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Digiuno e preghiera per la Pace

Cristiani, musulmani e laici insieme: "Il primo digiuno è quello di non mangiare gli altri"

07 settembre 2013

"Il primo digiuno è quello di non mangiare gli altri". Un grande teologo e biblista come il padre gesuita Silvano Fausti arriva subito all'essenziale. Milioni di persone si sono preparati per aderire oggi alla giornata planetaria di "preghiera e digiuno" per la pace "in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero" che per tutta la serata avrà al centro la veglia in San Pietro e la meditazione del Papa.
Bergoglio si è rivolto anche ai cristiani non cattolici, ai fedeli di altre religioni e ai non credenti, e le adesioni sono arrivate da tutto il mondo perché "la pace è un bene che supera ogni barriera, un bene di tutta l'umanità" come ripeteva ieri il Pontefice attraverso il profilo Twitter @Pontifex: «Una catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà!». Ai responsabili di Sant'Egidio ieri ha confidato: «Non è una mia idea, me l'ha ispirata il Signore nella preghiera».

In piazza San Pietro anche diversi esponenti del mondo arabo partecipano alla giornata di digiuno e preghiera per il Medio Oriente indetta dal pontefice. Tantissimi i musulmani nel luogo simbolo del cattolicesimo, uniti ai cristiani dalle parole di papa Francesco contro la guerra in Siria. Oltre alle mani incrociate che recitano il rosario, nella piazza tappeti arabi per le preghiere ad Allah. E dai territori in Terra Santa, i palestinesi hanno annunciato che si uniranno alla veglia a distanza.
"Non vogliamo provocare nessuno, ma se sarà possibile sarebbe un bel gesto poter pregare ognuno il proprio Dio in piazza", spiega Foad Aodi, presidente della comunità araba in Italia, di origini palestinesi, che sarà presente alla veglia assieme a diversi siriani che vivono a Roma. Tra loro, soprattutto nella Capitale, aumenta chi si schiera per la cosiddetta 'terza via': "Né con Assad, né con i ribelli, ma per la pace".Nella comunità araba sono decine e decine le adesioni arrivate con il passare delle ore per l'iniziativa a San Pietro: egiziani, iracheni, tunisini, libici o libanesi accolgono "l'invito di Francesco".
Ma ci saranno veglie e preghiere in contemporanea anche a distanza. Gli arabi in Italia si riuniranno a Cagliari, Napoli, Messina, Milano, Padova, Ravenna. Il messaggio ecumenico è diventato virale diffondendosi tra le circa 60 comunità mussulmane locali. Iniziative che "vedranno la partecipazione a distanza anche dalla Terra Santa", spiega Aodi.

Non si tratta semplicemente di non mangiare né può esistere una casistica delle cose da fare. "Il digiuno è sempre simbolico, è una purificazione - spiega ancora padre Silvano Fausti - i nostri cinque sensi ingurgitano tutto, si tratta di digerire e creare uno spazio di interiorità, di trovare in sé la propria libertà interiore, di non divorare ma entrare in una relazione corretta e libera con le cose e con gli altri: ciascuno decide in coscienza ciò da cui astenersi, le cose che lo rendono schiavo o con le quali rende schiavi gli altri...".
Un gesto forte, per la Chiesa, che dice tutta la volontà di trovare una "soluzione politica" e la preoccupazione per "ogni vana pretesa militare" (come scriveva Francesco a Putin e a tutto il G-20, "troppi interessi di parte" hanno impedito "l'inutile massacro cui stiamo assistendo") e un'escalation di guerra oltre la Siria.

Anche un'autorità della Chiesa ortodossa come il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, ha raccolto l'appello del "fratello in Cristo, papa Francesco". Tra le altre, significativa l'adesione di Ahmad Badreddin Hassou, il Gran Mufti sunnita di Siria.
Ciascuno decide in coscienza, al di là dalle appartenenze.

E i No Muos scrivono a Papa Francesco - Un gruppo di attivisti del comitato No Muos, che si oppone alla realizzazione di una stazione di trasmissioni radio-satellitari della marina Usa a Niscemi, parteciperà a Roma alla veglia e al digiuno in piazza San Pietro. Hanno anche redatto una lettera da consegnare al Papa sottolineando che: "Spirano sempre più forti i venti di guerra sul Mediterraneo, non più mare di pace, e la nostra terra di Sicilia non è più isola di cultura, ma portaerei per fini bellici di superpotenze che si alimentano, insaziabili, dei profitti dell'economia di guerra".

Nella missiva ricostruiscono l'iter della costruzione della base Muos nel sughereto di contrada Ulmo a Niscemi, spiegando che "in questi giorni la pace è in forte pericolo" e sollecitando un intervento del Pontefice: "la Sua autorità, caro Papa Francesco, è forte. Abbiamo apprezzato il suo grido contro la guerra che scuote anche chi, nella Chiesa, è sordo ai venti della pace - scrivono gli attivisti No Muos - ci rivolgiamo a Lei perché noi, 'credenti e non credenti', siamo convinti che in questa terra possano vincere la vita e le forze del bene sull'oscurità del male e della guerra. Per questo accogliamo il Suo invito a partecipare in piazza San Pietro alla giornata di digiuno e di preghiera. Siano le Sue parole - conclude la lettera a Papa Francesco - di pace e speranza monito verso la politica e i piccoli uomini deboli e corrotti".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Adnkronos/Ing, Corriere.it]

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07 settembre 2013
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