista come un affronto e comprometterà la situazione di questi ostaggi''.

La dinamica dell'attacco - L'attacco è avvenuto all'alba di ieri contro una postazione d'alto mare. I rapitori si sono avvicinati con delle imbarcazioni alla nave-piattaforma della Chevron e, dopo aver sparato e ucciso un addetto alla sicurezza nigeriano, con dei candelotti di dinamite hanno minacciato di far saltare tutta la piattaforma. A quel punto da bordo hanno passato una cima ai banditi, permettendo loro di salire a bordo per sequestrare i quattro italiani, l'americano e il cittadino croato. I 6 tecnici stranieri sequestrati avevano tentato di fuggire a bordo di un'imbarcazione di salvataggio dopo l'assalto contro la piattaforma petrolifera mobile, ma sono poi stati catturati. A riferire questo particolare fonti governative e industriali citate dalla France Press.
Il Mend ha sottolineato nella sua rivendicazione che l'attacco sulla piattaforma ha causato l'immediata chiusura del pozzo che l'alimenta, determinando così un calo nella produzione di 15.000 barili di greggio al giorno.
L'attacco di ieri fa parte di ''una serie'' di azioni che hanno l'obiettivo di ''mettere in imbarazzo'' il governo uscente. Sabato notte inoltre, in un episodio di violenza che spiega bene il livello di caos raggiunto nel Niger Delta, è stata rapita anche la madre del nuovo governatore dello stato di Rivers: la donna è stata sequestrata nel villaggio di Ubima, poco lontano da Port Harcourt, con un'azione che fino ad ora non è ancora stata rivendicata, ma il cui scopo è chiaro: fare pressioni sui nuovi leader politici designati nelle elezioni del mese di aprile.

Le reazioni della Farnesina - ''Devo purtroppo confermare che alcuni tecnici italiani sono stati rapiti. Abbiamo segnalato più volte l'estrema pericolosità della Nigeria e in particolare di una certa area e avevamo invitato le imprese italiane a ridurre all'indispensabile la loro presenza''. Questo ha detto il ministro degli Esteri Massimo D'Alema, a Bari per partecipare a una manifestazione per il 1 maggio. ''Questo episodio - ha aggiunto - conferma purtroppo i rischi che sono connessi alla instabilità del Paese. D'altra parte noi non possiamo impedire ai tecnici di andare''.
Il ministro degli Esteri in serata ha fatto diffondere un comunicato dalla Farnesina in cui ''assicura che gli organi dello Stato si sono attivati immediatamente e stanno già operando al fine di favorire una positiva conclusione della vicenda. Al fine di evitare ogni interferenza, anche involontaria, con le iniziative avviate, il ministro D'Alema - informa la Farnesina - si appella al senso di responsabilità degli organi di stampa affinché controllino rigorosamente le fonti di informazione e la loro attendibilità e si astengano in particolare dal divulgare notizie non confermate. Il ministro chiede altresì ai mezzi di informazione di adottare la massima discrezione nel trattare una vicenda che, come quelle analoghe avvenute in passato, presenta aspetti assai delicati. Ciò sia per evitare di rendere più difficile l'attività degli Organi dello Stato, sia per il rispetto dovuto alle famiglie dei nostri connazionali, che vivono momenti di grave angoscia e preoccupazione''.
Con il sequestro dei quattro italiani sono ben nove i connazionali sequestrati in Nigeria in soli cinque mesi. Vogliamo ricordare che lo scorso dicembre furono rapiti dai ribelli del Mend Roberto Dieghi, Francesco Arena e Cosma Russo, tecnici di succursali dell'Eni. Dieghi fu liberato il 18 gennaio, Arena e Russo il 15 marzo. Con loro il tecnico libanese Imad Saliba, liberato il 21 febbraio. (leggi)

La crisi del Delta la Nigeria - A causa delle violenze nella regione del Delta la Nigeria, che è il primo produttore africano di petrolio, perde circa 600.000 barili di greggio al giorno. La Nigeria ricava dal petrolio oltre il 95% delle sue entrate in valuta; in condizioni normali sarebbe in grado di estrarre 2,6 milioni di barili al giorno, che provengono quasi tutti dalla regione del Delta. Nella zona il gruppo più attivo è il Movimento per l'emancipazione del delta del Niger (Mend), responsabile dei rapimenti dei tecnici italiani dell'Eni rilasciati di recente. Ma assieme al Mend sono in azione altri gruppi politi o tribali, ma anche gang di delinquenti legati al traffico di petrolio e di armi che nella regione è in grado di paralizzare qualsiasi attività della polizia e dello stesso esercito federale nigeriano.
La crisi del Delta tra l'altro si incrocia in queste settimane con la profonda crisi politica che il paese attraversa dopo le elezioni presidenziali e legislative. Proclamato vincitore delle presidenziali del 21 aprile scorso, il candidato del partito al potere Umaru Yar'adua ha annunciato ieri che la lotta contro le violenze nel Delta sarà una delle sue priorità. In questi giorni però in tutto il paese sta montando la protesta per contestare il risultato delle elezioni. Infatti, Yar'adua ha ottenuto il 70% dei voti al termine di elezioni segnate da diffuse irregolarità e violenze, denunciate da tutti gli osservatori internazionali, che hanno indotto l'opposizione a non riconoscere l'esito delle urne. Il neo-eletto presidente è stato candidato dal partito di governo dietro indicazione del Presidente uscente Olusegun Obasanjo. Ex governatore dello Stato settentrionale di Katsina, musulmano e padre di sei figli, è uno dei pochi governatori nigeriani a non essere stato accusato di corruzione dalla Commissione antifrode creata da Obasanjo per contrastare un fenomeno talmente dilagante da rendere la Nigeria il paese più corrotto al mondo.

Anche lo scrittore Wole Soyinka, premio Nobel per la letteratura, ha chiesto l'annullamento delle elezioni. ''Non è giusto accettare l'inaccettabile per la ricerca della pace'', ha detto Soyinka, insistendo che occorre annullare e riorganizzare le elezioni. I nigeriani erano stati chiamati alle urne in due turni: il 14 aprile per eleggere i governatori e i Parlamenti locali dei 36 Stati. Il romanziere e drammaturgo, Nobel nel 1986, ha chiesto d'altra parte le dimissioni del presidente della Commissione elettorale nazionale (Inec), Maurice Iwu, del quale ha deplorato il ''livello di incompetenza'', sostenendo che ha svolto il suo compito in maniera partigiana a favore del Pdp, il partito al potere, vincitore delle elezioni. Soyinka ha anche criticato il ruolo del capo della polizia nigeriana, Sunday Ehindero, responsabile di aver permesso a suoi ufficiali di ''collaborare'' ai brogli del Pdp.

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02 maggio 2007
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