Donna, nera, ministro e orgogliosamente italiana
Cecile Kyenge, ministro a testa alta contro gli insulti e l'ignoranza
"In questi ultimi giorni mi hanno fatto sentire colpevole perché sono nera, perché sono donna, perché sono nata all'estero, perché ho studiato e ho rotto il tabù di non rispettare gli stereotipi, colpevole di tante cose. Ma siccome la pensiamo tutti uguale allora devo dire che siamo tutti colpevoli".
La battaglia di Cecile Kyenge non è una battaglia personale. E il ministro per l'Integrazione lo ribadisce ogni volta che può. Come ha fatto a Modena all'inaugurazione della festa del Pd, sfogandosi dopo gli attacchi feroci che le sono stati rivolti, soprattutto dalla Lega. "Non dobbiamo lasciare che questi insulti rimangano impuniti o passino come routine. Modena ha dato una risposta forte e qui ringrazio tutti voi".
"Chi ha voluto non far riconoscere la mia persona come ministro della Repubblica, da qui noi diamo questa risposta: io sono ministro della Repubblica italiana".
Kyenge da ministro ha un obiettivo che è più di un sogno: riconoscere il diritto di cittadinanza agli stranieri nati in Italia. Un traguardo imprescindibile anche per il suo partito, il Pd, per il bene di tutto il Paese. "Non fare riuscire questa riforma non è la sconfitta di Cecile ma una sconfitta nostra, dovremo lavorare insieme".
Il ministro, in un intervista a Paolo Mieli per la trasmissione Rai 'Eco della Storia', ha detto: "Sono fiera dell'Italia, non sono stata costretta a prendere la cittadinanza italiana, l'ho scelta". "Ho detto di essere italo-congolese perché sono venuta qui a studiare'', racconta la Kyenge, "e dopo sei anni mi sono resa conto che stavo perdendo i momenti migliori della mia vita: ero in Italia, ma pensavo ancora di tornare in quella che dicevo fosse casa mia. Ma casa mia era qui. Era questa. Io avevo scelto. Sono entrata nella cultura italiana, ho condiviso moltissime cose: oggi, quando vado in giro, porto con me tutti i valori di questa patria. A testa alta".
Nell'intervista il ministro spiega anche bene il suo pensiero in merito allo ius soli: "In Europa da nessuna parte esiste lo ius soli puro, ovunque si va verso lo ius soli 'temperato'. Lo ius soli 'temperato' è quello che si ottiene dopo alcuni anni di residenza dei genitori ed esiste già in molti Paesi europei, come in Germania e in Olanda". "L'Italia è uno dei pochi Paesi dove non esiste questa possibilità: ecco perché le proposte di legge in parlamento parlano di un progetto immigratorio dei genitori e prevedono una loro integrazione. Attualmente la legge prevede che i ragazzi nati in Italia da genitori di altri Paesi al raggiungimento del 18° anno d'età possano chiedere la cittadinanza. Ma è evidente che se questo processo partisse prima li agevolerebbe nell'integrazione", ha concluso il ministro.