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Dicono d'aver perso la testa...

Convalidato l'arresto per i tre minori che hanno barbaramente ucciso Lorena Cultraro

16 maggio 2008

Il gip del Tribunale dei minori di Catania, Lia Castrogiovanni, ha convalidato l'arresto dei tre ragazzi di 15, 16 e 17 anni che hanno confessato di aver ucciso e gettato in un pozzo la quattordicenne Lorena Cultraro a Niscemi (CL). Il provvedimento è stato emesso dopo un interrogatorio durato per oltre 4 ore alla presenza del pm Silvia Sorrentino. I tre devono rispondere di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
I tre hanno confessato e confermato tutto: sono stati loro gli autori del delitto.
Gli avvocati dei tre (Francesco Spataro, che difende due degli indagati, e Carmelo Ragusa, che assiste il terzo) non si sono voluti esprime sul movente affermando che "non c'è stata un'indicazione ben precisa da parte dei ragazzi" e rimandando tutto a dopo l'esame autoptico, compresa la tesi che la ragazza sospettasse di essere rimasta incinta. Il pm Stefania Barbagallo ha rinviato a stamane l'autopsia sul corpo di Lorena. L'esame era fissato per ieri pomeriggio, ma le notifiche inviate dal pm alle parti interessate non sono arrivate tutte a destinazione. Quindi l'autopsia è stata rinviata a oggi all'ospedale di Caltagirone (CT).

Gli avvocati dei tre minori hanno sottolineato che "non ci sono tesi discordanti" e che "le posizioni dei minorenni sono univoche, a eccezione di piccole sfumature". "I ragazzi - hanno aggiunto gli avvocati - adesso cominciano a realizzare cosa hanno fatto, l'interrogatorio li ha liberati di questo peso enorme che portavano dentro. Sono molto pentiti, perché hanno preso consapevolezza del loro gesto e hanno capito che la loro azione ha portato alla morte di una ragazzina e alla distruzione di quattro famiglie".
Secondo gli avvocati difensori, quindi, i tre ragazzi, o meglio, i tre assassini cominciano a realizzare cosa hanno fatto, ma stando alle loro confessioni la realizzazione dell'immane mostruosità sembra fosse già chiara nelle loro intenzioni. Con l'invio di un sms è stato stabilito che la quattordicenne Lorena Cultraro doveva essere uccisa perchè provocava "problemi con le fidanzate" degli indagati. E' stato Domenico, 16 anni, a mandare il messaggio agli altri due, Giuseppe, di 17 anni e Alessandro di 15. A rivelare i retroscena agli inquirenti, ammettendo le proprie responsabilità, è stato quest'ultimo.

"Conoscevo Lorena da cinque mesi - ha detto Alessandro - e con lei avevo avuto anche un rapporto sessuale". Alessandro ha ricostruito dettagliatamente le ultime ore di vita della quattordicenne, prima di essere uccisa. "Ero davanti alla scuola di Niscemi - ha raccontato - insieme a Giuseppe e Domenico. Lorena era lì, e quando ci ha visto arrivare ci ha detto che era sua intenzione incolpare uno di noi tre del fatto che era incinta [...] Giuseppe mi disse che dovevamo ammazzare Lorena per quello che aveva detto".
Alessandro ha ricostruito il piano che gli altri due suoi complici avevano preparato il 30 aprile scorso, attirando in una trappola la ragazza. "Domenico - ha spiegato Alessandro - mi inviò un sms nel quale mi diceva più o meno che dovevamo 'ammazzare Lorena'. Da quel momento è scattato il piano nelle campagne alla periferia di Niscemi". Alessandro ha ricordato che Lorena fu portata sul posto da Giuseppe con il suo ciclomotore. "All'interno del casolare - ha detto il più giovane degli assassini - Domenico e Giuseppe hanno iniziato a spogliare Lorena, che in qualche modo cercava di fare resistenza soprattutto verbale, dicendo che non voleva essere spogliata. Giuseppe e Domenico hanno proseguito e sono riusciti a spogliare del tutto Lorena, e a turno, prima Giuseppe, poi Domenico e per ultimo io, abbiamo avuto rapporti con Lorena [...] Finito il mio rapporto con Lorena Giuseppe e Domenico hanno iniziato a prendere a calci e pugni la ragazza, perchè aveva messo in giro false notizie nei loro confronti creando problemi con le loro rispettive fidanzate".

