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Dopo l'ultimatum del governo afghano a Gino Strada. Tutti vogliono gli ospedali afghani di Emergency

16 maggio 2007

Il ministro della Sanità afghano, Said Mohammad Fatimieh, intervistato dal Corriere della Sera, è stato chiaro: ''Se Gino Strada non riaprirà entro il 25 maggio i suoi 3 ospedali e i 25 tra piccole cliniche, infermerie e pronto soccorso sparsi per l'Afghanistan, allora ci penseremo noi a gestirli o ridistribuirli a chi sa farlo''. ''Non possiamo permetterci di tenere chiusi gli ospedali - ha detto -. Dopo il 25 maggio ogni ritorno di Emergency sarà troppo tardi''.
E lo smembramento di Emergency ''appare in fase avanzata'', scrive l'inviato del Corriere. L'ospedale di Lashkargah dovrebbe essere rilevato dalla Croce Rossa Internazionale, quello nella valle del Panshir è conteso tra le associazioni dell'Aga Khan e un'ong americana, la Cure International. Il centro ospedaliero di Kabul verrebbe gestito dalla sanità nazionale afgana. Quanto ai punti medici avanzati, potrebbero venire affidati alle regioni.

Da parte afgana si rende noto che l'intervento dall'ambasciatore italiano a Kabul Ettore Sequi, e il suo incontro di giovedì scorso con il ministro della Sanità afghano, ha fatto slittare di quattro giorni l'ultimatum che in precedenza era stato fissato al 21 maggio.
D'altra parte, le condizioni di Gino Strada per il ritorno in Afghanistan sono note: il chirurgo chiede la liberazione o almeno un chiarimento sulla posizione giuridica di Rahmatullah Hanefi, il responsabile dell'ospedale di Lashkargah, che ha svolto il ruolo di mediatore con i talebani nei casi Torsello e Mastrogiacomo ed è detenuto nelle carceri speciali dei servizi segreti afgani dal 20 marzo, dietro il sospetto di collusione con gli irriducibili del mullah Omar.
Due settimane fa il presidente afgano Hamid Karzai aveva assicurato al ministro della Difesa Arturo Parisi che ''entro due settimane'' (quindi non oltre il 21 maggio) si sarebbero resi pubblici gli eventuali capi d'accusa e, in quel caso, la data di inizio del processo. La questione verrà con ogni probabilità affrontata anche dal ministro degli Esteri Massimo D'Alema durante la sua prossima visita a Kabul.

Intanto è spuntato un nuovo ''attore'' nella vicenda. ''Su esplicita richiesta, il San Raffaele ha dato disponibilità a prendersi carico della gestione dell'Ospedale gestito da Emergency a Kabul in modo da non interrompere un servizio sanitario essenziale per le popolazioni locali''.
Con un comunicato scritto, la Fondazione San Raffaele del Monte Tabor di Milano, creatura di don Luigi Verzè, prete-manager amico di Silvio Berlusconi come pure di Bettino Craxi, ha confermato la notizia pubblicata ieri dal manifesto.
La Fondazione San Raffaele, nel fine settimana, ha scritto al ministero degli Esteri offrendosi di subentrare. ''Anche solo temporaneamente, sino alla risoluzione delle divergenze tra l'organizzazione e le autorità''. Ma non è un'iniziativa propria, tiene a precisare il portavoce Gabriele Bertipaglia: la Fondazione è stata chiamata in causa da terzi. ''Non stiamo allungando le mani né andando a prendere quello che il manifesto chiama il ''tesoretto'' (le strutture sanitarie di Emergency, ndr), perché di quel tesoretto non abbiamo bisogno. Ma data la richiesta di disponibilità siamo pronti a partire''.

Il San Raffaele però non dice chi è stato a fare questa richiesta. Sicuramente non Emergency, che vorrebbe tornare a gestire da sé gli ospedali. E' stata forse una richiesta del governo italiano, e in particolare del ministero della Difesa? Non è dato saperlo.
Anche se Bertipaglia non dice chi abbia chiesto al San Raffaele di gestire l'ospedale di Kabul, sottolinea però che ci sarebbero due conseguenze positive se il passaggio si concretizzasse: una umanitaria, una politica. ''Il vero problema è farlo funzionare per il bene della gente. E anche per l'immagine nostra, dei nostri soldati: aiuta anche la loro presenza. Agli occhi della povera gente, sapere che c'è un ospedale italiano che ti cura senza prendersi meriti fa vedere diversamente anche la presenza militare''.
E comunque, visto che sono diverse le organizzazioni che si contendono le strutture di Emergency, sulla candidatura del San Raffaele per il momento la Farnesina si esprime con cautela. Dice il viceministro Patrizia Sentinelli: ''Non c'è bisogno di correre. Emergency ha compiuto la sua scelta legandola ad alcune questioni che ad oggi restano aperte. Stiamo lavorando per offrire una risposta a queste domande in modo che Emergency possa tornare a lavorare in Afghanistan''.

- ''Il tesoretto di Kabul'' di Emanuele Giordana (Lettera 22)

[Foto di R. Martinis]

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16 maggio 2007
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