Domani in Italia le salme dei due militari uccisi in Afghanistan
Il militare di Casteldaccia (PA), Gianfranco Scirè a breve tornerà congedato nel suo paese
E' stata allestita questa mattina a Herat la camera ardente per l'estremo saluto al sergente Massimiliano Ramadù e al primo caporal maggiore Luigi Pascazio, che hanno perso la vita nell'esplosione che ha colpito ieri un blindato 'Lince' italiano sulla strada per Bala Murghab, nell'Ovest dell'Afghanistan (LEGGI). La cerimonia funebre nella base italiana sarà celebrata alle 11.30 locali.
Nel primo pomeriggio i feretri dei due militari della taurinense saranno trasferiti in aeroporto, dove saranno accolti da un picchetto d'onore. Dopo un breve saluto, le salme saranno imbarcate su un aereo che le trasferirà in Italia. L'arrivo a Roma è previsto per domani mattina.
Il caporale Cristina Buonacucina, la soldatessa ferita ieri nell'esplosione, è stata trasferita nell'ospedale americano di Rammstein, in Germania, dove riceverà cure più adeguate. Il trasferimento è stato deciso dai medici dell'ospedale americano di Baghram, in considerazione del fatto che c'era un volo diretto in partenza verso l'ospedale tedesco. La donna aveva subito fratture multiple alle gambe e una sospetta lesione vertebrale. Le sue condizioni sono stabili.
L'altro ferito, il caporalmaggiore Gianfranco Scirè, che ha una gamba fratturata, è stato invece imbarcato su un aereo italiano che arriverà a Ciampino oggi. Il caporalmaggiore sarà poi trasferito all'ospedale militare del Celio.
Ieri alcuni ufficiali dell'Esercito sono andati presso l'abitazione dei famigliari del primo caporal maggiore Scirè, 28 anni, a Casteldaccia, piccolo centro del palermitano. Nell'abitazione è stato inviato dall'Esercito anche uno psicologo per dare un sostegno morale ai genitori del giovane militare. Sostegno morale che i genitori e i fratelli del militare hanno ricevuto dallo stesso Gianfranco che ieri ha potuto telefonare a casa. "Sto bene, ci vediamo presto" sono state le parole pronunciate per telefono, parole che hanno scatenato il pianto liberatorio dei familiari e degli amici.
Al giovane casteldaccese, all'ospedale di Herat, i medici gli hanno ridotto una frattura tibio-tarsica, causata dall'esplosione che ha sorpreso il convoglio di blindati. Solo dopo avere appreso che il caporalmaggiore era fuori pericolo e che le sue condizioni di salute non erano gravi come si era pensato in un primo momento, l'intera comunità di Casteldaccia, dove vive la famiglia del militare, ha tirato un sospiro di sollievo. Il padre di Gianfranco Sciré ha appreso del coinvolgimento del figlio nell'attentato da un carabiniere mentre si trovava in ufficio; l'uomo si è subito recato nella propria abitazione, dove poco dopo sono giunti rappresentanti dell'esercito per dare supporto psicologico alla famiglia. La notizia ha fatto in breve tempo il giro del paese e una piccola folla si è radunata in via Edoardo Raia, davanti al residence dove si trova il palazzo della famiglia Sciré: padre, madre, impiegata alle poste, e due fratelli.
Chi conosce bene Gianfranco lo descrive come un "ragazzo riservato, che ama il suo lavoro, indossa la divisa per passione e senso dello Stato e crede nei valori che rappresenta". Quel senso dello Stato che lo ha portato in territori difficili. Sciré è entrato nell'esercito nel 2001, quando aveva 19 anni. Di stanza a Torino, Sciré è aggregato nel 32/esimo reggimento Genio con incarichi di ricostruzione nelle zone colpite dalla guerra, ma anche di sminamento del territorio. Incarichi delicati, ecco perché il caporalmaggiore viene definito "un militare esperto". Quella attuale in Afghanistan, dove si trovava da un mese, è la terza missione consecutiva all'estero. Il padre è riuscito a parlare col soldato ferito prima di mezzogiorno. "Sto bene", ha assicurato il militare che poi ha parlato anche con la fidanzata e ha scambiato messaggi via sms con i fratelli. Non appena le sue condizioni lo consentiranno, Sciré potrà tornare congedato a Casteldaccia.
[Informazioi tratte da Repubblica.it, Adnkronos/Ing, Ansa]