Don Luigi Ciotti nella casa circondariale di Enna per parlare di usura con i detenuti
Don Luigi Ciotti entra oggi per la prima volta in un carcere per parlare di usura con i detenuti della casa circondariale di Enna che hanno partecipato al Progetto ''Livatino-Grassi: La scuola contro il racket e l'usura'' della 'Fondazione Progetto Legalità in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia'.
Il progetto nato per far riflettere sull'incidenza e sulle conseguenze sociali dei fenomeni del racket e dell'usura nasce in collaborazione con l'assessorato regionale alla Pubblica Istruzione, l'ufficio scolastico regionale del Miur, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria.
Al percorso scolastico - rivolto a tutte le scuole d'Italia di ogni ordine e grado, compresi gli istituti carcerari e le scuole per adulti - hanno sinora partecipato oltre 800 classi di tutta Italia. Obiettivo è stimolare le scuole a parlare di usura e racket con tutte le componenti del territorio: associazioni antiracket e antiusura, di categoria, rappresentanti delle Forze dell'ordine, magistratura, società civile e terzo settore, giornalisti, docenti universitari.
Un evento unico con la partecipazione di Don Luigi Ciotti ad una trasmissione televisiva che sarà registrata dentro la casa circondariale e andrà in onda su EnTv. La presenza di don Ciotti, riconosciuto a livello nazionale per le sue qualità umane e di intermediazione con la parte debole della società, vuole essere un ulteriore motivo di riflessione e rilancio del tema posto dalle scuole carcerarie di Enna.
L'Obiettivo del Progetto Legalità promosso dalla Fondazione presieduta dal magistrato della DDA di Palermo Massimo Russo e partecipata da una folta delegazione di magistrati siciliani che hanno deciso di scommettere sulla scuola e sui luoghi di educazione - come le carceri - che ha visto impegnati i detenuti studenti della scuola carceraria di Enna, è finalizzato non solo a far comprendere le tante facce del fenomeno dell'usura quale reato penale, ma anche a creare i presupposti perché si sviluppi una cultura di consapevolezza del danno che l' ''accettazione'' dell'usura arreca al sistema della convivenza civile. I detenuti, guidati, dagli insegnanti della scuola elementare e media De Amicis, dirigente scolastico Maria Belato, e coadiuvati dagli insegnanti dei corsi professionali Anfe regionale e dal capellano Don Giacomo Zangara, hanno partecipato attraverso elaborati anonimi, questionari intervista e la visione di film sul tema, ad un percorso di riflessione sullo stile di vita corretto che renda l'uomo personalmente responsabile rispetto alle possibili devianze. Un cammino tecnico e finanziario che non ha avuto come obiettivo il risvolto giudiziario piuttosto ha voluto porre l'accento sugli aspetti educativi della gestione di un bilancio familiare e aziendale che eviti il ricorso all’usura.
''Il nostro progetto legalità rivolto ai detenuti ha presentato fin dall'inizio motivi di equivoco e di diffidenza - dice Salvatore Salerno, da anni docente di scuola speciale carceraria e referente del progetto - Non abbiamo mai pensato che l'unico obiettivo fosse quello di criminalizzare l'usuraio, a sua volta spesso usurato da una catena criminale infinita, ma piuttosto sollecitare le istituzioni e le banche a rivedere il modo di erogazione del credito legale e soprattutto fare acquisire ai detenuti una consapevolezza alla difesa rispetto alle insidie della stessa società legale fornendo gli strumenti tecnici per la gestione di una qualsiasi impresa economica che deve prevedere sin dall'avvio un piano economico certo di rientro rispetto all'investimento. Il nostro lavoro è una goccia nel mare che sicuramente sarà colto, anche se silenziosamente, dai tanti detenuti che hanno partecipato al progetto''.
''La presenza di Don Ciotti, sacerdote che si pone a difesa degli emarginati costituisce un'importante testimonianza di come il Vangelo si può incarnare nella storia di ogni giorno - dice Don Giacomo - Sono fiducioso che i nostri fratelli detenuti coglieranno il seme che a suo tempo porterà i suoi germogli''.
Come sottolinea Massimo Russo - presidente della Fondazione Progetto Legalità - ''è stata entusiastica la risposta delle scuole di tutta Italia al progetto, ma è proprio dalle carceri che ci vengono alcune tra le sollecitazioni più interessanti: il lavoro svolto da questi giovani e adulti dimostra come ci sia bisogno di parlare del fenomeno, di non darlo ''per scontato'', di affrontare insieme un percorso che porti verso la collaborazione e la costruzione di una consapevolezza tra ciò che divide la frontiera della legalità e dell'illegalità: il motto del progetto è ''non barattare diritti con favori'': ed è proprio questo che ci auguriamo che abbiano colto gli studenti di Enna che hanno preso parte all’iniziativa, ed è questo la leva che ci dimostra che il progetto deve proseguire e seminare nuovi entusiasmi''. [matmix]
Fonte: ViviEnna.it