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Difendiamo i dialetti ma non per motivi razzisti

Il regista premio Oscar Giuseppe Tornatore d'accordo con la salvaguardia dei dialetti ma non intesa alla maniera leghista

29 agosto 2009

"Non c'è dubbio che il patrimonio dialettale italiano sia straordinario. Ma la Lega ne fa un uso fuori luogo, al servizio di concetti secessionistici, antiunitari, razzisti".
Lo dice in un'intervista al Corriere della Sera il regista Giuseppe Tornatore che ha realizzato il suo ultimo film 'Baarìa' (Bagheria, sua città natale, ndr) in dialetto siciliano. Il film aprirà il 2 settembre la Mostra del Cinema di Venezia e avrà una versione in italiano e una in dialetto.
In merito alla possibilità di studiare i dialetti a scuola Tornatore aggiunge che "è giusto conservarli. Affiderei l'insegnamento dei dialetti a personale specializzato, in una scuola moderna, che dia ai ragazzi gli strumenti, a cominciare dall'inglese, per inserirsi nel mondo globale. Ma introdurre test di conoscenza del dialetto è palesemente un modo per impedire ai professori del Sud di insegnare al Nord. Una cosa talmente assurda da divenire irrealistica, e quindi provocatoria".
"Un conto
- ha sottolineato il regista - è  preservare la cultura e l'identità dei territori; un altro è escludere chi viene da fuori. La difesa dei dialetti è antica e nobile: risale alla scelta idiomatica del Manzoni, che individuando la lingua della nuova nazione italiana poneva la necessità di salvare le altre. I più grandi critici della nostra letteratura, De Sanctis e Croce, erano legatissimi ai loro dialetti. Negli Anni '70, con l'unificazione linguistica imposta dalla tv, il tema tornò di moda. Io sono favorevolissimo: ma un'istanza giusta non va usata in modo strumentale. Oltretutto il bello della cultura locale è che cambia di villaggio in villaggio, di quartiere in quartiere". Riferendosi alla Lega Tornatore afferma che "ha fatto promesse impegnative. Ora ha bisogno di alzare la voce, per far dimenticare che le promesse non sono ancora state mantenute. A costo di creare falsi storici. Perché non esiste una continuità culturale che unisca davvero il Nord, così come non esiste una lingua padana. Un insegnante di Genova che affrontasse il test di dialetto a Trieste faticherebbe come un napoletano a Milano". [Adnkronos/Ing]

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29 agosto 2009
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