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Dice che lui in procura fa quello che minchia vuole ...

Ciancimino jr deride i magistrati e gli agenti di scorta. Pubblicata intercettazione choc del figlio di don Vito

08 settembre 2011

Il Viminale è tornato sulle sue decisioni, ammettendo Gaspare Spatuzza al programma di protezione, dal quale era stato escluso in giugno dello scorso anno perché le sue rivelazioni erano arrivate in ritardo. Una decisione accolta con favore dalle Procure che si occupano delle stragi degli anni Novanta, e cioè Palermo, Caltanissetta e Firenze, che l’avevano richiesta.
Ma, se Spatuzza è stato, per così dire, "promosso" sul campo come collaboratore di giustizia, Massimo Ciancimino potrebbe definitivamente uscirne a causa dell’ennesimo "incidente" di percorso, provocato ancora una volta da una sua smargiassata.
E andiamo a raccontare i fatti, rinvenuti e pubblicati da Panorama...

"Negli uffici della Procura di Palermo io faccio quel che minchia voglio". A parlare è proprio Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito, che ignaro di essere intercettato, rideva della sua scorta e anche dei magistrati. A svelare gli episodi il settimanale Panorama, che pubblica stralci di due intercettazioni ambientali risalenti al 16 novembre e al 1 dicembre 2010: nei nastri era stata registrata la voce dell'ex teste della procura di Palermo, poi arrestato lo scorso 21 aprile con l'accusa di calunnia aggravata.
La procura di Reggio Calabria in quel momento teneva sotto controllo Girolamo Strangi, un commercialista indagato perchè considerato vicino alla 'ndrangheta. Strangi con Ciancimino parla di fatture false e di 170 mila euro in contanti, da trasportare a Bologna o a Parigi. L'ex teste si propone come "spola": "Ti fidi a fare tutto quel percorso in macchina, con i soldi?" chiede. "Io non ho problemi, che sono con scorte e cose io passo ovunque. Io ci ho una specie di squadra di calcetto dietro". Ciancimino racconta poi a Strangi di avere quasi libero accesso agli uffici della procura di Palermo. E che dal computer entra nella banca dati del Viminale. "Negli uffici di Ingroia (il procuratore aggiunto di Palermo, ndr) tu digiti un nome dice e gli puoi fare vita, morte e miracoli". Aggiunge che qualche sera prima c'è stata una riunione alla Direzione distrettuale antimafia. "Mi lasciano nella stanza chiusa per non farmi vedere dai giornalisti", dice. Così, in assenza del magistrato, Ciancimino sostiene di avere armeggiato al suo pc. Poi il procuratore rientra: "E vede che sto al computer. Dice: Lei è bastardo!... Mica mi nascondo, io faccio quello che minchia voglio là dentro, peggio per loro che mi lasciano là. L'altra volta mi sono andato a vedere un file dove c'erano le barche da sequestrare...".

- Le intercettazioni su Panorama 1| 2

[Informazioni tratte da SiciliaInformazioni.com, Corriere del Mezzogiorno, ANSA]

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08 settembre 2011
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