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Dieci comandamenti disattesi...

Vecchia e nuova mafia, vecchie e nuove abitudini: i Lo Piccoli e la loro mania del lusso

08 novembre 2007

Preso il ''capo dei capi'' Bernardo Provenzano, latitante da mille anni e ritrovato rintanato dentro un buco di campagna, a mangiare pane, cicoria e ''ricuttedda frisca'', però serio, religioso e tuttodunpezzo, si passò subito ad analizzare chi sarebbe potuto diventare il suo successore. Due i papabili: il palermitano Salvatore Lo Piccolo e il trapanese Matteo Messina Denaro. Nomi della ''terza generazione'' mafiosa, influenti e molto affezionati allo ''Ziu Binnu'', però diversi tra di loro, rappresentanti di due modi (due mondi) di vedere la vita mafiosa.
Matteo Messina Denaro: scialacquatore, belloccio e impomatato, amante delle ''fimmine'', delle macchine veloci e del lusso.
Salvatore Lo Piccolo: da tutti (così sembrava) detto ''mafioso vecchio stampa'', quindi serio, morigerato, altamente ''morale'' e tuttodunpezzo.
Insomma, molto più vicino ai vecchi corleonesi, con le mani sporche di sangue, ma amanti della famiglia e con nel cuore una cartolina bucolica, campestre, semplice... mistica.

Lunedì scorso Totuccio Lo Piccolo è stato arrestato. L'erede di Provenzano, il signore dello Zen, ''u baruni di San Lorenzo'' è stato catturato, insieme al figlio Sandro e ad altri due latitanti, Andrea Adamo, reggente di Brancaccio, e Gaspare Pulizzi, boss Carini. Sono stati presi in campagna (come u' zzu Binnu) ma non stavano dentro ad un casolare diroccato, freddo e che sapeva di sterco d'animali e formaggio. Stavano in una villetta, nulla di eccezionale, certo, ma c'erano diverse comodità in quella casa. C'erano i caloriferi, c'erano tante cose da bere, c'erano parecchi vestiti buoni e tante armi...
La polizia, dentro una bella e firmata borsa di pelle, ha trovato un documento di un importanza eccezionale, qualcosa che gli investigatori mai avrebbero sperato di trovare, e che forse manco cercavano pensando fosse molto improbabile che esistesse una cosa del genere. E invece davanti a loro si è presentato un vero e proprio ''libro mastro'' con nomi e cognomi, indirizzi, cifre da estorcere, cifre incassate, e ancora, una mappa con i nuovi mandamenti del Capoluogo e nomi, nomi e nomi... Un ''passepartout'' magico che agli inquirenti aprirà tante, tante porte.
Insieme a tutto ciò, è stato trovato anche un ''pezzo storico'' della ''Storia della Mafia'', qualcosa di cui tutti i pentiti hanno parlato giurando sulla sua esistenza, ma di cui ancora non si era trovata traccia, come dire l'Arca dell'Alleanza della mafia: la ''Costituzione di Cosa nostra''.
Nella villetta dei Lo Piccolo, scritto a macchina, tutto in maiuscolo, hanno trovato il ''Decalogo del perfetto mafioso'', dieci regole dieci, di una dirittura etico-morale ferrea. Dai comportamenti da assumere - sociali e sessuali - ai divieti improcrastinabili. Una carta che riassume cosa si deve fare, avere e credere per essere un vero uomo d'onore.

Insomma, qualcosa degna di un ''mafioso vecchio stampo'', senonché accanto alla ''tavola delle leggi mafiose'' e accanto alla vasta iconografia religiosa esposta nei muri (madonne in lacrime, sante rosalie, cristi in croce, e padri pii, tanti padri pii appesi al muro e sotto forma di santini dentro le tasche) si sono trovati anche bottiglie di whiskey, sigari cubani, vestiti griffati e orologi Rolex, più di uno... Già, gli orologi Rolex, patacconi appariscenti che servono per ostentare ricchezza e non per vedere che ora è... Già, i Rolex di Salvatore Lo Piccolo... ''Quello degli orologi'', lo chiamava addirittura così Giovanni Brusca.
Nella villetta di campagna, riscaldata e piena di ''lussi spartani'', Salvatore Lo Piccolo non è apparso ''ascetico'' come ''Binnu Provenzano''. Tra bicchierini di superalcolici, camice di taglio buono e armi, tante armi, Salvatore Lo Piccolo è sembrato più un decadente personaggio da stereotipato film mafioso di serie b, qualcuno che si vede bene non ha seguito quelle regole ''somme'' nei venticinque anni di latitanza, che un ''mafioso vecchio stampo''. Beh, tra l'altro cosa si poteva pretendere da una persona ''padrona'' di luoghi come San Lorenzo, Tommaso Natale o Partanna-Mondello, i posti ''più tochi'' di Palermo. Totuccio Lo Piccolo gli ''incontri d'affari'' li faceva nei migliori bar e ristoranti, e per vestirsi, seppur latitante e un po' impedito nei movimenti, i suoi scagnozzi li mandava nelle boutique di via Ruggero Settimo o di viale Strasburgo. Per non parlare di suo figlio Sandro, buono per un programma di Maria De Filippi, impomatato, anzi patinato ma con al collo una croce francescana.

Difficilmente ri-nascerà una mafia che aderisce al decalogo trovato nel covo dei Lo Piccolo, una mafia dal fanatico atteggiamento ascetico e con gli occhi rivolti al buon Dio. Cambia tutto e cambia anche la mafia, e quella di oggi, decadente e postmoderna, sembra sia arrivata al capolinea... Ricordiamoci quanto detto da Giovanni Falcone: ''La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine''.
[F.M.]

Il Decalogo del perfetto mafioso

Il primo comandamento recita testualmente: ''Non ci si può presentare da soli ad un altro amico nostro - se non è un terzo a farlo''.
Il secondo: ''Non si guardano mogli di amici nostri''.
Il terzo: ''Non si fanno comparati con gli sbirri''.
Il quarto: ''Non si frequentano né taverne e né circoli''.
Il quinto: ''Si è il dovere in qualsiasi momento di essere disponibile a cosa nostra. Anche se ce (testuale ndr) la moglie che sta per partorire''.
Il sesto: ''Si rispettano in maniera categorica gli appuntamenti''.
Il settimo: ''Si ci deve portare rispetto alla moglie''.
L'ottavo: ''Quando si è chiamati a sapere qualcosa si dovrà dire la verità''.
Il nono: ''Non ci si può appropriare di soldi che sono di altri e di altre famiglie''.
Il decimo comandamento è il più articolato e fornisce indicazioni precise sulle affiliazioni, ovvero su ''chi non può entrare a far parte di cosa nostra''. L'organizzazione pone un veto su ''chi ha un parente stretto nelle varie forze dell'ordine'', su ''chi ha tradimenti sentimentali in famiglia'', e infine su ''chi ha un comportamento pessimo e che non tiene ai valori morali''.
Con i fogli del decalogo, gli investigatori hanno sequestrato un'immaginetta sacra con la formula rituale di affiliazione: ''Giuro di essere fedele 'a cosa nostra' se dovessi tradire le mie carni devono bruciare - come brucia questa immagine''.

 

 

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08 novembre 2007
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