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DISOCCUPAZIONE RECORD

I preoccupanti dati dell'Istat: "Nel mese di febbraio 2012 la disoccupazione si è attestata al 9,3%. Tra i giovani il 31,9% è senza lavoro"

04 aprile 2012

Sul fronte del lavoro sono arrivati dati preoccupanti dall'Istat. "A febbraio 2012 in Italia gli occupati sono 22.918 mila, in diminuzione dello 0,1% (-29 mila unità) rispetto a gennaio. Il calo riguarda la sola componente femminile. Nel confronto con lo stesso mese dell'anno precedente l'occupazione segna un aumento dello 0,1% (16 mila unità). Il tasso di occupazione si attesta al 56,9%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali nel confronto congiunturale e in aumento 0,1 punti in termini tendenziali".

"Il numero dei disoccupati, pari a 2.354 mila, aumenta dell'1,9% (45 mila unita') rispetto a gennaio. Su base annua il numero di disoccupati aumenta del 16,6% (335 mila unità). L'allargamento dell'area della disoccupazione riguarda sia gli uomini sia le donne. Il tasso di disoccupazione si attesta al 9,3%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto a gennaio e di 1,2 punti su base annua. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è pari al 31,9%, con un aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a gennaio e di 4,1 punti su base annua", prosegue l'Istat. "Nel mese di febbraio la disoccupazione maschile cresce dello 0,3% rispetto al mese precedente e del 16,8% nei dodici mesi. Il numero di donne disoccupate aumenta del 4% rispetto a gennaio e del 16,3% su base annua".
Nel quarto trimestre 2011 il tasso di disoccupazione è pari al 9,6% (+0,9 punti percentuali rispetto a un anno prima). Il tasso di disoccupazione maschile, dopo tre consecutive flessioni, aumenta su base annua di 0,9 punti percentuali, portandosi all'8,7%; quello femminile aumenta di 0,8 punti, posizionandosi al 10,8%. "Nel Nord la crescita tendenziale dell'indicatore (dal 6,2% al 6,7%) è dovuto in misura più ampia alla componente maschile; nel Centro il tasso sale dal 7,9% del quarto trimestre 2010 al 9,2%, a motivo della crescita sia delle donne sia degli uomini. Nel Mezzogiorno l'indicatore risulta pari al 14,9% (era il 13,6% nel quarto trimestre 2010). Il risultato sconta l'incremento del tasso di disoccupazione degli uomini (dall'12,6% al 13,4%) e quello particolarmente significativo delle donne (dal 15,4% all'attuale 17,4%)", continua l'Istituto nazionale di statistica.

Il tasso di disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni raggiunge il 32,6% (era il 29,8% un anno prima). "L'indicatore aumenta per gli uomini in tutte le ripartizioni, in misura più intensa nel Mezzogiorno; con l'esclusione del Nord, il tasso cresce anche per le donne e tocca un massimo del 49,2% per le giovani donne del Mezzogiorno. Nella classe tra i 20 e i 24 anni il tasso di disoccupazione si attesta al 28,7% (era 25,8% nel quarto trimestre 2010)". "Dopo la moderata discesa del precedente trimestre, tra ottobre e dicembre 2011 il numero di inattivi in età compresa tra 15 e 64 anni registra un nuovo più forte calo su base annua (-1,2%, pari a -183.000 unità). La riduzione nel Nord (-1,9%, -105.000 unità) e nel Mezzogiorno (-1,3%, pari a - 87.000 unità) interessa sia gli uomini sia soprattutto le donne. Nel Centro la lieve crescita del numero degli inattivi (+0,3%, pari a 9.000 unità) sintetizza l'incremento della componente maschile e la flessione di quella femminile", aggiunge l'Istat. "Il calo tendenziale del numero degli inattivi deriva dalla nuova robusta riduzione della componente italiana (-237.000 unità) non compensata dall'ulteriore moderato aumento di quella straniera (+54.000 unità). Con riguardo a tale componente, l'inattività interessa giovani impegnati in percorsi di studio e, in misura meno consistente, donne che non hanno cercato un impiego per ragioni familiari", continua la nota.

