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Don Vito e il Cavaliere

Epifania Scardino, moglie di Vito Ciancimino, ha raccontato ai pm palermitani di tre incontri a milano tra il marito e Silvio Berlusconi

12 novembre 2010

Nel 1986 l'ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino e Marcello dell'Utri, all'epoca manager di Publitalia, avrebbero chiesto all'allora direttore generale della Banca Popolare di Palermo, Giovanni Scilabra, un prestito di 20 miliardi di vecchie lire per le aziende di Silvio Berlusconi. A confermarlo ai pm di Palermo che, nei giorni scorsi, l'hanno interrogato per la prima volta, è stato lo stesso Scilabra, ora in pensione. L'ex bancario aveva parlato della visita in un'intervista. Da qui la citazione da parte dei sostituti procuratori Nino Di Matteo e Paolo Guido che indagano sul riciclaggio dell'enorme tesoro illecito di don Vito.
L'incontro sarebbe avvenuto nella sede dell'istituto di credito, allora appena inaugurata, che si trovava vicino al Teatro Massimo. La circostanza riferita ai pm palermitani dall'ex direttore generale della banca popolare di Palermo "è smentita - ha commenta l'avvocato di Dell'Utri Giuseppe Di Peri - da una consulenza nel caso specifico al di sopra di ogni sospetto di parzialità: quella dell'ex funzionario della Banca d'Italia Francesco Giuffrida". Giuffrida, spiega il legale, "già nel processo per concorso in associazione mafiosa al senatore, disse che negli anni 1985-1986 la Fininvest non aveva alcuna necessità di ricorrere al credito bancario". E questo sia perché avrebbe avuto una forte liquidità, sia perché in caso di bisogno avrebbe usato "la raccolta del risparmio". Ma Di Peri fa notare un'altra incongruenza relativa all'incontro: "Massimo Ciancimino - ha detto - ha sempre detto che il padre non frequentava Dell'Utri perché lo riteneva inaffidabile. Una constatazione che mal si concilia col presunto incontro con Scilabra". "Quindi, in buona sostanza - per Di Peri - le dichiarazioni del bancario sono assolutamente distoniche rispetto alle stesse emergenze processuali".

Intanto la Procura di Palermo sta passando al setaccio "la movimentazione" dei libretti al portatore riconducibili all'ex politico corleonese, sequestrati negli anni '80 da Giovanni Falcone.
Gli accertamenti servirebbero a riscontrare le rivelazioni di Massimo Ciancimino e la documentazione da lui consegnata ai magistrati circa presunti investimenti del padre nel complesso edilizio Milano 2, realizzato da Silvio Berlusconi.
Nell'inchiesta è confluito anche l'interrogatorio della vedova di Ciancimino, Epifania Scardino, che ha raccontato ai magistrati di incontri tra il marito e il premier che sarebbero avvenuti a Milano, a partire dal '72.
L'ex sindaco avrebbe riferito al figlio che nella realizzazione di Milano 2 sarebbero stati investiti soldi anche dagli imprenditori mafiosi Buscemi e Bonura. Secondo un'ipotesi investigativa a fare da tramite tra l'allora imprenditore Berlusconi, i costruttori palermitani e l'ex sindaco potrebbe essere stato Marcello Dell'Utri, attualmente senatore del Pdl.

Già condannata nell'ambito del processo per il riciclaggio del tesoro di Don Vito, Epifania Scardino è stata interrogata dai magistrati di Palermo a luglio e a settembre. In quelle occasioni, oltre a fornire una serie di documenti manoscritti del marito sui suoi presunti rapporti con Berlusconi, la vedova avrebbe riferito di due o tre incontri, avvenuti a Milano tra l'ex sindaco e il premier, allora imprenditore nel ramo delle costruzioni. Solo successivamente, stimolata dal figlio Massimo, la donna ha ricordato di avere partecipato a uno di questi incontri in un ristorante vicino via Diaz a Milano. Circostanza di notevole rilevanza che la Scardino non avrebbe riferito ai magistrati - da qui l'esigenza di un nuovo interrogatorio. Oggi, Epifania Scardino ha confermarto ai pm di Palermo Guido e Di Matteo i fatti e ha anche ricordato che i due (Berlusconi e il marito) parlarono di affari. L'interrogatorio è stato secretato.
La vedova di Vito Ciancimino è stata sentita dal pm Sergio De Montis e dall'aggiunto Antonio Ingroia anche sul caso del giornalista Mauro De Mauro, scomparso a Palermo nel '70. La donna dovrebbe riferire sui rapporti di amicizia tra il marito e l'ex procuratore di Palermo Pietro Scaglione ucciso il 5 maggio del 1971. La decisione di sentire la vedova per il "caso De Mauro" è stata presa dopo che il figlio, Massimo Ciancimino, ha consegnato ai pm di Palermo, che per il delitto processano il boss Totò Riina, degli appunti manoscritti del padre in cui si sostiene che l'omicidio del giornalista inaugurò una stagione di delitti in cui Cosa nostra avrebbe agito su input istituzionali. Massimo Ciancimino, poi interrogato dai magistrati, ha anche raccontato di avere saputo che il padre parlò delle sue intuizioni sul caso De Mauro al procuratore Scaglione di cui era amico.
Il figlio dell'ex sindaco deporrà venerdì prossimo al processo de Mauro. Secondo indiscrezioni il boss Totò Riina, in quella sede, potrebbe fare dichiarazioni spontanee.

[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it]

- "I biglietti su Berlusconi sono di don Vito" di Salvo Palazzolo

 

 

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12 novembre 2010
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