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Dopo la morte di Bin Laden

Allarme terrorismo in tutto il mondo. La Cia: "Al Qaeda cercherà vendetta. Bisogna rimanere vigili e risoluti"

03 maggio 2011

Passata la sorpresa e il conseguente esplosivo entusiasmo per la morte di Osama bin Laden, oggi si passano in rassegna tutti gli interrogativi che un'evento di tale portata pone obbligatoriamente. Interrogativi basici, ad essere sinceri: ma è stato ucciso vermente Osama bin Laden? Ma l'uomo a cui è stato sparato in testa, in un'abitazione fortificata vicino Islamabad, siamo sicuri sia lo "sceicco del terrore"? Perché è stata diffusa una foto rivelatasi clamorosamente falsa e le immagini che l'America dice di possedere non vengono divulgate? Perché quella sepoltura in mare così sollecita?
Ebbene, a queste domande sono state date risposte plausibili, ma che difficilmente convinceranno gli scettici o peggio ancora i "complottisti". Certo, bisogna pure fidarsi. Oppure no. Come dire: ognuno sia libera di "scegliersi il proprio inferno".
Per quanto ci riguarda, l'unica cosa che possiamo fare è quella di passare le informazioni che abbiamo recepito, riflettere con attenzione su quello che può significare l'eliminazione del terrorista più pericoloso di tutta la storia, e su cosa significa un Nobel per la Pace al presidente degli Stati Uniti d'America.

Il blitz, l'uccisione, la sepoltura in mare - Un blitz di 40 minuti condotto nella notte dai Navy Seals americani ha posto fine alla missione jihadista di Osama bin Laden, ucciso, quasi 10 anni dopo l'11 settembre, in una sparatoria insieme a un figlio, due miliziani e una donna, usata come scudo umano. Il suo corpo è stato portato a Kabul, poi sepolto in mare.
L'uomo più ricercato del pianeta non si nascondeva in una oscura caverna afghana, ma in Pakistan - Paese che aveva sempre negato fosse sul suo territorio - in una villa circondata da alte mura ad Abbottabad, a meno di 100 km da Islamabad. La Cia era da mesi sulle sue tracce.
Dopo l'11 settembre Osama bin Laden era diventato un fantasma: gli americani bombardarono per settimane le caverne sui monti afghani di Tora Bora, dove pensavano fosse nascosto, ma lui riuscì a fuggire, se mai c'era stato. Da allora si ritenne che vivesse nelle aspre zone tribali del Pakistan: per quasi dieci anni, fino alla scorsa notte, quando è ricomparso, solo per essere ucciso, in una grande villa circondata da alte mura in un quartiere residenziale di Abbottabad, sede di una importante caserma e di un'accademia militare. Lì viveva con almeno due sue mogli e sette suoi figli e vari collaboratori. Fra questi anche il corriere che ha messo involontariamente la Cia sulle sue tracce, ucciso nel blitz. La grande magione era senza internet e collegamenti telefonici.
Preceduto da almeno cinque riunioni in marzo e aprile, il blitz, ha reso noto il presidente Barack Obama, ha ricevuto il via libera venerdì scorso. La missione, hanno lasciato filtrare fonti del Pentagono, era di uccidere Bin Laden, non di catturarlo. Il raid è stato condotto in 40 minuti quando in Pakistan era da poco passata la mezzanotte, da un commando di 15-20 incursori dei Navy Seals giunti con un paio di elicotteri dall'Afghanistan. Bin Laden ha combattuto ed è stato colpito alla testa. Nella sparatoria sono morti anche un suo figlio, due miliziani e una donna, usata probabilmente come scudo umano. Arrestate due sue mogli, sei figli e altri quattro collaboratori.
Gli americani non hanno fornito per ora immagini del cadavere di Osama, ma il test del dna ne ha confermato l'identità al 99,9%. Il commando Usa è poi tornato in Afghanistan dove è stata eseguita un'autopsia del corpo, successivamente sepolto in mare nel Golfo Persico, dopo una cerimonia religiosa a bordo della portaerei Usa Carl Winson, nel rispetto, hanno detto fonti governative Usa, della tradizione islamica.
Eppure, proprio la sepoltura in mare rischia di scatenare ulteriori tensioni e polemiche. Le autorità americane hanno confermato in serata la notizia della sepoltura: il cadavere del leader di Al Qaeda "è stato trattato secondo la tradizione islamica" hanno detto le autorità militari Usa. La cerimonia è iniziata all'1,10 ora locale della costa Est (le 7,10 ora italiana) ed è stata completata in 50 minuti. "Il corpo è stato lavato e poi avvolto in una tunica bianca. E' stato inserito in un sacco appesantito. Un ufficiale ha letto un passo religioso che è stato tradotto in arabo. Dopo la fine della lettura la salma è stata posta su una asse di legno poggiata sul ciglio della fiancata della nave e quindi ribaltata in mare", lasciando scivolare in acqua il corpo senza vita di Osama.

