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Diritti e dignità

E' polemica sulle parole di Angelo Provenzano, figlio del boss Bernardo, dette durante l'intervista andata in onda su Servizio Pubblico

16 marzo 2012

Per la prima volta Angelo Provenzano, figlio del capomafia Bernardo, ha rilasciato un'intervista a Sky, andata in onda ieri sera sulla trasmissione di Michele Santoro Servizio Pubblico. Un'intervista che ha scatenato una serie di prevedibili polemiche.
Angelo Provenzano, tra le altre cose, ha ricordato il grave stato di salute in cui versa il padre, detenuto al 41 bis nel carcere di Parma e, pur dicendosi certo che non verrà mai scarcerato, ha invocato per il familiare un trattamento dignitoso.
In studio, durante la trasmissione nella quale erano invitati il fratello del giudice Paolo Borsellino, Salvatore, il parlamentare del Pd, Walter Veltroni, Claudio Martelli e, in collegamento da Chicago, il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia,  si è scatenato un acceso dibattito e c'è stato chi, come Salvatore Borsellino e Veltroni, ha ravvisato toni minacciosi dietro alcune parole pronunciate dal ragazzo.

"Chiedo che si faccia una perizia per capire se mio padre è capace di intendere e di volere e se a livello neurologico possa essere curato. Non posso stabilirlo io, deve stabilirlo lo Stato. Noi siamo consapevoli che sarà difficile che mio padre possa essere scarcerato, ma quello che chiediamo e continueremo a chiedere è che venga curato". Angelo Provenzano ha chiesto, dunque, che al boss vengano riconosciuti "diritti e dignità". "Mio padre vive un decadimento neurologico tale da non poter permettere la somministrazione di cure chemioterapiche per il suo tumore alla prostata - ha detto ancora Provenzano jr -. È sempre un cittadino italiano, un essere umano, la dignita umana va rispettata. Se mio padre è così scomodo allora qualcuno si prenda allora la responsabilità di istituire la pena di morte, anche ad personam".
Alla domanda su chi siano per lui Falcone e Borsellino, il figlio di Bernardo Provenzano ha risposto: "Per me sono due vittime immolate sull'altare della Patria. Sono due vittime della violenza".
Il linguaggio e la struttura del discorso di Angelo Provenzano, che a un certo punto ha parlato anche di "violenza che chiama violenza", hanno sollevato la reazione degli ospiti di Santoro. Per tutti si è trattato di un intervento inquietante, un linguaggio definito "organico all'ambiente in cui è cresciuto".
A commentare il contenuto dell'intervista anche Sonia Alfano, eurodeputato e responsabile nazionale del dipartimento Antimafia di Idv. "Ancora una volta siamo costretti ad ascoltare il figlio del sanguinario boss Bernardo Provenzano che continua a invocare umanità per il padre detenuto in regime di 41 bis. Mi trovo costretta a ribadire quanto già espresso mesi fa: ho fatto visita a Provenzano in carcere, mi è parso in buona salute e lui stesso mi ha detto che non gli manca nulla". "Per cui - aggiunge Sonia Alfano - il figlio smetta di auspicarne la scarcerazione: è condannato all'ergastolo per le crudeltà di cui è stato capace e dovrà scontare la sua pena fino all' ultimo giorno. Sono certa che 'Servizio pubblico', che ha intervistato il figlio del più crudele capomafia, presto darà spazio, come fatto in passato, anche ai figli delle vittime innocenti di Provenzano o dei suoi sodali. Per esempio sarebbe bello poter sentire una testimonianza di Milly Giaccone, figlia del prof. Giaccone, ucciso per non aver ceduto al ricatto dei mafiosi che gli chiedevano di falsificare una perizia calligrafica". "Milly Giaccone - ha concluso Alfano - aveva soltanto 23 anni quando vide suo padre morto tra i viali alberati del Policlinico, a Palermo".

"Provenzano è malato ma è lucido" - E mentre il figlio Angelo invoca in tv cure per il padre "gravemente malato", i periti nominati dalla Corte d'assise d'appello di Palermo ritengono il capomafia Bernardo Provenzano "capace di stare validamente in giudizio".
Nonostante sia gravemente malato, il boss Bernardo Provenzano "può partecipare coscientemente al processo e difendersi utilmente". E' quanto sostengono i consulenti incaricati dalla Corte d'Assise d'Appello di Palermo di chiarire se il padrino di Corleone sia capace di intendere e di volere. Accertamento sollecitato ai giudici dal difensore del boss, Rosalba Di Gregorio, che ha più volte denunciato le gravissime condizioni fisiche e mentali del suo cliente.
I due medici, un neurologo e uno psichiatra - Iaccarino e Crisci - hanno escluso, dunque, che sussista l'infermità che per il codice di procedura penale pregiudica la cosciente partecipazione al processo del capomafia, imputato in appello dell'omicidio di Ignazio Panepinto, ucciso durante la guerra di mafia degli anni '80.
Sulla lucidità del boss i due periti non hanno dubbi, ma che Provenzano sia molto malato si evince anche dalla relazione depositata alla corte: oltre a un inizio di Parkinson e un'encefalite destinata a peggiorare, il capomafia, detenuto al 41 bis a Parma, avrebbe problemi al colon. Tanto che il carcere sollecita da mesi l'effettuazione di una colonscopia che all'interno dell'istituto di pena non può essere fatta e che, per problemi di sicurezza legati al trasferimento all'esterno del paziente, è difficilissimo fare fuori.
All'istanza il legale ha allegato le lettere ricevute dal suo cliente: "sono sconnesse, dimostrano la sua difficoltà a capire e seguire cosa gli si dice", commenta. Dal carcere, inoltre, si chiede a un neurologo di valutare la possibilità di trovare qualcuno che aiuti il boss nelle attività quotidiane che non sarebbe più in grado di assolvere.
Un quadro grave, dunque, sul quale l'avvocato sentirà i periti che il 30 marzo compariranno davanti alla corte d'assise d'appello per illustrare la loro relazione.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, GdS.it, Corriere del Mezzogiorno]

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16 marzo 2012
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