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Di Pietro al Colle...

Beppe Grillo lancia il nome del leader dell'Idv per il Quirinale

02 novembre 2012

Da "capo politico", così come si è autoproclamato, Beppe Grillo ha lanciato il nome di Antonio Di Pietro per la poltrona del Quirinale. E, ovviamento, lo ha fatto a suo modo, inanellando una lunga serie di critiche, ma dando alla fine all'ex pm la patente di "uomo onesto". E quindi adatto per ricoprire la carica di presidente della Repubblica.
Tutto si scuote, dopo il terremoto elettorale siciliano. E a Tonino, che dopo il duro colpo subito nelle urne chiede ai Cinque Stelle di fare fronte comune, il capo politico del Movimento risponde: "Ha commesso degli errori, ha inserito nel suo partito persone impresentabili come De Gregorio e Scilipoti, ha evitato, per scelte forse tattiche, prese di posizioni nette sulla Tav e sul G8, ma lui soltanto in Parlamento ha combattuto il berlusconismo".
Prove di alleanza? O una apertura "avvelenata", nel momento in cui quel che resta del bacino elettorale dell'Italia dei Valori a Grillo e Casaleggio fa molta gola? Si capirà nei prossimi giorni.

"E' sempre stato un isolato, mal sopportato dai pdmenoellini e odiato da tutti gli altri - ha aggiunto Grillo - e ha confuso talvolta la politica con la realpolitik e cercato un compromesso impossibile con partiti corrotti e in via di estinzione. Si è fidato troppo di persone a lui vicine, di signor nessuno che ne hanno sfruttato la popolarità assecondando in modo acritico ogni sua richiesta. Ha allevato, forse consapevolmente, piranha e squali che pensava di tenere a bada e che ora mostrano le loro fauci". "Però - aggiunge Grillo - in questi lunghi anni di inciucio tra il Pdl e il Pdmenoelle, senza di lui, in Parlamento si sarebbe spenta anche l'unica flebile luce rimasta accesa". E ancora: "Può essere che Tonino abbia lanciato dei referendum pro domo sua, ma se abbiamo potuto votare contro il nucleare di Casini, Bossi, Fini e Berlusconi lo dobbiamo a lui che ha raccolto e validato le firme necessarie. Solo per questo dovremmo dirgli grazie. Il Lodo Alfano, che anche un bambino avrebbe dichiarato incostituzionale, ma non il presidente della Repubblica, fu criticato e osteggiato in solitudine da Di Pietro nel silenzio dei Bersani, dei D'Alema e con il plauso dei Cicchitto e dei Gasparri. L'uomo ha un caratteraccio, non ascolta nessuno, ma è onesto. Quando ha dovuto affrontare il giudizio di un tribunale lo ha fatto senza esitazioni e ne è sempre uscito prosciolto. Quanti in Parlamento possono dire altrettanto?". "Il mio auspicio - ha concluso sul blog - è che il prossimo presidente della Repubblica sia Antonio Di Pietro, l'unico che ha tenuto la schiena dritta in un Parlamento di pigmei. Chapeau!"

"Non ci sono precedenti nella storia repubblicana di un leader di partito che fa il necrologio del suo partito sulle colonne di un giornale, dicendo in più che sosterrà Grillo. Questa è un'operazione articolata da due politici navigati. Di Pietro ha scritto il necrologio troppo presto". Questo il commento a Tgcom24 di Massimo Donadi, capogruppo Italia dei Valori alla Camera, alle parole di Antonio Di Pietro sulla fine dell'Idv - in un’intervista al Fatto Quotidiano - e l'avvicinamento a Grillo dopo che quest’ultimo lo ha incoronato presidente della Repubblica. "Negli ultimi sei mesi - dice Donadi - Di Pietro ha sbagliato tutto, attaccando Napolitano, ha rotto deliberatamente l'alleanza col centrosinistra portando in Sicilia a un'innaturale alleanza a sinistra. Lì si è voluti fare la vergine-prostituta. La scelta di Di Pietro di abbandonare il centrosinistra per cedere alle sirene dell'antipolitica di Grillo è quella di un leader che non è più utile al suo Paese".
Nel descrivere l'atteggiamento di Di Pietro, Donadi lo paragona a Berlusconi. "L'Idv negli anni in cui è esistita - spiega - non ha fatto antipolitica. Il Di Pietro di oggi decide di tradire la sua storia, con un declino simile a quello di Berlusconi, cambiando idea dalla sera alla mattina senza rendersi conto che quanto potevano dare alla politica lo hanno già dato".
Sul futuro dell'Idv privata del suo leader e fondatore, Donadi sottolinea che "Alfano sta dimostrando che esiste un Pdl senza Berlusconi, così come la Lega senza Bossi. Se l'Idv avrà la forza potrà continuare a esistere senza Di Pietro ed evitare di scendere in piazza a gridare con Grillo". I nomi del futuro? "Io sono un parafulmine quindi no. Escluderei tutti quelli che parlano di morte dell'Idv". Infine, ipotizzando Grillo Presidente del consiglio e Di Pietro al Quirinale, Donadi sostiene che "un'Italia del genere sarebbe come il Messico di Pancho Villa e Zapata".