La sepoltura in mare sarebbe dovuta al fatto che nessun paese arabo avrebbe dato la disponibilità a "ospitare" il corpo di Bin Laden. L'Arabia Saudita, dove vive la famiglia allargata del leader di Al Qaeda, ha esplicitamente rifiutato la sepoltura nel suo territorio perché il luogo sarebbe potuto diventare un santuario per tutti i seguaci dell'Islam radicale nel regno wahabita. Simile preoccupazione in Pakistan, dove il governo, tra l'altro, è in forte imbarazzo dopo la conferma che il "principe del terrore" viveva a due passi da Islamabad.
Le reazioni negli ambienti religiosi islamici sono tutte per ora orientate a considerare la sepoltura in mare "non in linea con le regole previste dai riti dell' Islam". Il corpo di Osama Bin Laden deve essere sepolto nella terra e gettarlo in mare rappresenta un "peccato", ha affermato Mahmoud Ashour, dell'Accademia delle ricerche islamiche di Al Azhar, il più prestigioso centro di sapere sunnita. "Per la legge islamica - ha spiegato - è consentito seppellire un morto in mare solo se si trova su una barca lontano dalla costa e non ci sono possibilità di arrivare sulla terra ferma per una sepoltura normale". L'esponente di Al Azhar ha invitato gli americani a "rispettare la Sharia in questo momento così particolare. Ci rendiamo conto che gli americani possano temere che la tomba di Bin Laden diventi meta di pellegrinaggio, ma riteniamo che ormai tutti siano a conoscenza del fatto che le sue azioni fossero sbagliate". Secondo il religioso "anche se qualcuno lo considera un mujahid, per la maggioranza dei musulmani era un uomo ingiusto e non gode di grossa popolarità tra gli arabi". L'esponente di al-Azhar sostiene inoltre che "la sua morte era attesa da tempo anche se è arrivata in ritardo".


Manifestazioni pro Bin Laden a Quetta (Pakistan)