"Ad un certo punto - ha detto ancora l'indagato reo confesso - ho notato Giuseppe o Domenico, non ricordo esattamente chi dei due, anche per la rapidità del gesto, che passavano al collo di Lorena un filo di corrente elettrica o un cavo tv, ed entrambi glielo stringevano fortemente a tal punto da soffocarla. Io me ne stavo in disparte a guardare, e Giuseppe e Domenico mi hanno detto di tapparle la bocca, perchè Lorena cercava di gridare aiuto. Preso dalla paura che potevano anche farmi del male, le ho messo la mano sulla bocca fino a quando non ci siamo accorti che Lorena non respirava più e le usciva anche sangue dalla bocca"...

Una testimonianza semplicemente agghiacciante, che descrive perfettamente in quale antro buio, profondo e senza senso le nuovissime generazioni possono tracollare. Dettagli ormai noti a Giuseppe Cultraro, il padre di Lorena uscito sgomento ieri mattina dall'obitorio di Caltagirone: "L'ho riconosciuta da qualche ciocca chiara sui capelli scuri. Per il resto è un buco nero. Si pentono? Bastardi. Rispetto a loro Totò Riina un signore è. Devono morire in galera".
Avevano saputo negare nei giorni precedenti. Anche in caserma dove Cultraro subì minacce dai loro genitori: "Il padre di Domenico lo conosco da una vita. Mi vide in caserma e mi chiese che ci facevo io lì. 'I vostri figli che ci fanno qui, dovete spiegare', replicai io. E il padre di Giuseppe s'avventò contro me: 'Ti scippo la testa se non lasci i nostri figli in pace'. Arrivarono i carabinieri per separarci...".
Oggi l'autopsia chiarirà se Lorena era incinta, come sostenuto dai tre miserabili. I tre hanno affermato che la ragazza intratteneva relazione con loro e che aveva detto di essere rimasta incinta, senza indicare di chi. Il padre di Lorena ha sempre escluso questa possibilità.
La madre di Lorena chiede giustizia ai magistrati: "O la fanno loro, o me la faccio io". Il padre sa che non perdonerà mai: "Quei tre mostri in pasto ai coccodrilli vorrei darli".

Dopo la confessione il padre di Domenico, il più grande dei tre assassini e che faceva la parte del ''fidanzatino'' di Lorena, ha detto a denti stretti danti ai giornalisti: "Se lo tengano dentro e sconti la sua pena che sarà il dolore eterno per me e sua madre. Ma sempre niente rispetto a quello dei genitori di Lorena [...] Quando la settimana scorsa i carabinieri hanno cominciato a interrogarlo perché qualcosa non quadrava gli ho chiesto se davvero era fidanzato della ragazza scomparsa. E riduceva tutto a niente: "Lei mi voleva, ma io non la voglio". Bugie. Mi sembrava un ragazzo come tutti. Sì, senza troppo studio. Ma buono. "Cerco un lavoro", mi diceva quando capivo che libri non ne mangiava. E l'ho mandato come apprendista da un carrozziere. Ma quello non lo pagava. E si è licenziato. Volevo portarmelo nelle serre e non lo pigliavano perché minorenne. Così, perdeva tempo per le strade [...] Capisco ora che non sappiamo e non capiamo niente di niente dei nostri figli. Non mi sono mai seduto a tavola se non c'era lui. A letto la sera presto. Regole ferme. Che non valgono niente. Perché dietro gli occhi non sai che cosa gira nella testa di questi ragazzi...".

La legge come potrà punirli ? - Ai ragazzi dai 14 ai 17 anni che vengono giudicati per omicidio, non viene mai inflitta la pena dell'ergastolo proprio perché sono minorenni. La condanna viene di norma calcolata riducendo la pena dei 30 anni, che può arrivare fino a un terzo.
La valutazione dei giudici del tribunale dei minorenni nel comminare la condanna tengono conto di un ventaglio di possibilità di riduzione di pena: dalla personalità dell'imputato, alle attenuanti generiche.
I giudici, a seconda dei casi, possono anche prevedere la "messa alla prova" del minorenne, anzichè la detenzione in carcere.
La diminuzione della pena per i minorenni è prevista dall'articolo 98 del codice penale. A questa si possono aggiungere le attenuanti generiche che sono circostanze "facoltative": la loro concessione a favore dell'imputato costituisce una facoltà, non un dovere, del giudice. Sono disciplinate dall'art. 62 del codice penale e prevedono una riduzione di pena di un terzo. Costituiscono, nell'equilibrio generale del sistema penale, il contrappeso delle aggravanti. Gli imputati possono anche accedere al rito abbreviato davanti al gup che porta ad una riduzione di un terzo della pena in caso di condanna. 

- "La faccia perbene dei giovani torturatori" di Dacia Maraini

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16 maggio 2008
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