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Difficile prevedere come si muoverà Cosa Nostra

Il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, sui futuri scenari mafiosi

30 ottobre 2008

Il boss Matteo Messina Denaro, tuttora latitante, può diventare il successore di Bernardo Provenzano? "Se mantengono la tradizione l'organigramma di vertice è sempre a Palermo".
Così il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, interpellato dai cronisti a margine dell'inaugurazione dell'Istituto superiore di tecniche investigative dell'Arma dei carabinieri di Velletri (Roma), ha risposto così sulla possibile ascesa al vertice di Cosa Nostra siciliana.
"Non c'è dubbio che abbia una influenza - ha aggiunto Grasso - ma è un trapanese...".  Il nuovo capo di Cosa Nostra, chiunque esso sarà, non potrà essere gradito a tutta l'organizzazione. Sui possibili scenari, dopo la cattura di Bernardo Provenzano e di Salvatore Lo Piccolo, Grasso ha detto che si è in una "fase di transizione i cui esiti non sono prevedibili con certezza".

"Non si può prevedere quali saranno le prossime strategie di Cosa Nostra. In particolare, non è possibile prevedere se continuerà la strategia finora perseguita di sommersione del fenomeno per incrementare gli affari oppure se prevarranno fattori di instabilità e di crisi interna collegata alla situazione dei capi condannati in via definitiva all'ergastolo".
Se cioè, questa seconda possibilità legata a fattori di instabilità potrà provocare un "improvviso deterioramento dei precari equilibri sia a causa di iniziative concertate con talune fazioni dell'organizzazione mafiosa sia per iniziativa di gruppi o soggetti emergenti riusciti a sottrarsi alle direttive generali e a ridisegnare una nuova geografia interna del potere".
Per il procuratore antimafia, Cosa Nostra "ha bisogno di tempo per ricostruire i suoi vertici e quindi le strutture così come tradizione vuole". In questo momento, ha sottolineato Grasso, c'è questa fase: la mafia è decapitata ma "se non si continua nelle indagini e nella repressione il rischio è che tutto torni come prima, e questo non lo vuole nessuno".

Migliaia di affiliati a Cosa nostra. "In Sicilia, i gruppi criminali di tipo mafioso, contano circa 5.500 affiliati: cioè lo 0,11% della popolazione siciliana che ammonta a poco più di 5 milioni" ha detto Grasso, nella lectio magistralis a Velletri. "Sarebbero - ha aggiunto Grasso - uno su mille: una battaglia uomo a uomo che non avrebbe storia. Perchè allora - ha continuato Grasso - non si riesce a debellare questo fenomeno? L'aspetto più caratterizzante della criminalità organizzata siciliana - ha risposto subito dopo il magistrato - è la presenza di un'area grigia della società costituita da elementi o gruppi, che pur non facendo parte integrante dell'organizzazione, stabiliscono con essa contatti, collaborazioni, forme di contiguità, più o meno strette".

Secondo Grasso, quindi, nel rapporto "tra mafia e società è riconoscibile questo blocco sociale-mafioso che, di volta in volta, è complice, connivente o nel migliore dei casi caratterizzato da una neutralità indifferente". Questo blocco "comprende una borghesia mafiosa fatta di tecnici, esponenti della burocrazia, professionisti, imprenditori, politici che, o sono strumentali o interagiscono con la mafia, in una forma di scambio permanente fondato sulla difesa di sempre nuovi interessi comuni".
E questa, "zona grigia rappresenta, a bene vedere, la vera forza della mafia perchè è costituita da individui che vivono nella legalità, che forniscono un supporto di consulenza per le questioni legali, per gli investimenti, per l'occultamento di fondi e per la capacità di accrescere l'immane potenziale economico dell'organizzazione criminale". [La Siciliaweb.it]

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30 ottobre 2008
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