Il dopo Bin Laden - Reazioni positive e congratulazioni all'America sono giunte da tutto il mondo, ma sono stati tanti gli avvertimenti che la morte di Bin Laden non pone fine alla minaccia del terrorismo, anzi nuove azioni potrebbero essere condotte per vendicarne l'uccisione. Lo denuncia l'Interpol, e vari governi europei e mediorientali mettono in guardia. Massima allerta anche per gli italiani in Afghanistan, mentre gli Usa allertano le loro ambasciate nel mondo e le polizie delle principali città degli Stati Uniti.
Già i talebani pachistani hanno giurato vendetta per la morte di Osama bin Laden e minacciano di "attaccare gli obiettivi americani e il governo di Islamabad". "Noi non possiamo confermare il martirio di Osama bin Laden, quando le nostre fonti ce lo confermeranno saremo in grado di dire qualche cosa", ha detto il portavoce del Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp), Ehsanullah Ehsan, contattato telefonicamente. "Se ha conosciuto il martirio, noi vendicheremo la sua morte e lanceremo attacchi contro i governi americano e pachistano, e le loro forze di sicurezza, perchè sono nemici dell'Islam". Il Ttp ha stretto un'alleanza con al Qaida nel 2007, sancita da Osama bin Laden in persona.
Ad avvertire che adesso il rischio di rappresaglie è molto alto, il capo della Cia in persona, Leon Panetta: "Al Qaeda quasi sicuramente cercherà di vendicare l'uccisione di Bin Laden". Per questo, aggiunge, "dobbiamo rimanere vigili e risoluti", annunciando così la prima conseguenza pratica dopo l'annuncio a sorpresa dell'uccisione del ricercato numero uno negli Usa: aumentano ovunque i controlli di sicurezza ed è allarme in tutto il mondo.
Chiare anche le parole del ministro Roberto Maroni: l'eliminazione di Bin Laden è "una buona notizia" ma il governo non "abbasserà la guardia" perché "l'interpol ha detto che sale il rischio terrorismo", dice il ministro dell'Interno, annunciando che "ci può essere una reazione immediata" da parte dei terroristi.
L'Interpol, l'organizzazione per la cooperazione delle polizie internazionali, ha chiesto "un'accresciuta vigilanza" a tutti i paesi membri, confermando che il rischio terrorismo è massimo. E le prime misure sono già scattate, a partire proprio dal Pakistan, dove è stato ucciso Bin Laden: scuole e istituti cristiani sono stati chiusi, le chiese vengono presidiate e i quartieri cristiani sono sorvegliati con massime misure di sicurezza, nel timore di rappresaglie immediate. Sono state le stesse autorità civili a disporre tali misure di sicurezza a Islamabad, Lahore, Karachi, Multan e in altri centri urbani, in quanto si temono attacchi e reazioni violente contro obiettivi cristiani da parte dei gruppi talebani. I cristiani possono essere un bersaglio in quanto identificati, nella propaganda e nella lotta ideologica talebana, con gli occidentali e con gli americani, responsabili della morte del loro leader.

I primi ad aspettarsi una violenta reazione da parte di Al Qaeda sono gli Stati Uniti: ambasciate, basi militari, rappresentanze americane, aziende e interessi usa di ogni tipo sono considerati fra i possibili prossimi obiettivi del terrorismo internazionale e Washington ha fatto scattare lo stato d'allerta.
Nella notte, proprio in coincidenza con l'annuncio di Barack Obama, è stato lanciato l'ordine di "bravo force protection", con misure di sicurezza al massimo livello. Il dipartimento di Stato, ha riferito il New York Times, ha già diffuso pure un 'travel alert', per mettere in guardia tutti i cittadini americani in viaggio per il mondo. D'altra parte è stato lo stesso Obama ad avvertire: "Non ci sono dubbi sul fatto che Al Qaeda continuerà ad attaccarci. Dobbiamo rimanere vigili, e lo saremo, negli Stati Uniti e all'estero". E gli analisti dell'intelligence avvertono che diversi possono essere i gruppi in grado di agire e le modalità di attacco.
Anche in Francia e Gran Bretagna l'allarme è aumentato. A Londra è previsto un rafforzamento di tutte le misure di sicurezza nelle prossime settimane, ha informato il premier David Cameron. "E' una sconfitta storica per la piaga del terrorismo, ma non significa la fine di Al Qaeda", ha detto il primo ministro, aggiungendo che "la lotta contro i criminali deve continuare senza tregua e unire tutti i paesi che sono vittima di questi crimini".
In Francia "il rischio terrorismo resta elevato", ha detto il ministro dell'Interno, Claude Guéant, durante una visita alla sede della polizia scientifica a Ecully, nei pressi di Lione. "Il piano Vigipirate viene aggiornato in funzione delle notizie", ha spiegato il ministro, riferendosi alla serie di misure di sicurezza istituite dopo gli attentati di matrice estremista algerina degli anni 1990 in Francia, che prevede la collaborazione tra l'esercito e la polizia sui siti sensibili.
Vigilanza alta anche nelle rappresentanze diplomatiche italiane, informa il ministro Frattini. Le nostre autorità di intelligence stanno mantenendo "la vigilanza molto alta" e "lo stesso facciamo sulla rete delle nostre ambasciate", ma questo "non vuole dire che si debbano creare allarmismi", ha detto il titolare della Farnesina.

