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Dopo l'autobomba spari sui soldati italiani

A Kabul dopo l'esplosione dell'autobomba alcuni talebani armati avrebbero sparato sui militari

19 settembre 2009

Non solo l'autobomba: nell'attentato contro gli ita­liani giovedì mattina sem­bra certo che alcuni talebani armati avrebbero sparato sui militari. Un conflitto a fuoco durato circa tre minuti che confermerebbe l'ipotesi, non confermata ufficialmente, di una "trappola complessa".
E' questo quanto riportano alcuni quotidiani, citando fonti Isaf-Nato coinvolte nelle fasi prelimi­nari dell’inchiesta.
Lo scenario descritto vede la presenza non solo di un'autobomba ma anche di un gruppo di militanti filotalebani arma­ti di mitragliatori e apposta­ti tra alcune montagnole di terra e detriti un centinaio di metri sulla sinistra della carreggiata rispetto alla di­rezione di marcia dei Lin­ce.

"Dopo l'esplosione i militari italiani superstiti sono scesi dal Lince danneggiato e - raccontano alla Folgore - si sono visti bersagliare da colpi di armi leggere". Assordati dalla deflagrazione, stravolti dalla vista del loro mitragliere ucciso dall'onda d'urto, i quattro parà sopravvissuti hanno sparato anch'essi. A quel punto gli aggressori si so­no dileguati. "E' stata una battaglia, durata tre minuti interi, in pieno centro", dicono al contingente italiano.
Gli stessi tale­bani nel loro comunicato di rivendicazione avevano segnalato gli spari da parte degli italiani. E molti dei te­stimoni tra i civili parlano con in­sistenza di "una intensa sparatoria", che avrebbe addirittura impedito per al­cuni minuti di prestare soc­corso ai feriti tra la popola­zione.

"Per Natale a casa 500 uomini, ma le regole di ingaggio non cambiano'' - Ora, niente polemiche, niente discussioni sul ritiro delle nostre truppe a Kabul. "E' il momento del cordoglio, della vicinanza e della solidarietà ai nostri ragazzi che hanno sacrificato la vita per il Paese". Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha parlato così ieri in una breve conferenza stampa a Palazzo Chigi del tragico attentato di Kabul.
"Come ho detto anche nel Cdm - ha spiegato La Russa - ora possiamo discutere di tutto. L'abbiamo fatto anche in Parlamento quando all'unanimità abbiamo votato il rifinanziamento delle missioni all'estero. Però, in queste ore discutere o ipotizzare sull'onda dell'emotività exit strategy o qualsiasi altro tipo di strategia, può essere inteso da alcuni come un momento di debolezza e di vantaggio per il terrorismo. Può portare anche ad un'accresciuta azione di violenza nei confronti dei nostri soldati".
Il ministro ha confermato che "entro Natale rientreranno, come previsto, i 500 uomini in più che abbiamo inviato in Afghanistan per il periodo delle elezioni'' e che "le regole di ingaggio sono adeguate e non cambieranno".
Quanto alle ultime dichiarazioni di Umberto Bossi, La Russa assicura che sul ritiro della nostra missione in Afghanistan "non ci sono opinioni diverse nella maggioranza". "Lo stesso Bossi e tutti i ministri leghisti - ha detto il ministro - hanno tutti confermato che non è mai ipotizzabile da parte italiana, sia il governo sia l'opposizione parlamentare quasi per intero, nessuna decisione unilaterale sul ritiro della missione. Noi facciamo parte di organismi internazionali e solo per questo non ipotizzeremo nulla in forma autonoma".

Domani, domenica 20 settembre, rientreranno in Italia le salme dei sei paracadutisti morti. Nel pomeriggio sarà allestita la camera ardente nell'ospedale militare al Celio mentre i funerali solenni saranno celebrati lunedì alle 11 nella basilica di san Paolo fuori le mura. E lunedì sarà giornata di lutto nazionale.

[Informazioni tratte Adnkronos/Ing]

 

 

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19 settembre 2009
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