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Dietro ai forconi e dietro la forza d'urto

Chi c'è dietro il Movimento che da quattro giorni tiene bloccata la Sicilia. Le associazioni di categoria sono preoccupate: "E' alto il rischio criminalità"

19 gennaio 2012

"I drammatici fatti di queste ore evidenziano la gravità della crisi economica in Sicilia e la totale assenza, fino ad oggi, di provvedimenti incisivi da parte del governi nazionale e regionale: ciò ha portato alla esplosione di proteste esasperate, con forme di lotta che stanno causando ulteriori danni all'economia e ai cittadini siciliani. Le ragioni delle imprese rischiano di essere strumentalizzate dalla peggiore politica e di sfociare in un ribellismo inconcludente aperto anche alle infiltrazioni della criminalità, organizzata e non''.
E' quanto hanno scritto, in un documento indirizzato al presidente del Consiglio Mario Monti e al presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo, i vertici regionali di Confartigianato, Confagricoltura, Confederazione italiana Agricoltori, CNA Sicilia, Casartigiani, Confapi Sicilia, Confcommercio, LegaCoop, Confesercenti Sicilia, Confcooperative, UniCoop.

Le associazioni sono intervenute per evidenziare i rischi connessi alle proteste di questi giorni in Sicilia, che hanno portato al blocco dei Tir. "E' il momento dell'assunzione di responsabilità da parte di tutte le classi dirigenti - si legge ancora nel documento - suona paradossale che, dopo la continua denuncia delle forze sociali ed economiche del rischio della rottura della coesione sociale, e dopo avere disatteso richieste e proposte delle imprese e delle loro associazioni di rappresentanza (credito alle imprese, pagamenti pregressi da parte della Pubblica amministrazione, piano straordinario per il lavoro, sostegno per nuova occupazione nelle imprese, alla luce di quanto sta avvenendo) non si ritenga ancora oggi opportuno aprire un immediato confronto sulle emergenze dell'isola".
"Il governo nazionale e quello regionale - concludono le associazioni di artigianato, agricoltura, commercio e cooperazione - devono intervenire subito con provvedimenti straordinari per dare risposte all'agricoltura, all'artigianato, al commercio e all'intero sistema produttivo siciliano. a partire dalle misure proposte per l'autotrasporto dal vice ministro Ciaccia nell'incontro dello scorso 11 gennaio".

Secondo Confindustria Sicilia, "gruppi criminali e mafiosi si sarebbero infiltrati tra gli autotrasportatori, gli agricoltori del Movimento dei Forconi e i pescatori di alcune marinerie e agirebbero per interessi che nulla hanno a che fare con i motivi alla base delle proteste che da tre giorni stanno paralizzando" la Sicilia.
Il presidente degli industriali siciliani, Ivan Lo Bello, ha  inviato una nota al ministro dell'Economia, Corrado Passera, per sollecitare un intervento tempestivo.

Ma chi c'è dietro il Comitato composto da padroncini, agricoltori e pescatori? In questi giorni tante sono state le voci a circolare, ed alcune alquanto curiose.
In alcuni tir campeggiano le bandiere della Trinacria, simbolo degli indipendentisti. A Catania tra padroncini e agricoltori sono comparsi gruppi di militanti del movimento di estrema destra Forza nuova, mentre a Palermo a fianco dei camionisti ci sono gli anarchici del centro sociale Anomalia.
Una mobilitazione anomala, dunque, perchè coinvolge pezzi di società e gruppi politici che hanno poco in comune se non la crisi economica.
Ma al centro di blocchi e presidi, si trovano soprattutto leader storici di piccole associazioni e nuovi capipopolo. C'è Giuseppe Richichi, 62 anni, da un ventennio alla guida degli autotrasportatori dell'Aias: ex trasportatore, è tra i responsabili di un consorzio che gestisce un autoparco a Catania realizzato con fondi pubblici. Fu poprio Richichi dodici anni fa a mettersi a capo della protesta che per una settimana mise in ginocchio la Sicilia, con Confindustria che alla fine stimò danni per 700 miliardi di vecchie lire. In quell'occasione Richichi, molto abile a tenere i rapporti con la politica tanto che si vocifera di consulenze che avrebbe avuto in passato all'assessorato regionale ai Trasporti col governo Cuffaro, finì in carcere con l'accusa di avere tagliato le gomme ad alcuni tir per impedire che aggirassero la protesta, all'epoca ribattezzata tir selvaggio. Assieme a lui furono arrestati altri due membri dell'associazione, tra cui Nunzio Di Bella, 49 anni, altro storico leader degli autotrasportatori.

Rispetto ad analoghe proteste, attuate dall'Aias anche nel 2005 quando persino la Fiat fu costretta a chiudere la fabbrica di Termini Imerese e poi ancora nel 2007, alla mobilitazione in corso hanno aderito anche centinaia di pescatori di alcune marinerie, tra cui Catania e Santa Flavia (Pa), e soprattutto gli agricoltori che si ritrovano sotto le bandiere dei 'Forconi'.

Tra i leader c'è senza dubbio Mariano Ferro, ex Forza Italia, con ambizioni in politica, candidato in passato alle amministrative e poi alla Camera, ma senza successo. Volto noto a Siracusa e descritto come un personaggio "carismatico" tra i piccoli produttori per la sua dialettica, Ferro è a capo del movimento spontaneo che da alcuni mesi ha scelto la piazza per esprimere il malessere della categoria e il trattore come simbolo. A chi, soprattutto nelle organizzazioni agricole storiche, gli contesta la mancanza di strategia e soprattutto di obiettivi, lui risponde: "Siamo diventati importanti, dobbiamo portare a casa qualcosa di concreto, non possiamo restare con le mani vuote dopo aver messo su questo grande movimento". Poi ci sono altre figure, come Francesco Calderone, anche lui tra i leader dei 'Forconi' e operativo nella provincia di Siracusa, e Martino Morsello, precario di 57 anni, ex imprenditore finito in disgrazia, già deus ex machina di Altragricoltura, ora anche lui finito tra i 'Forconi'. L'anno scorso è stato tra i relatori di un convegno sull'usura bancaria, presieduto dal segretario provinciale di Forza Nuova di Terni Marco Petrelli. "Io con Forza nuova non c'entro nulla - dice - Sono socialista. Alle regionali ho votato un amico del Pd. In Sicilia per ora abbiamo 100 postazioni di protesta dove ci sono almeno 100 mila persone, se dovessimo dare una tessera a chi aderisce al movimento sicuramente non sarebbero meno di 30 mila".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, LiveSicilia.it]

 

 

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19 gennaio 2012
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