Adesso è caccia al braccio destro Al Zawahiri - Sarà il braccio destro di Osama bin Laden, Ayman al Zawahiri, a prendere il comando di Al Qaida dopo la sua uccisione: ne è certo l'ex capo dei servizi pachistani di intelligence (Isi), il generale a riposo Hamid Gul. Considerato il vero cervello del movimento, Al Zawahiri è un medico di professione che incontrò Bin Laden in Pakistan o Afghanistan ai tempi della resistenza contro l'invasione sovietica in quest'ultimo paese. Nessuno sa dove attualmente si trovi il terrorista egiziano, e l'Fbi ha posto sulla sua testa una taglia di 25 milioni di dollari. In una intervista ad una tv privata, Gul ha anche manifestato il timore che "ora potrà esservi una reazione violenta delle fazioni di Al Qaida in Europa, Africa e Medio Oriente, dato che esistono filiali molto pericolose del movimento in Yemen, Tunisia e Libia". L'ex responsabile dei servizi segreti militari ha detto che "con questo colpo Barack Obama può avviare la sua campagna elettorale argomentando di avere risolto il principale problema che aveva portato le truppe americane in Afghanistan. Per il Pakistan - ha concluso - giungono invece momenti molto difficili perchè gli Usa cercheranno di destabilizzarlo per prendere il controllo del suo arsenale nucleare".
Oltre al cofondatore di Al Qaeda esistono altri possibili "delfini" di Osama bin Laden che potrebbero essere scelti per la successione.
Saif Al-Adel: egiziano, 50 anni circa, anche lui ex membro Jihad islamica egiziana, sarebbe il capo del ramo militare di Al Qaeda. Ricercato per gli attentati contro le ambasciate Usa di Nairobi e Dar es Salaam nel 1998. Su di lui una taglia di 5 milioni di dollari.
Anwar Al-Aulaqi: statunitense d'origine yemenita, 39 anni, imam e predicatore radicale, non è ritenuto organico ad Al Qaeda, con la quale avrebbe però legami per via della sua intensa opera di predicazione e reclutamento via internet e la sua influenza. Si ritiene sia nascosto all'interno della sua tribù nello Yemen.
FasulL Abdullah Mohammed: originario delle Comore, 40 anni circa, si ritiene diriga Al Qaeda nell'Africa orientale, sia l'interfaccia con gli Al Shabaab somali e sia coinvolto negli attentati di Nairobi e Dar es Salaam.
Adam Yahiye Gadahn: 32 anni, statunitense convertito all' Islam, reclutatore e predicatore su internet in arabo e inglese. Ricercato dagli Usa per "tradimento" e per "atti terroristici". Taglia di un milione di dollari.
Suleiman Abu Ghaith: 46 anni, imam del Kuwait, bandito dalla predicazione per il suo radicalismo, si unì a Bin Laden nel 2000, divenendone uno dei principali portavoce.
Fahd Mohammed Ahmed Al-Quso: 37 anni, yemenita, ritenuto uno degli organizzatori dell'attentato contro la nave Uss Cole ad Aden nel 2000. E' stato in carcere nello Yemen dal 2002 al 2007 e ora sarebbe in Al Qaeda nella Penisola araba (Aqpa).
Abdullah Ahmed Abdullah: 50 anni, egiziano, ritenuto braccio destro di Abdullah Mohammed in Africa orientale. Nelle lista originale dei 22 più ricercati per terrorismo dell'Fbi. La taglia è di 5 milioni di dollari.
Anas Al-Liby: libico, 47 anni, vero nome Nazih Abdul-Hamed Nabih al-Ruqai, ex rifugiato in Gran Bretagna, anch'egli ricercato per gli attentati in Kenya e Tanzania del 1998.
Ali Said Ben Ali El-Hoorie: saudita, 46 anni, accusato di aver partecipato agli attentati di Dahran del 1996 (19 militari Usa morti). Cinque milioni di dollari la taglia.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Repubblica.it, Corriere.it]

- Così i Navy Seals hanno ucciso Osama di Daniele Mastrogiacomo

 

 

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03 maggio 2011
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