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Dietro l'emergenza rifiuti...

Il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta: "Situazione grave non dichiarata. Mafia e arretratezza dietro l'emergenza rifiuti"

28 marzo 2015

"In Sicilia c'è una situazione di emergenza, non dichiarata: dalle prime considerazioni che abbiamo fatto, dagli elementi che abbiamo raccolto, dal 2010 (anno dell'ultimo report fatto dai nostri predecessori) a oggi non ci sono stati cambiamenti".
Alessandro Bratti, il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti, ieri in prefettura a Palermo ha illustrato un quadro estremamente preoccupante.
"Esiste un sistema di fatto basato su discariche, soprattutto private - ha proseguito - e non è in linea con quelli che sono gli orientamenti più moderni. In Sicilia c'è la raccolta differenziata tra le più basse d'Italia. Gli impianti di compostaggio avrebbero potuto essere una soluzione ma adesso non funzionano. C'è una gestione del percolato molto complicata e problematica che ancora non trova impianti importanti in Sicilia".

L'elenco continua: "Non è partito il sistema delle Srr, le società d'ambito che avrebbero dovuto sostituire gli Ato e in alcuni Ato ci sono infiltrazioni mafiose, favorite dalla disorganizzazione. Insomma, complessivamente la situazione è molto grave. In un sistema ordinario di gestione dei rifiuti che non va, le infiltrazioni malavitose ci sono di tutti i tipi e di tutti generi, come per esempio i noti fenomeni corruttivi anche all'interno delle strutture pubbliche come quella della Regione. Una situazione che abbiamo definito sconcertante".
"Abbiamo monitorato la situazione del Coinres - ha spiegato - che fa perno su Bagheria, dove l'attività è stata pesantemente influenzata da attività malavitose. Ci sono altre situazioni nel trapanese che riguardano società come Belice Ambiente. Nel catanese ci sono state intimidazioni nei confronti di alcuni sindaci dopo che hanno deciso di cambiare il gestore del servizio di raccolta. Sono cose che ci lasciano poco tranquilli".

UNA DISASTROSA SITUAZIONE DI STALLO. "In Sicilia c'è una situazione di stallo o addirittura di peggioramento. La riforma con il passaggio dagli Ato alle Srr (Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti) non è mai partita e adesso, con il passaggio dalle Province alle città metropolitane, si potrebbe cambiare una riforma che non ha ancora visto la luce. Complessivamente c'è una situazione di grande confusione, che non è cambiata nonostante le gestioni politiche siano state differenti".
"Siamo stati anche nella discarica palermitana di Bellolampo - ha proseguito - Sicuramente c'è stato un miglioramento della situazione precedente, soprattutto per quanto riguarda la formazione di percolato. Ci sembra che la gestione della sesta vasca sia più soddisfacente di prima, ma rimane il problema relativo al suo riempimento, sempre più veloce visto che lì conferiscono oltre a Palermo altri 52 Comuni".

SCONTRO TRA IMPIANTI PUBBLICI E PRIVATI. "C'è uno scontro di vedute tra pubblico e privato. C'è chi sostiene che il sistema pubblico frena lo sviluppo dell'impiantistica privata e chi dice che la gestione privata ha portato a infiltrazioni criminali", continua Bratti. La Commissione ha sentito sia il vice presidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, sia il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il quale negli scorsi giorni aveva parlato di "interessi inconfessabili" nella gestione di acqua e rifiuti. "L'unico partito di maggioranza negli ultimi otto anni, sia con Lombardo sia con Crocetta - aveva detto Orlando - è stato Confindustria, che qualche responsabilità se la deve prendere. Questa è una battaglia di civiltà, pagheranno tutti, sindacalisti, imprenditori, politici".
"Mentre per Orlando - ha spiegato Bratti - questa gestione pubblico-privata è criminogena, per Catanzaro la presenza del pubblico è eccessiva e ingombrante. Purtroppo c'è grande confusione e non abbiamo capito bene quali sono i costi della gestione rifiuti perché non ci sono delle fonti ufficiali che ci consentano di capire quali sono le situazioni".

IL COMMISSARIAMENTO NON E' LA SOLUZIONE. A chi gli ha chiesto quale è l'orientamento della Commissione su un eventuale commissariamento da parte di Crocetta, Bratti a risposto: "La gestione di emergenza, con commissariamenti, non ha mai risolto un problema. Questo ci dice la nostra esperienza. La Sicilia, la Campania e la Calabria hanno speso molti soldi con commissariamenti senza risolvere tutto. Un conto è il commissariamento su questioni specifiche, come un singolo impianto, un conto è commissariare l'intera gestione regionale".

TERMOVALORIZZAZIONE E L’OPPORTUNITÀ DI CONFERIRE FUORI. "Nessuno ci ha paventato il ritorno alla termovalorizzazione come scelta strategica per la Sicilia". Proprio dell'inchiesta sui termovalorizzatori, ancora in corso, hanno parlato i magistrati della Procura di Palermo con i componenti della Commissione. "La Commissione ha riscontrato la carenza di un piano complessivo da imputare alla Regione. Da un lato - ha detto - ci si richiama al piano rifiuti 2012, di fatto scaduto nel 2014, e dall'altro ci dicono che l'assessore all'Energia Vania Contrafatto sta lavorando a un piano di emergenza".
"Decidere di conferire i rifiuti al nord Italia o all'estero è una scelta legittima. Lazio e Campania lo stanno facendo. E un'opportunità. C'è però un problema di costi la cui valutazione deve essere lasciata a chi gestisce la raccolta. Tutto si riverbera sui cittadini. Se i costi sono troppo alti, e già lo sono - ha detto infine Bratti - si crea un circolo vizioso perché i cittadini non riescono a pagare le tasse e il servizio peggiora".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]

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28 marzo 2015
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