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Dodici anni in appello per il "re dei supermercati"

L'imprenditore Sebastiano Scuto si difende: "Ma io ho la coscienza a posto"

19 aprile 2013

La prima Corte d'appello di Catania ha condannato a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa il "re dei supermercati" in Sicilia, Sebastiano Scuto. Confermata invece la sentenza di assoluzione per l'ex maresciallo dei carabinieri Orazio Castro, accusato di avere passato informazioni al clan Laudani.
I giudici hanno disposto la confisca di tutti i beni dell'imprenditore. In primo grado era stato condannato a 4 anni e 8 mesi, e alla confisca del 15% dei beni.
La sentenza della Corte d'appello accoglie, sostanzialmente, le richieste del Pg Gaetano Siscaro. L'imprenditore, secondo l'accusa, avrebbe "finanziato in modo continuativo" la famiglia Laudani "in cambio di una duratura protezione" e "riciclato in attività economica legale ingenti proventi delle attività illecite della cosca". Per la Procura generale, Scuto, che ha 72 anni, avrebbe utilizzato amicizie con il clan per espandere il proprio "impero" commerciale nella grande distribuzione.

La Corte d'appello ha ribaltato, in parte, la sentenza di primo grado, emessa il 16 aprile del 2010 dalla seconda sezione penale del Tribunale di Catania, che lo aveva assolto dall'accusa di avere gestito a Palermo centri commerciali in comune con i boss Bernardo Provenzano e i fratelli Lo Piccolo e dissequestrato tutti i beni dell'imprenditore, confiscandone "una quota ideale del 15%". I giudici di secondo grado lo hanno riconosciuto colpevole di collegamenti con la mafia palermitana e disposto la confisca di tutti beni, nella misura in cui era stata decisa dal Gip in sede d'inchiesta.

La difesa di Scuto ha sempre sostenuto che il "re dei supermercati" in Sicilia avrebbe agito da "vittima di estorsioni da parte delle mafia" e che "pagava il clan per evitare ritorsioni personali".
"I miei avvocati non vogliono che io parli di quello che è successo in questo processo. Qualcuno lo sa perché io sono in questo procedimento: per il 'caso Catania' e perché non ho voluto parlare di persone che non conosco. E qualcuno mi voleva obbligare a parlare di persone che non conosco. Non posso più dire altro", ha detto Scuto commentando la sentenza. "Ditemi voi, se c'è qualcosa di cui mi devo vergognare - ha aggiunto il "re dei supermercati" - io non mi vergogno. Io ho la coscienza a posto. Avevo 18 anni quando ho cominciato a subire le angherie della mafia e le ho combattute. Ora non riesco a combattere. Ho detto tutte le mie ragioni, voglio solo una cosa: una prova provata che sono mafioso. Datemela e per me va bene".
"La Cassazione non mi interessa - ha proseguito Scuto - mi aspettavo una cosa molto più onesta, più corretta di quello che è questa sentenza, sicuramente". "Non ho niente da rimproverarmi - ha concluso l'imprenditore - avevo 18 anni quando ho cominciato a combattere la mafia, quando al porto di Catania qualcuno mi ha proibito di fare entrare i miei camion. Allora importavo legumi dalla Siria e dal Marocco e io li ho fatti scaricare a Napoli con la sorveglianza...". [Fonte: Lasiciliaweb.it]

- Condannato per mafia il "re dei supermercati" in Sicilia (Guidasicilia.it, 17/04/10)

- Scuto: "Io, vittima della mafia" di Alfio Sciacca (LiveSicilia.it)       

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19 aprile 2013
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