Secondo il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, "l'Idv è morto come partito, ma non solo: è il sistema dei partiti a essere morto. Lo dico da tempo fin da quando sono stato eletto. A Vasto abbiamo deciso di aprirci alla società civile, ma secondo me c'è qualcuno che vuole celebrare il funerale senza che ci sia il morto, o meglio qualcuno che vuole svincolarsi". "Oggi è in gioco la possibilità di avere una posizione politica che non cede al politichese degli inciuci. Il problema non è Di Pietro - aggiunge Orlando - è quello di avere una forza radicalmente alternativa che non cali la testa alla violazione dei diritti dei cittadini. A dicembre bisogna fare questa grande assemblea in cui si lanci l'apertura alla società civile. A molti dà fastidio che Di Pietro vada da mesi dicendo che se l'Idv non si distingue dai partiti rischia di essere morto come tutti gli altri. Di Pietro il ruolo ce l'ha perché ha costruito un'alternativa credibile. Il tema non è il congresso, ma è se riusciremo ad arrivarci come forza innovativa".
Sugli errori di Di Pietro aggiunge: "L'errore più grande di Di Pietro è stato quello di credere che fosse possibile partire da solo, senza alcun apparato, per creare un progetto politico. Nel momento di passare da un partito personalistico a un movimento aperto è arrivata la condanna a morte. La seconda Repubblica ha trasformato la volgarità in un sistema diffuso. Il conflitto di interessi è diventato popolare e non di pochi. L'appartenenza è la condizione necessaria per fare l'operaio a Bergamo e non solo il dirigente a Palermo". Sull'ipotesi di una fusione con Grillo, Orlando risponde: "Le fusioni fredde non funzionano mai. Grillo manifesta il termometro della malattia dei partiti in Italia. Non si può curare la malattia rompendo il termometro, ma nemmeno pensare che basti quello per guarire".

E Giancarlo Cancelleri come presidente vorrebbe Salvatore Borsellino - "A me piacerebbe Salvatore Borsellino: nel mio cuore ha creato un terremoto". Così Giancarlo Cancelleri, portavoce del Movimento 5 stelle in Sicilia, ha commentato al TgCom la dichiarazione di Beppe Grillo che valuta il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, come l'uomo "giusto" per il Quirinale.
Poi un riferimento al divieto del comico agli eletti del M5S a partecipare a dibattiti televisivi, dopo il rimprovero a Federica Salsi, consigliere comunale di Bologna ospite alla trasmissione Ballarò: "Grillo non bacchetta, ma dà consigli e credo che non sia un consiglio sbagliato - ha detto Cancelleri -: i talk show televisivi sono un circo mediatico dove le persone si sovrappongono e si tolgono le parola dove emerge chi è più bravo a esporre senza che abbia di fatto qualcosa da esporre. Noi non siamo professionisti in questo senso e magari potremmo fare cattive figure; nell'intervento che invece che sto facendo con voi  ho la possibilità invece di esporre tranquillamente quello che penso. Ecco, io credo che il consiglio di Grillo vada in questo senso. La battuta sul 'Punto G'? Nessun maschilismo: in Sicilia su 15 eletti 6 sono donne".

[Informazioni tratte da ANSA, ASCA, Lasiciliaweb.it, Repubblica.it]

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02 novembre 2012
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