Il numero dei disoccupati registra un forte aumento su base tendenziale (+11,4%, pari a 249.000 unità), portandosi a 2.429.000 unità. La crescita, che riguarda sia gli uomini sia le donne, interessa l'insieme del territorio nazionale. Sale nuovamente infine l'incidenza della disoccupazione di lunga durata, dal 48,4% del quarto trimestre 2010 al 50,6%.
E in Europa non va molto meglio. La disoccupazione è in lieve aumento a febbraio: secondo Eurostat il tasso è passato al 10,8% nell'eurozona contro il 10,7% del mese precedente, mentre nell'Ue a 27 è salita al 10,2% rispetto al 10,1%. Un anno fa, era rispettivamente del 10 e del 9,5%. Secondo le stime dell'Ufficio statistico dell'Ue, a febbraio i disoccupati nell'Ue erano 24 milioni 550mila, di cui 17 milioni e 134mila nell'area euro: rispetto al mese precedente, sono aumentati rispettivamente di 167mila e di 162mila unità. Su base annuale, rispetto al febbraio del 2011, nell'Ue a 27 ci sono un milione e 874mila disoccupati in più, mentre nell'eurozona sono un milione e 476mila in più.
Tra i Paesi membri, quelli che hanno registrato il più basso tasso di disoccupazione sono stati l'Austria (4,2%), l'Olanda (4,9%), il Lussemburgo (5,2%) e la Germania (5,7%), mentre il tasso più alto è stato rilevato in Spagna (23,6%) e Grecia (21%, il dato è relativo al dicembre 2011). Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile, a febbraio nell'eurozona è stato registrato un tasso del 21,6% contro il 21,5% del mese precedente e nell'Ue a 27 è salita al 22,4% contro il 22,3% di gennaio: a febbraio di un anno fa era rispettivamente del 21 e del 20,5%. Il tasso di disoccupazione più basso fra i giovani sotto i 25 anni è stato registrato in Germania (8,2%), Austria (8,3%) e Olanda (9,4%), mentre quello più alto in Spagna (50,5%) e Grecia (50,4%, con riferimento a dicembre 2011).

La situazione degli "esodati" in Sicilia e i disoccupati del Messinese - Sono più di duemila in Sicilia gli esodati, coloro cioè che tra il 4 e il 31 dicembre del 2011 sono stati coinvolti in accordi collettivi o individuali di esodo incentivato o mobilità. A fare la stima "per difetto", dal momento che non sono facilmente censibili le intese individuali, è la Cgil Sicilia che, con la segretaria generale, Mariella Maggio, definisce la situazione di queste persone "paradossale e disperata", sollecitando "un immediato intervento risolutivo del governo che consenta a questi lavoratori di andare in pensione".
Gli esodi censiti dalla Cgil riguardano a Palermo 122 lavoratori della Resais (provenienti dalla dismissione di vari enti regionali); 640 ex dipendenti Fiat; 71 lavoratori tra Coalma e Ciprogest (industria agroalimentare); 1 della Galbani; 40 lavoratori della Edili cpc. A Enna sono coinvolti 2 operai edili e 150 del settore tessile e chimico. A Catania gli esodati sono 2 della Antares; 4 della Medimpianti; 4 della Nuova sport car; 2 della Zappalà; 1 della Latte Sole; 12 della Algese 2; 15 della Algese 2 Scarl; 13 della Intini source; 25 della Cesame. A Siracusa il problema riguarda 21 lavoratori della Cogema. Ad Agrigento 20 edili. A Ragusa 22 lavoratori di vari settori.
Alcune procedure di esodo, inoltre, sono il risultato di accordi nazionali le cui ricadute in Sicilia riguardano: 200 ex dipendenti Telecom; oltre 200 delle Poste; 10 dell'Enel; oltre 500 Bancari.
Il tutto per un totale di 2.077 persone, alle quali certamente si aggiungono dipendenti del commercio, settore sul quale mancano al momento i dati. "Si tratta di accordi antecedenti alla riforma che vanno rispettati - afferma Maggio - anche perchè riguardano persone in una condizione che non presenta sbocchi di nessun tipo, nè lavorativo, nè nell'ambito degli ammortizzatori sociali".

Per quanto riguarda invece, la situazione occupazionale della provincia di Messina,  il secondo 'studio sull'occupazione' della Cgil messinese ci dice che: su 650 mila persone che abitano in provincia di Messina solo in 193 mila lavorano. E il dato sulla disoccupazione è destinato a scendere ancora.
"Il perdurare della crisi sta modificando profondamente le scelte e le condizioni di vita nella nostra provincia - ha scritto in una nota il sindacato -: in particolare per i giovani fra i 25 e i 34 anni, la situazione è critica. I dati ci dicono che siamo ancora lontani dall'uscita del tunnel della crisi e che la vera emergenza a Messina, come nel resto del Paese, è la creazione di lavoro, non la facilitazione dei licenziamenti prevista dalla riforma dell'art.18". "Nel 2011 - prosegue lo studio - il tasso di occupazione totale in provincia di Messina si è attestato sul 34,6 per cento, quasi 10 punti percentuale sotto la media nazionale che è del 44,35 per cento. Evidente la crisi del lavoro nella fascia di età fra i 25 e i 34 anni che, dal 2007, anno d'inizio della crisi, al 2011 perde 11,15 punti percentuale, fermandosi sotto il 44 per cento, con un gap di 21 punti dalla media italiana. La disoccupazione totale in provincia di Messina, nel 2011, tocca il 12,48 per cento, contro l'8,41 nazionale. Nella fascia 25-34, rispetto al 2010, si registra una flessione, passando dal 22 per cento al 20,3, bilanciata però dai dati sull'inattività".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it]

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04 aprile 2012
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